Catania, no alla revisione del processo per l’imprenditore che uccise suo figlio

Catania, no alla revisione del processo per l’imprenditore che uccise suo figlio

Le parole dell'altro figlio: "Giusto così"
CORTE D'APPELLO
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CATANIA – I giudici della Corte d’appello di Catania hanno detto no alla richiesta di revisione del processo. Non sarà messa in dubbio la condanna con cui Stefano Di Francesco, imprenditore 73enne di Riesi, in provincia di Caltanissetta, ha preso l’ergastolo in via definitiva per l’omicidio di suo figlio. Piero Di Francesco fu ucciso il 9 gennaio 2012. Il giovane aveva 32 anni. Il legale dell’assassino, l’avvocato Vincenzo Vitello, chiedeva di riaprire il processo. Ora potrebbe fare ricorso in Cassazione.

Le parole di Eugenio Di Francesco

Secondo l’altro figlio dell’anziano, Eugenio Di Francesco, giovane imprenditore originario di Riesi, che oggi è vice presidente regionale di Rete per la legalità Sicilia, è giusto così. “Questa sentenza – afferma – aver detto di no all’istanza di revisione del processo, è il giusto riconoscimento per il brillante lavoro svolto dal Tribunale di Caltanissetta. Tribunale che ha cristallizzato, con le tre fasi di giudizio, ciò che è avvenuto”.

“L’omicida di mio fratello”

“A quasi dodici anni da quel 9 gennaio posso dire di aver sempre avuto piena e massima fiducia nei valori della giustizia e della verità. E nel lavoro svolto non solo dagli organi inquirenti ma dalla magistratura tutta – prosegue Eugenio Di Francesco – che ha condannato in tutte e tre le sedi di giustizia all’ergastolo l’omicida di mio fratello”.

Pena esemplare

Il giovane vive sotto scorta da circa un anno, dopo essersi esposto in prima persona. Lo ha fatto nella sua zona del Nisseno, ma anche in centri tradizionalmente caldi come Canicattì e Licata. “Di fronte alla verità umana e giuridica – conclude – non posso che avere rispetto in quello che lo Stato oggi ha deciso. È fondamentale che chi uccide, chiunque esso sia, venga condannato a pene esemplari perché nessuno ha il diritto di togliere o sopprimere la dignità e la vita altrui”.


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