PALERMO – I più fortunati incasseranno una manciata di euro. Tutti gli altri resteranno con un pugno di mosche in mano. L’ultimo scandalo riguarda il Tfr dei lavoratori del Cefop. Ancora una volta la formazione professionale è al centro di un’inchiesta della magistratura.
Dopo anni di servizio non c’è traccia del trattamento di fine rapporto dei dipendenti. I soldi non sono stati versati. Alcuni lavoratori hanno già fatto l’amara scoperta nel momento in cui hanno chiesto un’anticipazione di quanto gli spettava o la liquidazione dell’intero importo. Dal 1999 al 2006 il Tfr veniva custodito dall’ente. Ente che lo aveva trasferito in alcuni fondi assicurativi. I fondi risultano essere stati riscattati e i soldi versati sul conto corrente del Cefop. Solo che, ed ecco la beffa, in banca non c’è traccia del denaro dei lavoratori. Almeno per duecento di loro. C’è da supporre che non avranno miglior sorte coloro che decisero di mantenere i soldi al Cefop anche quando, a partire dal 2007, non era più obbigatorio.
Due esempi fotografano la situazione. Nel 2005-2006 risulterebbero accontonati circa cento euro per ogni dipendente. Per i due anni successivi il Cefop avrebbe versato un solo mese di Tfr. Inutile chiedere conferme agli avvocati Bartolo Antoniolli, Giuseppe Benedetto e Ciro Falanga, nominati dal Tribunale per salvare il salvabile in un ente massacrato dai debiti. Non resta altro da fare che attendere il 5 dicembre, data in cui scadrà l’amministrazione giudiziaria e dovrabbo consegnare la relazione finale sullo stato passivo dell’ente, al termine di un difficile lavoro di ricostruzione contabile.
Sembra scontato che una copia finirà innanzitutto alla Procura della Repubblica di Messina dove il bubbone Tfr Cefop è esploso. Sono stati, infatti, alcuni dipendenti della sede messinese a rivolgersi alla magistratura dopo avere scoperto la presunta fregatura. La Procura della Città dello Stretto ha aperto un’inchiesta. Il reato ipotizzato è truffa e riguarda la vecchia amministrazione dell’ente di formazione.
Messina è la stessa città dove si sarebbe consumata un’analoga vicenda. Livesicilia ha ricostruito nei giorni scorsi che il Tfr di una serie di lavoratori dell’Anfe e dell’Iraps di Catania sarebbe stato intascato dal presidente dei due enti. Gli investigatori hanno scoperto che la stragrande maggioranza dei lavoratori aveva scelto, in maniera “anomala”, di affidare gli accantonamenti degli stipendi ad un’agenzia assicurativa di Messina. Seguendo i Tfr catanesi ci siamo imbattuti in quelli del Cefop che a Messina ha una delle sedi distaccate. Da Messina a Palermo il passaggio è inevitabile visto che il cuore amministrativo dell’ente si trova nel capoluogo siciliano.
Il problema Tfr riguarda quasi tutti i dipendenti, passati e presenti. All’inizio erano 1300 poi, dopo due dimagrimenti, si è passati a 970 e infine a 620. Tagli dolorosi ma necessari nel disperato tentativo di tenere in piedi il Cefop. Un tentativo andato a buon fine visto che da quando sono subentrati i tre commissari, seppure tra mille difficoltà, gli stipendi son stati pagati e il Tfr accantonato. Restano i nodi del passato. Un passato in cui l’ente aveva assoldato una forza lavoro che non poteva essere mantenuta. I finanziamenti della Regione non bastavano per coprire i costi di un terzo dei lavoratori. E il treno Cefop è deragliato.
Basti pensare che il passivo con cui devono fare i conti i commissari finora ammonta a 82 milioni di euro. In questa cifra va inclusa quella dei Tfr, che al momento non è quantificabile ma siano nell’ordine di milioni di euro, che non è stata versata. Dietro il mancamento accantonamento ci sono delle colpe da codice penale? I Tfr non sono stati versati o c’è dell’altro? È questo che si sta cercando di scoprire. E a Messina intanto si indaga per truffa.