26 Ottobre 2022, 06:01
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CATANIA – Non era stato un tentativo di concussione, ma qualche parola fuori posto. Almeno secondo la procura di Catania, che ha chiesto l’assoluzione (perché il fatto non sussiste) nel processo a carico dell’ex assessore al Bilancio Giuseppe Girlando. Quest’ultimo, titolare della delega più delicata negli anni del pre-dissesto e della giunta guidata da Enzo Bianco, era accusato di avere rallentato una transazione economica per la ditta Simei, una società adesso fallita che si occupava dell’illuminazione nel municipio insieme a Enel Sole. La richiesta di rinvio a giudizio per l’ex assessore è arrivata nel 2016, quando il politico aveva già lasciato il governo del capoluogo etneo.
Alla base dell’accusa c’era la registrazione che Gianluca Chirieleison, imprenditore e direttore della Simei, aveva presentato alle forze dell’ordine. Chirieleison, ricevuto da Girlando a Palazzo dei Chierici, aveva chiesto notizie a proposito di un credito di circa quattro milioni di euro vantato dalla sua azienda. I soldi venivano da un appalto per la manutenzione dell’illuminazione pubblica, che Simei si era aggiudicata in associazione, tra le altre, con Enel sole. A un certo punto, la società si trova ad anticipare dei soldi al posto del municipio, visto lo stato disastroso delle casse comunali in epoca antecedente al dissesto economico-finanziario. Quattro milioni di euro, che sarebbero dovuti tornare indietro in più tranche a seguito di un accordo transattivo con il Comune.
È in questa fase che è avvenuto l’incontro negli uffici dell’assessorato allora retto da Girlando. L’assessore, forte del suo ruolo, secondo l’accusa avrebbe chiesto a Chirieleison di intercedere con Manlio Messina. Il neodeputato di Fratelli d’Italia ed ex assessore regionale al Turismo, tra il 2013 e il 2018 è stato uno dei più accaniti oppositori della giunta Bianco in Consiglio comunale. Ai tempi, Girlando avrebbe domandato all’imprenditore di Simei di parlare con l’amico politico affinché non ostacolasse l’approvazione, in aula consiliare, di una delibera legata alla Sostare. In caso contrario, si lasciava intendere, l’iter per la transazione economica con Simei non si sarebbe sbloccato. Attorno a questo nucleo ruota l’accusa della procura di Catania che chiede e ottiene per Girlando, nel frattempo dimessosi, il rinvio a giudizio.
Adesso, anni dopo, è la stessa procura a fare un’inversione di marcia. Durante la sua requisitoria in aula, il pubblico ministero Fabio Regolo chiede l’assoluzione dell’ex assessore e avvocato perché il fatto non sussiste. Per il magistrato, l’assessore sarebbe stato “inopportuno” nelle parole, ma non avrebbe mai fatto nulla per ostacolare concretamente il corretto andamento della transazione con Simei. Girlando, cioè, avrebbe fatto la voce grossa ma nulla di più, senza interferire con gli uffici e senza tentare di bloccare l’accordo con la società oggi fallita. Se la transazione non è poi andata a buon fine, sarebbe stato invece per via della mancata accettazione tempestiva dell’accordo da parte di Enel Sole, in associazione con Simei.
“Proprio Enel sole prima non si presentò all’incontro per la sottoscrizione della transazione e poi, a distanza di tempo, chiese sostanziali modifiche che di fatto riavviarono tutta la procedura”, diceva Girlando in una dichiarazione scritta, all’indomani della diffusione della notizia dell’inchiesta a suo carico. “Pertanto, contrariamente a quanto sostenuto dalla Simei, – continuava – la mancata sottoscrizione dell’accordo transattivo non è in alcun modo addebitabile al Comune di Catania ma al rifiuto della capogruppo Enel sole”.
La prossima udienza, nelle aule di piazza Verga, è fissata per il 21 febbraio. In quella data parleranno i legali dell’imputato e delle parti civili. A quest’ultimo gruppo appartengono, oltre a Chirieleison, la fallita Simei e il Comune di Catania. Il municipio è anche citato nella veste di responsabile civile.
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26 Ottobre 2022, 06:01