Mafia, le rivelazioni dei pentiti: i segreti dei Laudani

Mafia, le rivelazioni dei pentiti: i segreti dei Laudani

Il blitz Terra Bruciata tratteggia un quadro a tinte fosche nei rapporti tra i clan.
L'OPERAZIONE DEI CARABINIERI
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RANDAZZO. Con il gruppo catanese dei “Mussi i ficurinia”, i Sangani sono legati a doppio filo. Un legame mafioso che va avanti da decenni: secondo i pentiti e secondo la Direzione distrettuale antimafia di Catania, a Randazzo la cosca detta praticamente legge, forte del legame con uno dei clan più forti della galassia dei Santapaola, ovvero i Laudani. L’accusa di aver organizzato e capeggiato il clan è contestata a tre persone: Salvatore e Francesco Sangani e Samuele Portale.

Articolazione, o “costola”, in terra randazzese, dei Laudani, il clan Sangani esisterebbe già dal periodo antecedente gli anni ’90, tant’è che il primo pentito a parlarne è la moglie di un vecchio boss, la quale già nel 1999 parla dell’esistenza del gruppo Sangani e Ragaglia. I catanesi avrebbero anche rifornito di armi il gruppo, nel periodo in cui a comandare era tale “u prufissuri”. Tre inchieste delle forze dell’ordine, nel 1994, nel 1999 e nel 2001, le cosiddette operazioni Icaro, Spiderman e Trinacium, decapitarono questi clan già in passato.

Le dichiarazioni del pentito Porto: “Con loro mai avuto rapporti, mi rivolgevo direttamente ai vertici”.

Molto più attuali le rivelazioni del pentito Carmelo Porto, già capo del clan dei Cintorino a partire dagli anni ’90, che ha cominciato a parlare nel giugno del 2019 e “le cui dichiarazioni”, secondo l’ordinanza che ha portato in carcere i capi del clan di Randazzo, “presentano un elevato grado di attendibilità in ragione della sua posizione di vertice nel sodalizio mafioso assunto a seguito della stato detentivo del fondatore del gruppo Cintorino Antonino”. Porto ha dichiarato: “Ho sentito parlare dei Sangani come famiglia mafiosa presente nelle zone di Randazzo come referente dei Laudani. Con loro tuttavia non ho mai avuto rapporti perché, come già detto, mi rivolgevo direttamente ai vertici di Piedimonte Etneo i quali erano in posizione di supremazia rispetto a tutte le locali articolazioni. Voglio precisare che essendo io apicale mi rivolgevo solo ai reggenti e non avevo rapporti con i ragazzi”. E ancora: “A Randazzo opera il gruppo dei Ragaglia, che hanno come referente la famiglia mafiosa Laudani ed altro gruppo. Entrambi i gruppi sono molto attivi sul territorio in materia di estorsioni (su appalti, lavori pubblici ed attività commerciali) e droga, sia su Randazzo che nei comuni circostanti”.

L’accusa: i Sangani un’organizzazione “gerarchica”

Secondo la Dda, il clan Sangani sarebbe un’organizzazione presente e forte, i cui capi sarebbero rappresentanti in città del clan Laudani. Qui il gruppo utilizzerebbe il metodo mafioso per commettere “una serie indeterminata di delitti contro la persona e il patrimonio (tentati omicidi, estorsioni, minacce, danneggiamenti), nonché di reati in materia di armi, perpetrati al fine di mantenere i rapporti di forza nel territorio, di controllare le attività economiche e politiche locali, di assicurare il sostentamento economico degli affiliati detenuti, di condizionare il libero esercizio del voto in occasione di consultazioni elettorali, per la realizzazione di profitti o vantaggi ingiusti, per sé e per altri”.


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