CATANIA – “Lorenzo vive! Pd = Assassini”. Tutto in rosso e firmato falce e martello. Le pareti esterne della segreteria provinciale del Partito democratico sono la lavagna utilizzata per scaricare la rabbia e il risentimento per la tragica dipartita di Lorenzo Parelli, studente di Udine rimasto ucciso in fabbrica durante l’ultimo turno di alternanza scuola-lavoro. Una tragedia. Che evidentemente, da sinistra, imputano alla Buona scuola di Matteo Renzi. Da allora però l’ex premier non è più tra i dem. Ma non importa. Quel muro imbrattato e la targa divelta segnalano il peso di un nuovo antagonismo da tenere sotto osservazione. Ed appunto a questo a cui la Digos sta lavorando in queste ore.
C’è preoccupazione tra i vertici del Pd Catanese. Il segretario Angelo Villari ha già sporto denuncia. Sul piano politico, il segretario dei Giovani democratici, Bruno Guzzardi, respinge nel merito l’accusa lanciata da chi si è trincerato dietro il simbolo della tradizione comunista. E lo fa entrando nel merito della vicenda di Udine: “Più delle scritte, più degli attacchi, più delle denunce contro ignoti, più di tutto – fa sapere – rimane il vuoto lasciato da questa giovane vita spezzata e la forte necessità di intervenire immediatamente a correzione delle storture che il sistema scolastico propina agli studenti, tutelando così il futuro della nostra nazione: i nostri ragazzi”.
Continua Guzzardi: “È necessario intervenire perché l’alternanza scuola-lavoro non si presenti più come mero strumento di sfruttamento dei più giovani o finanche causa di morte ma che sia momento formativo di futuri lavoratori consapevoli e coscienti dei propri diritti e doveri, così come è necessario mettere subito in sicurezza le scuole, che a Catania e non solo crollano letteralmente”.
Le scritte fuori la federazione del Pd catanese vanno messe in relazione con vicende analoghe che hanno colpito, di recente, altri luoghi di aggregazione dell’area progressista siciliana. Episodi probabilmente non in collegamento tra loro, ma emblematici di un clima problematico. Nei scorsi giorni, è stata presa di mira la segreteria di Claudio Fava, presidente della commissione regionale Antimafia. Andando fuori la provincia etnea, un’altra sede dem è stata oggetto di una censura spray. Quella di Scicli, nel Ragusano.