CATANIA – Ha un nome preciso: si chiama “Sexting” ed è nato dalla fusione delle parole inglesi sex (sesso) e texting (inviare sms). E’ il fenomeno, non nuovo ma sempre più in diffusione, con cui la polizia postale identifica tutti quei casi di condivisione di foto e video dal contenuto pornografico e a sfondo erotico attraverso strumenti multimediali e informatici. E diventa reato quando ha per protagonisti minorenni. La divulgazione, ed anche la sola detenzione, di materiale pedopornografico, infatti, è punito molto severamente dal codice penale. Per la detenzione si arriva a 3 anni, 5 anni di carcere per la divulgazione. Le pene per quanto esemplari, però, non sembrano essere un deterrente sufficiente ad arginare il fenomeno che “non è nuovo – spiega il dirigente della Polizia Postale di Catania, Marcello La Bella – nè recente, tanto è che noi dedichiamo al sexting particolare attenzione nei nostri incontri di informazione e prevenzione nelle scuole”.
Nel 2013 sono stati segnalati dalla Polizia Postale decine di casi con diversi minori coinvolti alla Procura dei Minorenni di Catania, che ha indagato ed ha avviato diversi procedimenti. “E già in questi primi mesi – aggiunge La Bella – abbiamo già portato all’attenzione della magistratura altri casi”. Il dato allarmante è che molti di questi episodi riguardano scene registrate o foto scattate all’interno di scuole medie di Catania. Tutto magari inizia per gioco, ma poi inizia lo scambio tra coetanei ed il video o l’immagine finisce in circuiti di file sharing di materiale pedopornografico. “E una volta che questo file – avverte La Bella – va su internet lì rimane per sempre, non si può cancellare”.
I protagonisti coinvolti nel “sexting” sono adolescenti che vanno dai 12 ai 16 anni. E’ molto diffuso tra i minori il “selfie”: autoritrarsi o registrarsi per le donne in pose magari provocatorio o di nudità, per i giovani “maschietti” magari durante una masturbazione. “Per questo – è il consiglio del dirigente La Bella – dico sempre ai ragazzi durante gli incontri evitate anche qualsiasi autoscatto, perchè sono pericolosi”. Basta poco per trasformare un gioco in un incubo. L’immagine può diventare materiale di scambio tra adolescenti e la protagonista o il protagonista può trasformarsi in una vittima inconsapevole.
Due i casi più eclatanti. Due ragazze, embrambe minori di 14 anni, di una scuola media catanese avevano creato un gruppo su Facebook dove caricavano e postavano foto di nudo e di altro materiale pedopornografico. “Una volta che ci è stato segnalato – racconta La Bella – abbiamo individuato l’amministratore della pagina, che era un minore e lo abbiamo segnalato alla Procura dei minori. La pagina è stata immediatamente oscurata”.
Ed è WhatsApp invece lo strumento “social” del secondo caso. La foto di una ragazzina è stata scambiata da diversi compagni di scuola che avevano creato un gruppo su whatts up. La minore è diventata vittima di bullismo: per mesi l’hanno presa in giro e la giovane è entrata in un forte stato d’ansia. Arrivata la segnalazione la polizia ha agito, ma in questo particolare episodio è fondamentale – e in questo la procura è molto attenta – avviare un percorso di sostegno anche psicologico.
Da qui l’appello a genitori e insegnanti da parte del dirigente La Bella. “Qualsiasi caso sospetto va denunciato. Anche se non lo si apprende in prima persona ma indirettamente”. Appena la settimana scorsa il preside di un istituto superiore di Catania ha contattato la postale per segnalare la presenza di un video su internet che era stato girato nella sua scuola con protagonista una studentessa seminuda. “Noi quel video lo conoscevamo già – spiega La Bella – si trattava di una registrazione non recente. Per questo dico che una volta immesso su internet lì rimane per sempre e non possiamo cancellarlo in maniera definitiva”. L’unica arma a questo punto è la prevenzione.
La Bella, infine, si rivolge direttamente ai ragazzi. “Non è uno scherzo – avverte – non è un gioco. Bisogna evitare in maniera assoluta anche gli autoscatti di foto e video del proprio corpo nudo e soprattutto non bisogna mai condividerli”. E’ capitato durante gli incontri nelle scuole che qualcuno domandasse: “Ma se il mio fidanzatino mi chiede di farmi una foto per dimostrargli il mio amore?”. La risposta è solo una: “No, assolutamente no. Lo ripeto – conclude La Bella – se non riusciamo ad agire tempestivamente ed il file è stato già diffuso tramite il file sharing rimarrà lì per sempre”.