Catania, la ditta del clan e il manoscritto del pentito- Live Sicilia

La strategia del clan: la ditta e il manoscritto del pentito

Gli affari imprenditoriali dei Pillera e i trucchi per distrarre i fondi.
L'INCHIESTA DELLA FINANZA
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Un manoscritto del pentito Salvatore Messina. Comincia da qui l’indagine della Guardia di Finanza sul fallimento della Tc Impianti all’ombra del clan Pillera, che giovedì scorso (ma la notizia è stata resa solo sabato) ha portato agli arresti domiciliari Francesco Marino, Giovanni Consolo e Massimo Scaglione. Gli ultimi due sono imparentati con il capomafia Turi Pillera ‘cachiti:  il primo è il nipote della sorella del boss Agata (e non il cognato, ndr), mentre Scaglione è il genero della sorella (è sposato con la figlia). La compagine societaria si componeva anche del figlio di Giovanni Consolo e Agata Pillera (Giuseppe, ndr), ma non risulta indagato nelle carte dell’ordinanza firmata dalla gip Giuseppina Montuori.

Le fiamme gialle sono riuscite a documentare (e riscontrare) distrazioni di fondi (a fronte di un passivo di 800 mila euro per debiti all’erario) che configurano il reato di bancarotta fraudolenta con l’aggravante mafiosa. Per il magistrati sarebbe un modus operandi ben consolidato quello rilevato dall’inchiesta coordinata dalla procura etnea. “La strategia del clan Pillera sarebbe stato quello di mantenere il controllo di un’importante attività economica mediante società pressoché identiche a susseguirsi in modo da sfuggire all’adempimento dei debiti, essenzialmente tributari”, si legge nelle carte giudiziarie. E ci sarebbe un precedente: “Il fallimento della società e la prosecuzione della stessa attività sia uno schema consolidato nella famiglia Pillera, come nel caso della Do.si.An (al centro di un’operazione della Finanza di Acireale nell’estate di due anni fa, ndr) di cui la Catania Impianti è la prosecuzione”, scrivono ancora gli inquirenti. 

La Tc impianti, specializzata in impianti di telefonia, si sarebbe tramutata nella Easytel. A quest’ultima infatti è stato ceduto un ramo d’azienda . Per gli investigatori “la società appare la continuazione della Tc Impianti anche per i nomi dei soci: Giovanni Consolo, figlio di Giuseppe Consolo nonché nipote di Agata Pillera, e Antonella Consolo figlia di Agata Pillera, sorella di Turi Pillera. 

L’input investigativo è un foglio con alcune parole scritte a penna. Un dispaccio, consegnato ai magistrati nel 2018, in cui si legge: “Tc Impianti, intestata a Giuseppe Consolo, Massimo Scaglione e Francesco Marino, TC vuol dire Turi Cachiti”. Insomma il nome della ditta sarebbe stata una sorta di firma del capomafia al 41bis ormai da decenni. Il capomafia era rimasto nel limbo giudiziario per diverso tempo, poi si è pentito Turi Messina (nipote acquisito del boss per aver sposato la figlia di una delle sorelle) ed è arrivato l’arresto di Massimo Scaglione per essere l’esattore del pizzo alla ditta dei rifiuti Leonardi (oggi sotto amministrazione giudiziaria). Il socio della Tc ha avuto una condanna definitiva per l’estorsione, accusa da cui si sta difendendo anche Turi Cachiti.

Nel 2020 Turi Messina è riascoltato dai magistrati sulle rivelazioni dei quel manoscritto. I soldi per creare imprese proverrebbero dall’usura. “Quando ancora ero detenuto fu costituita un’altra ditta, mi pare si chiamasse RT. Furono costituite anche la GS impianti, la Catania Impianti e nel 2008-2009 anche al TC Impianti, dove TC sta per Turi Cachiti”… i fondi che entravano in queste ditte provenivano anche dall’attività di usura compiuta da Rosa Pillera (suocera del pentito, ndr)”. 

Le dichiarazioni del collaboratore, ultimamente, sono finite anche nel blitz Consolazione che ha decapitato gli affari del clan Pillera-Puntina. Messina sembra conoscere bene ‘gli affari’ criminali e ‘imprenditoriali’ della cosca. Nella sua abitazione infatti si sarebbero tenute le riunioni operative della famiglia mafiosa, a cui avrebbero partecipato i vertici tra cui Turi Pillera, Antonio “figgiu pesso” ovvero Strano Stellario, e Corrado Favara. 


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