Circa la metà dei quasi mille lavoratori del Cefop verranno richiamati dalla cassa integrazione per partecipare ai corsi dell’Avviso 20. E la scelta dei formatori sarà dettata prioritariamente dalle professionalità possedute e dalla specificità del corso stesso. Almeno 412 dipendenti del grosso ente di Formazione, attualmente in amministrazione straordinaria, saranno quindi richiamati a lavoro. È questo il risultato più importante dell’accordo sottoscritto oggi dai commissari dell’ente Bartolo Antoniolli, Giuseppe Benedetto e Ciro Falanga e i sindacati Cgil, Cisl, Uil e Ugl. Mentre un altro sindacato, lo Snals Confals promette battaglia e chiede: “Che fine faranno i lavoratori che non verranno richiamati?”
Intanto, un primo passo è compiuto. Almeno in 412 lavoreranno ai corsi che inizieranno entro settembre. Queste le esigenze individuate dai commissari e condivise dai sindacati. In particolare, si tratterà di 15 direttori di corsi, 218 docenti, 39 tutor di sede, 11 responsabili dei processi, a cui si aggiungeranno 30 addetti al coordinamento regionale, 53 amministrativi e 46 tecnici.
La scelta, come detto, verrà fatta tenendo conto, principalmente, come si legge nell’accordo sottoscritto oggi, della peculiare condizione del Cefop, appunto, in amministrazione straordinaria e seguendo criteri che “siano prioritariamente in relazione alle esigenze tecnico-produttive e organizzative del Cefop, e delle capacità e competenze tecnico professionali, a valutazione esclusiva dei Commissari straordinari nel rispetto dei principi ispiratori del contratto collettivo”. Solo in subordine, insomma, verranno presi in considerazione altri requisiti come l’anzianità e i carichi di famiglia.
E il reinserimento al lavoro del personale in cassa integrazione, ovviamente, dovrà essere compatibile “al budget economico e finanziario elaborato dagli amministratori a disposizione dell’ente”. E il budget, come detto, porta a quel numero: 412. “Ma che rappresenta il numero minimo”, precisa uno dei tre commissari, Giuseppe Benedetto che non nasconde l’emozione “per un accordo – dice – che mi rende orgoglioso, anche per il rapporto proficuo con in sindacati, che hanno dimostrato grande responsabilità rendendosi conto delle ‘peculiarità’ di un ente che, a differenza di tutti gli altri, è in amministrazione straordinaria”.
E in effetti, come si evince dallo stesso verbale di accordo tra Commissari e sindacati, tutte le sigle, nel firmare l’intesa, hanno sottolineato come l’accettazione delle condizioni dell’accordo sia dovuta proprio al particolare “status” dell’ente. “Un ente – aggiunge Benedetto – che tra poco sarà in grado di essere sul mercato in maniera competitiva. Dopo sei mesi di lavoro, noi commissari abbiamo, credo, rimesso in piedi una struttura in difficoltà enormi. Ma questo periodo ci è servito anche per conoscere meglio l’ente, le persone che ci lavorano e soprattutto quali sono le esigenze per farlo ripartire”.
L’accordo, tra le altre cose, prevede il riconoscimento di un incentivo del 3% per il personale con specifici requisiti, mentre per i dipendenti che ricoprono ruoli di particolare responsabilità è prevista una deroga alle 200 ore di straordinario.
Ma ovviamente, per 400 che vengono richiamati, almeno altrettanti, per il momento restano in cassa integrazione. Ed è proprio questo l’aspetto sollevato dal sindacato Snals Confals, che attacca: “Prima di individuare i criteri per il reclutamento – ha dichiarato Fabrizio Russo, rappresentante della sigla – ritenevamo necessario che si stabilisse quale sarà la sorte dei lavoratori che restano fuori. La rinascita del Cefop e di questo settore, – ha aggiunto – si potrà compiere solo quando si attuerà un’opera di moralizzazione definanziando gli enti inadempienti nei confronti dei lavoratori, e sottoscrivendo i contratti di solidarietà”. Intanto, il Cefop, riparte da 400.