Succede poche volte. Per i verbali di Salvatore Castorina, il pentito che ha portato un colpo di scena proprio in zona cesarini nel processo Camaleonte contro il clan Cappello-Bonaccorsi, è stato necessario aprire parentesi per tradurre le dichiarazioni in dialetto strettissimo. Ma in queste dichiarazioni – pubblicate in esclusiva sul Mensile S – ci sono rivelazioni che potrebbero creare non poche tensioni tra clan. Al centro la figura criminale di Mario Strano, che sfruttando le sue conoscenze mafiose sarebbe riuscito a creare un gruppo autonomo ma collegato ai Cappello.
Il profilo del pentito
Ma chi è Salvatore Castorina? Alle pm Antonella Barrera e Tiziana Laudani spiega che “dal 2015” ha “lavorato” per la famiglia di “Mario Strano, Luigi Scuderi (genero del boss) e Salvatore Culletta (cognato della moglie di Strano, ndr)”. L’aggancio per entrare nella Corte del mafioso di Monte Po è Scuderi (“ci conosciamo da bambini”).
La scarcerazione di Strano
Tutto comincia quando Mario Strano esce dal carcere: “Se non faccio errori nel 2015”. E qui, secondo quanto racconta Castorina, il boss entra “in contatto con Andrea Nizza, perché hanno avuto discussioni che poi hanno chiarito nel carcere di Bicocca. Perché Concetta Strano ha avuto una relazione con Andrea Nizza e hanno chiarito questa cosa”.
Il prestito al boss
Un chiarimento così ben riuscito che quando Strano è a piede libero “Andrea Nizza – che già si era fatto un impero fuori – gli presta 100 mila euro”.