05 Novembre 2022, 14:52
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CATANIA. “Mi auguro che la condanna venga confermata in appello, nonostante gli imputati abbiano rinunciato alla impugnazione relativa all’assoluzione: il fatto rimane gravissimo e ancor di più considerato che nessun atteggiamento autentico di resipiscenza è stato posto in essere dai tre giovani”. A parlare è l’avvocato Mirella Viscuso. Legale di parte civile, assiste la studentessa diciannovenne americana che ha denunciato lo stupro di gruppo commesso da tre ventenni, al termine di un venerdì sera, a marzo del 2019.
Per Roberto Mirabella e Salvatore Castrogiovanni la pena in primo grado è stata di 7 anni e 2 mesi di reclusione, mentre Agatino Valentino Spampinato è stato condannato a 7 anni e 4 mesi, perché a lui è stata contestata una seconda violenza, nel momento in cui riaccompagnò a casa la vittima: un rapporto che lui stesso aveva raccontato agli investigatori “a discolpa”, cercando di convincere i carabinieri che dimostrasse un ipotetico consenso da parte della ragazza, la quale poi ovviamente diede un’altra versione dei fatti, nel drammatico racconto di quella sera.
La sentenza è attesa venerdì 18 novembre dai giudici Corte d’appello di Catania, presieduti da Antonino Marcello Fallone. In aula hanno completato le proprie arringhe i difensori dei tre imputati e tecnicamente, quel giorno, si dovrebbe cominciare con una replica del Pg alle tesi difensive. Poi, ultimata questa fase, i giudici si ritireranno in camera di consiglio per il verdetto. Va evidenziato che alla luce della rinuncia delle difese dei motivi relativi all’assoluzione, la Pg ha chiesto una riduzione di pena. Sarà comunque la Corte a decidere.
“Nonostante le difese abbiano rinunciato a chiedere l’assoluzione, i tre imputati continuano ad affermare di non aver compreso che la ragazza non fosse consenziente – conclude l’avvocato Viscuso – circostanza smentita da un video, in cui si vede chiaramente la ragazza che dice di no, dalle dichiarazioni stesse rese da uno degli imputati nell’udienza di convalida del fermo e dalle disperate richieste di aiuto della giovane, a un amico, al 112 e poi al 911 in America”.
Quella sera, secondo quanto è emerso, i tre avrebbero approcciato la ragazza in un bar vicino al Teatro Massimo. L’avrebbero costretta a salire in macchina per portarla al Porto turistico Rossi, dove sarebbe avvenuto lo stupro di gruppo. Uno dei tre, Spampinato, l’avrebbe poi riaccompagnata a casa e costretta ad avere un altro rapporto sessuale. L’indomani lei trovò il coraggio di chiedere aiuto, partì la segnalazione ai carabinieri della stazione di Piazza Verga, che fecero luce sulla vicenda e si arrivò al fermo. La testimonianza della vittima fu infine raccolta in un incidente probatorio tramite una rogatoria internazionale, considerato che la giovane era rientrata negli Stati Uniti. Ora, dopo la sentenza di primo grado, i riflettori sono tutti puntati verso la Corte d’appello di Catania.
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05 Novembre 2022, 14:52