CATANIA – La città ricorda Giovanni Falcone. E’ passato un quarto di secolo dall’attentato mafioso che ha spezzato la vita del magistrato palermitano, di sua moglie Francesca Morvillo e degli uomini della scorta. La strage di Capaci, venticinque anni dopo, rimane una ferita aperta nelle coscienze dei siciliani. Impossibile non ricordare e non interrogarsi su quello che è stato e quello che è ancora il panorama mafioso.
Nel solco del ricordo di Giovanni Falcone, i magistrati etnei dell’Anm si sono dati appuntamento per commemorare il padre della lotta alla mafia e ricordare la strada che tracciato. “Catania Ricorda” è il nome scelto per l’iniziativa alla quale hanno preso parte il segretario dell’Anm etnea Rosario Cordio, il Presidente della Corte d’Appello di Catania, Giuseppe il magistrato Mario Amato, la magistrata ed europarlamentare Caterina Chinnici e il giornalista Antonio Roccuzzo. Ricordi professionali e ricordi personali hanno scandito i momenti salienti dell’incontro che si è concluso con l’esibizione, sul palco allestito davanti al Tribunale, dei ragazzi del Liceo Musicale Musco di Catania, Francesca Prestia e Archinuè. Il concerto è stato organizzato con la collaborazione di Città Insieme e Nuova Acropoli.
Protagoniste le nuove generazione che costituiscono il terreno fertile in cui seminare gli insegnamenti di Falcone. “Io credo di essere stata in qualche modo fortunata perché ho avuto dei modelli d’impegno che sono diventati dei modelli di vita: Rocco Chinnici, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino mi hanno guidata nelle scelte che ho fatto successivamente”, spiega Caterina Chinnici. “Per questo, io credo che oggi sia necessario continuare a lavorare in questa direzione, rivolgendosi soprattutto ai giovani, giornate come questa sono importanti, non è soltanto una commemorazione, ma un modo per trasmettere il valore di quell’impegno e di quel sacrificio per orientarli nelle loro scelte di vita”, argomenta la magistrata.
Nel frattempo però il fenomeno mafioso si è trasformato e, a tratti, sembra più difficile riconoscerlo nella zona grigia del mondo della finanza e della politica. Una direzione già intuita ai tempi del pool. “La scelta di orientare le indagini nel settore finanziario era espressione di un cambiamento che già c’era – spiega la figlia del giudice Chinnici- oggi la mafia è meno evidente, proprio perché si è infiltrata dove ci sono grossi interessi economici”. “Oggi disponiamo di due strumenti: una legislazione più specifica ed efficace anche per contrastare questo tipo di mafia, un’esperienza investigativa significativa e poi serve un cambiamento culturale”. “Quando ci rivolgiamo ai ragazzi, però, dobbiamo essere dei modelli credibili”, puntualizza l’europarlamentare.
“A noi magistrati – spiega Cordio- rimane un’eredità importantissima, quella del metodo nuovo nelle indagini di mafia che ha fatto strada e del lavoro in pool, merito di Rocco Chinnici e Antonino Caponnetto che Falcone e Borsellino hanno applicato costantemente”. “A questo vorrei aggiungere la capacità di tenere la schiena dritta anche di fronte ai possibili condizionamenti della politica e di andare avanti per la propria strada anche a costo di subire ostacoli per la propria carriera”, dice il magistrato. E, restando in tema di memoria, non si può, venticinque anni dopo non ricordare che Giovanni Falcone, oggi celebratissimo, in vita fu spesso vittima di veleni e ostacoli di ogni sorta anche da parte di tanti colleghi. “Il Csm ha reso estensibili tutti gli atti che lo riguardano, leggendo questi anni si capirà chi si è proclamato amico dopo la sua morte e in vita lo ha osteggiato, a volte in buona fede e a volte no. Di certo non ha avuto molti amici”, conclude Cordio.