CATANIA – Senza soldi non si canta messa. E non si imbastisce nemmeno una campagna elettorale. In queste settimane febbrili i candidati alla poltrona di sindaco di Catania hanno dovuto fare i conti, è il caso di dirlo, anche con questioni prosaiche ma indispensabili. Cene di autofinanziamento, donazioni di grandi elettori o comuni cittadini, cartellonistica da strada, santini, campagne social, video amatoriali o ben confezionati e flyer di ogni forma e colore: i forni dell’industria del consenso hanno lavorato ventiquattro ore su ventiquattro. E un primo schema di massima per capire quanto è stato speso si può tentare di abbozzare provando a scremare “carte” e dichiarazioni dei diversi candidati. Un primo appunto riguarda chi ha nominato un mandatario e chi no. Una figura, lo ricordiamo, prevista per chi prevede una spesa superiore a 2500 euro. Secondo quanto riferito dai candidati soltanto Giovanni Grasso non avrà bisogno di nominarne uno. Sarà interessante conoscere soprattutto l’identità dei finanziatori per farsi un’idea chiara degli interessi in ballo.
POGLIESE PENSA IN GRANDE
“Difficile fare un preventivo”, ci dicono dall’Hotel Nettuno, quartiere generale di Salvo Pogliese. “Nel conto corrente ci sono 78956 euro”, questo è il saldo disponibile al 24 maggio. Tra le spese già effettuate ci sono 21000 euro per le affissioni e 20000 (comprensivi di hostess, fotografo, scenografia) per l’evento di apertura alle Ciminiere. Il grosso delle sovvenzioni arriva da una cena di autofinanziamento con duecento inviati. Cifra minima 100 euro a testa, ma c’è anche chi ha versato di più. I nomi al momento restano top secret. Lo staff assicura massima limpidezza, tanto che, sebbene a livello regionale la normativa nazionale che impone la trasparenza delle spese non sia stata recepita, il candidato Salvo Pogliese renderà pubblico ogni centesimo ricevuto.
“LA SOBRIETA’ DI ENZO BIANCO”
Se Pogliese mostra i muscoli, il sindaco uscente sembra preferire un profilo più dimesso. Lo staff dell’attuale sindaco Enzo Bianco dice che “non ci sarà nulla di faraonico” e che la campagna si farà all’insegna “della sobrietà” senza “grandi finanziatori particolarmente significativi”. “Sono stati raccolti 40000 euro grazie all’aiuto di assessori, ex assessori e amici del sindaco”, si limitano a farci sapere.
CINQUESTELLE LOW COST
A occhio e croce sembrerebbe una campagna elettorale low cost, ai limiti del pauperismo, quella del Movimento Cinque Stelle. Lo scopo dichiarato di Giovanni Grasso è spendere meno di Alessandro Di Battista alle politiche. “Spenderò meno di 180 euro”, ci conferma il candidato che ha deciso di non investire in cartellonistica. Tutto dovrebbe giocarsi sul web (a costo zero grazie alla buona volontà dei militanti), e con i classici santini (Grasso ha deciso di fotografarsi con un’applicazione del cellulare per contenere le spese). La truppa pentastellata che ha come quartiere generale la sede di via Filocomo (pagata con sottoscrizioni dei militanti da due euro a testa circa) ha deciso di concentrare tutto lì ed evitare che i singoli candidati affittino sedi periferiche: un modo per abbattere ulteriormente le spese. Restano escluse per il momento le somme spese per i tre eventi pubblici organizzati finora dai pentastellati.
ABRAMO STYLE
Il numero uno regionale della Comunità di Sant’Egidio Emiliano Abramo annuncia che spenderà circa 35000 euro per le spese della campagna. Il preventivo per le sole spese del comitato elettorale di via Crispi ammonta a 9000 euro. Uno dei canali per intercettare i finanziamenti è un sito web Obama style che raccoglie le donazioni dei sostenitori. Al momento “le carte” con i movimenti bancari (aggiornati al 4 maggio con entrate e uscite) che lo staff ci ha fornito mostrano un budget iniziale di tremila euro. Sono poco più di 12130 circa gli euro spesi nei primi tre mesi della campagna: in cassa i primi di maggio ci sono appena 300 euro. I finanziatori della campagna preferiscono rimanere nell’anonimato fino alle elezioni. La stella polare rimane comunque evitare sprechi coerentemente con lo spirito del progetto politico, in tal senso va la scelta di non affiggere 6×3.
LA CAMPAGNA AUTOFINANZIATA DI PELLEGRINO
Il primo bilancio delle spese del consigliere Riccardo Pellegrino “non supera i 6.000 euro” e per il termine della campagna il candidato “conta di non sforare i 15.000 euro”. Le uscite hanno riguardato principalmente “tipografia e cartellonistica”, “comprese magliette e cappellini indossati dai candidati e dai sostenitori nel corso degli incontri pubblici e di piazza” e i “palloncini regalati in occasione dell’apertura della campagna elettorale”. L’affitto del Romano Palace per la convention di domenica scorsa è costato 900 euro, mentre le due sedi sarebbero a “costo zero”: il consigliere infatti precisa di essere proprietario di quella “via Belfiore”, mentre quella in “via Vittorio Emanuele è stata concessa dal proprietario in comodato d’uso gratuito”. Pellegrino ci spiega di aver finanziato la sua campagna “prevalentemente dall’indennità percepita con l’attività svolta fin ora in consiglio comunale”. Una “quota arriva invece dai risparmi e dal lavoro” del padre che lo segue e “lo sostiene nel suo cammino politico”.