CATANIA – Tutti assolti. Si chiude così una triste vicenda giudiziaria che ha visto imputati l’ex sindaco di Acireale Nino Garozzo e alcuni funzionari del comune per la drammatica morte di Giuseppe Castro, travolto dalla piena del Torrente Lavinaio Platani durante l’alluvione del 2013. La seconda sezione penale del Tribunale di Catania, in composizione monocratica – Presidente la giudice Enza De Pasquale – ha assolto dalle accuse di omicidio colposo l’ex primo cittadino, Nino Garozzo, difeso dagli avvocati Enzo Mellia e Rosa Anna Scalia, il comandante dei vigili urbani del comune di Acireale Alfio Licciardello, difeso dall’avvocato Vincenzo Di Mauro, l’ex dirigente dei lavori pubblici del Comune di Acireale, Giovanni Barbagallo, difeso dagli avvocati Nunzio Manciagli e Fabrizio Seminara. Gli imputati sono stati assolti con la più “per non aver commesso il fatto”.
Un processo cominciato nel 2016 quando il gup decise per il rinvio a giudizio. Secondo la ricostruzione accusatoria ognuno per il proprio incarico ricoperto nell’amministrazione acese avrebbe avuto una responsabilità connessa alla morte del 53enne acese. Mancati controlli nell’urbanizzazione dei luoghi relativi al rischio idrogeologico e poche misure di sicurezza nel segnalare i pericoli agli automobilisti erano le fondamenta dell’impianto accusatorio che non è stato ritenuto sussistente dal Tribunale monocratico.
Ma al di là di sentenze e inchieste, di questa storia rimane la morte di un uomo difficile da accettare, anche dopo 9 anni. È il 23 ottobre del 2013 quando i risultati dell’esame del Dna spengono l’ultima flebile speranza dei familiari di Giuseppe Castro. L’uomo, sorpreso un mese prima dalla bomba d’acqua abbattutasi su Acireale, viene travolto dalla violenza del torrente Lavinaio Platani nella frazione di Santa Maria delle Grazie. Il cadavere verrà ritrovato una settimana dopo da un peschereccio al largo di Siracusa.