Catania, interrogatorio di Razza: "Ammissioni" e "tesi irragionevole"

L’interrogatorio di Razza: “Tesi irragionevole” e “ammissioni”

Il verbale dell'ex assessore regionale alla Sanità e le parole del giudice

PALERMO – Alla fine sono “le significative ammissioni” e la “tesi irragionevole” di Ruggero Razza a confermare l’impianto accusatorio della Procura di Catania e a convincere il giudice per le indagini preliminari Simona Ragazzi a interdire l’ex assessore per un anno dall’esercizio dei pubblici uffici.

L’episodio contestato a Razza riguarda l’assegnazione di un incarico da 10 mila euro come “esperto in elaborazione studi e report”. Il progetto, bandito dall’Ordine dei medici di Palermo, tra quelli del Piano sanitario nazionale, era denominato “Osas Catania-Sentinelle della prevenzione”. L’ex assessore avrebbe istigato Francesco Lo Re, suo segretario particolare, e Daniele Sorelli, capo della segreteria tecnica, a fare da intermediari con Ezio Campagna, vice presidente dell’Ordine dei medici di Catania, e il funzionario amministrativo dell’Università catanese, Aldo Missale. Obiettivo: fare risultare Filippo Fiorenza, (nipote dell’ex deputato regionale Dino, estraneo all’indagine) vincitore “perché raccomandato da Razza, concordando l’elaborazione del profilo professionale previsto dal progetto, dei relativi requisiti e l’attribuzione dei punteggi di valutazione”. Secondo l’accusa, l’originaria “richiesta” di Razza era rivolta a inserire un odontoiatra di Trapani. L’ex assessore ha replicato in queste orte sostenendo di avere con fermezza di “avere operato senza macchina”

“Conosco Campagna e Minissale”

Razza, interrogato lo scorso 5 maggio, spiega di conoscere Ezio Campagna dal 1992, quando era ancora tredicenne. Da allora è stato il dentista di tutta la sua famiglia. Poi le loro strade si sono incrociate per la comune militanza politica: “L’ho sempre frequentato nell’ambito dell’impegno politico essendo lui un uomo legato alla destra catanese ed ennese, essendo originario di Regalbuto, come anche una figura politica a cui Campagna è molto legato come Raffaele Stancanelli”.

I rapporti sono divenuti sempre più intimi, tanto che “è stato invitato al mio matrimonio nel 2022”. Quando Razza è diventato assessore regionale alla Sanità nella giunta di Nello Musumeci, Campagna è stato scelto come “consulente a titolo gratuito in materia di odontoiatria e rapporti con gli ordini professionali, incarico annuale che è stato rinnovato per due volte”.

La conoscenza con Aldo Missale è molto più recente: “Aldo l’ho incontrato in totale circa 3-4 volte: la prima nel 2018-19 presso il Rettorato dell’università di Catania dove si occupava della cosiddetta terza missione ovvero del passaggio dalla ricerca al lavoro; le altre volte lo ho incontrato insieme a Campagna negli anni seguenti. Non sapevo invece che fosse stato anche commissario straordinario dell’Ordine dei medici di Catania”.

“Mi vennero a trovare”

Un giorno, nel 2022, Campagna e Missale, aggiunge Razza, “mi vennero a trovare presso il mio studio legale di Catania dopo la fine dei progetti, chiedendomi perché non fossero stati rifinanziati dalla Regione. All’epoca ero ancora assessore. Dissi loro che mi sarei informato; in effetti chiesi a Mario La Rocca, direttore generale del dipartimento pianificazione strategica e direttore generale ad interim del dipartimento delle attività sanitarie. La Rocca mi disse che il Policlinico aveva presentato la domanda in ritardo; capii comunque che nell’anno seguente i progetti Psn si concentrarono sul settore ginecologia e non riguardarono più la prevenzione come erano stati quelli del 2019”.

“L’ho incontrato, ma non ricordo il nome”

Entrando nel merito dell’accusa, Razza ammette di avere incontrato l’odontoiatra che all’inizio avrebbe dovuto ricevere l’incarico poi assegnato al nipote dell’onorevole Fiorenza. Sul punto Razza mette a verbale: “È vero che ebbi una interlocuzione con un odontoiatra di Trapani di cui non ricordo affatto il nome e che chiese appuntamento per vedermi in assessorato. Non ricordo perché accettai di incontrarlo, ma faccio presente che io negli anni del mio mandato di assessore ho incontrato tantissime persone su appuntamento. Questi mi pose il problema che nella provincia di Trapani c’erano delle criticità nell’accreditamento degli studi odontoiatrici. Io gli feci presente che non potevo intervenire su quel fronte segnalatomi, ma che c’era un progetto Psn a livello regionale in materia di odontoiatra in fase di uscita e che mi sarei impegnato a capire se il suo profilo professionale poteva essere utilizzato in uno di tali progetti. Non ricordo se poi lui mi diede il suo curriculum professionale; mi riservo di verificarlo ed eventualmente di produrlo (come anche la attestazione della sua visita in assessorato)”.

Il passaggio successivo

Il passaggio successivo fu che, dice Razza, “ne parlai con Sorelli dicendogli di verificare con Ezio Campagna se vi fosse stato lo spazio per l’inserimento del profilo dell’odontoiatra di Trapani. Non ebbi risposta né da Sorelli né da Campagna. In verità in quel momento non sapevo che i progetti Psn si sarebbero sviluppati attraverso dei bandi concorsuali ad evidenza pubblica, poiché nella sanità è possibile conferire incarichi sia con evidenza pubblica sia con chiamata diretta. Né sapevo come le aziende sanitarie avrebbero deciso di procedere; anzi ero più propenso allora a pensare che non sarebbero stati incarichi ad evidenza pubblica posto che, trattandosi per lo più di figure sanitarie che hanno la partita iva, potevano ricevere incarichi a chiamata diretta senza concorsualità”.

Il nipote dell’onorevole

E sulla vicenda di Filippo Fiorenza? “Conosco lo zio Dino Fiorenza sia come ortopedico sia come politico, sebbene lui abbia militato in formazioni politiche diverse nella mia. Dino Fiorenza in effetti mi parlò -credo nel mio studio di Catania oppure nella sede catanese della Regione siciliana – del fatto che un suo nipote aveva problemi a trovare una collocazione lavorativa ed era certamente non un sanitario ma un potenziale amministrativo in quanto laureato in altro genere di disciplina. Fiorenza mi chiese pertanto se fosse possibile trovargli uno sbocco e mi chiese se lo si poteva segnalare al settore pubblico o al settore privato. Ritengo che Dino Fiorenza abbia anche parlato direttamente con Francesco Lo Re. Chiesi a Francesco Lo Re di recarsi da Ezio Campagna per capire se si potesse aiutare questo ragazzo, non certo nel senso che lo si doveva collocare per forza in un incarico (peraltro non ho mai utilizzato toni perentori), ma nel senso si poteva indirizzarlo verso qualcuno dei progetti obiettivo del Psn in divenire”.

Razza assicura però che “non ho avuto poi un rendiconto da parte di Francesco Lo Re sulla risposta di Campagna e comunque sulla vicenda di Filippo Fiorenza, né so se poi questo ragazzo abbia partecipato a un bando di questi; la sua partecipazione e la sua vittoria le ho apprese dagli atti. Non posso escludere che Francesco Lo Re abbia consegnato il curriculum di Filippo Fiorenza a Campagna, che poi lo trasmise a Missale; tuttavia, rilevo che lo stesso Dino Fiorenza potrebbe essersi attivato per la promozione del giovane sì perché così dice lo stesso Campagna che voleva anche fare un favore allo zio del giovane che si era sempre comportato bene con lui”.

“Non sapevo che fossero bandi a evidenza pubblica”

Sui parla poi dei progetti che, è lo stesso Campagna ad affermarlo, si sbloccarono grazie all’intervento dell’assessore, Razza spiega che “è vero che venne Ezio Campagna a parlarmi del fatto che questi progetti, ancorché già approvati dall’assessorato non sembravano andare avanti e io mi informai su questi aspetti che comunque sono di pertinenza degli uffici tecnici dell’assessorato e coinvolgono la valutazione del merito dei progetti. Ribadisco che né io né Francesco Lo Re né Sorelli abbiamo mai compreso che questi progetti si sarebbero trasfusi in bandi ad evidenza pubblica, anziché in affidamenti diretti e di carattere fiduciario che non sono affatto rari nella sanità pubblica”.

Le dichiarazioni di Razza “non convincono”

Secondo il gip, “le dichiarazioni a discolpa non convincono e non confutano la ricostruzione” dell’accusa, la quale ritiene che “l’attività perturbatrice attuata dagli indagati si colloca nel momento antecedente allo svolgimento della procedura, traducendosi nella stessa scelta di ritagliare, all’interno del progetto Osas, un profilo tecnico-professionale corrispondente ai requisiti di Filippo Fiorenza e ottenere l’emanazione del relativo bando”. Il risultato sarebbe stato “il confezionamento del contenuto del bando al fine di condizionare le modalità di scelta del contraente da parte dell’Ente”. Il tutto era “funzionale all’assegnazione di un incarico a una precisa persona, previamente segnalata e raccomandata da Razza, a prescindere dal fatto che poi tale risultato potesse essere conseguito”.

Le “ammissioni” di Razza

Il giudice sottolinea come lo stesso Razza abbia ammesso “di sapere che Ezio Campagna rappresentava – ancorché sine titulo – il motore e l’artefice dei progetti e di essersi personalmente attivato per sapere perché a un certo punto erano stati bloccati e perché dopo non furono rifinanziati”; “… di avere segnalato a Ezio Campagna attraverso il proprio collaboratore Daniele Sorelli, un dentista di Trapani (del quale poco credibilmente non ricorda il nome né qualche caratteristica); “… di avere in seguito segnalato ancora ad Ezio Campagna tramite l’altro suo collaboratore Francesco Lo Re – e dopo avere altresì ricevuto una richiesta in tal senso da parte di Dino Fiorenza-, il nipote di quest’ultimo”.

“Tesi di Razza è irragionevole”

Il giudice le ritiene “ammissioni significative”. Di contro, “è priva di fondamento e appare irragionevole la tesi sostenuta da Razza, tendente ad affermare che nel momento in cui egli compì tali segnalazioni ad Ezio Campagna non era consapevole del fatto che le aziende ospedaliere ovvero l’ordine dei medici di Palermo, i quali avrebbero poi proceduto alla reclutamento del personale per lo svolgimento dei progetti, si sarebbero determinati a emettere dei bandi di concorso, ritenendo egli piuttosto che, come in tante altre occasioni nell’ambito della Pubblica amministrazione, ivi compreso il settore sanità, avrebbero potuto procedere alle assunzioni con il metodo della chiamata diretta rispetto al quale non si pone un problema di concorsualità e di evidenza pubblica”.

“Nella pubblica amministrazione si entra per concorso”

Una tesi bollata come “fragile e ampiamente confutata per numerosi ordini di ragioni. In primo luogo, la regola basilare per le assunzioni nella pubblica amministrazione, siano esse a tempo determinato o indeterminato, è costituita dal concorso pubblico, e ciò per valutare la preparazione e la professionalità dei candidati tramite comparazioni effettive e garantire la uguaglianza e la parità di trattamento tra aspiranti”. Il giudice ricorda che la chiamata diretta si apolica solo in “casi particolari in cui non è necessario affrontare un concorso pubblico, ma le deroghe al principio, che con legge ordinaria sono state nel tempo attuate, rappresentano ipotesi eccezionali, tassativamente determinate e legate a situazioni specifiche, quali per es.empio i posti riservati ad appartenenti a categorie protette, i dirigenti con contratto di lavoro a tempo determinato scelti dai vertici politico-amministrativo delle amministrazioni pubbliche (ministri, presidenti di Regione, sindaci, etc.) tra persone di particolare e comprovata qualificazione professionale, non rinvenibile nei ruoli dell’amministrazione o ancora i professionisti altamente specializzati in specifiche materie, purché previamente iscritti in appositi albi del portale di reclutamento della pubblica amministrazione”.


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