Amanti diabolici di Cerda in aula: "Così hanno ucciso La Duca"

Gli ‘amanti diabolici’ di Cerda in aula: “Così hanno ucciso Carlo”

Luana Cammalleri e Pietro Ferrara
Il processo entra nel vivo. Cosa è accaduto in Corte di assise

PALERMO – I loro sguardi non si sono incrociati. Neppure per un solo istante nell’aula al piano terra della Corte di assise del Tribunale di Palermo. Luana Cammalleri e Pietro Ferrara, soprannominati gli “amanti diabolici di Cerda”, erano in due gabbiotti, separati da uno spesso vetro. Sono imputati dell’omicidio di Carlo La Duca, marito di lei e miglior amico di lui.

Secondo l’accusa, i due avevano una relazione clandestina e misero in atto il piano per sbarazzarsi della vittima, il cui corpo non è stato ritrovato. È sparito nel nulla il 19 gennaio 2019 da Cerda, dove aveva una piccola azienda agricola. Per ricostruire le indagini oggi è stato chiamato a testimoniare il comandante della stazione dei carabinieri di Termini Imerese, Nicola De Maio. Nessuno, neppure i carabinieri, sapeva della “relazione clandestina”. Una relazione emersa “riascoltando le intercettazioni”.

La mattina del 31 gennaio 2019 La Duca è uscito dalla sua abitazione di Cerda alle 8:07 per recarsi a Cinisi dove ad attenderlo c’era la nuova compagna con cui doveva trascorrere il fine settimana. La relazione con la moglie era finita, tanto che resta oscuro il movente del delitto che di certo non serviva per liberarsi del terzo incomodo. Era prevista una tappa intermedia in campagna da Ferrara a Ciaculli. Il tragitto della sua Wolkwswagen Golf è stato monitorato grazie al Gps fino in via Salvatore Minutilla, a Cardillo, dove è stata trovata la macchina. Pietro Ferrara, dunque, è stata l’ultima persona ad avere incontrato Carlo La Duca.

Ferrara è arrivato alle 8:56 a Ciaculli. Poi il cellulare è rimasto spento fino alle 10:48: “È stata una strategia, non abbiamo i dati”, ha raccontato il carabiniere. Alle 10:48 l’auto è ripartita: “Ha seguito un percorso strano, tortuoso, chi non è del luogo non sa come muoversi. Anche i miei militari si sono emersi. Carlo La Duca non conosceva quelle strade”. Da qui l’ipotesi che La Duca fosse già morto e al volante della sua macchina c’era Ferrara, che l’ha guidata fino a Cruillas dove infine è stata ritrovata. Ad un’incollatura è stata filmata una Fiat Punto bianca. “Al volante c’era Luana Cammalleri”, sostiene l’accusa, secondo cui Ferrare avrebbe ucciso l’amico con il concorso morale della donna.

I due amanti avrebbero fatto di tutto per nascondere il loro appuntamento. Ad esempio il 4 marzo Pietro Ferrara diceva alla donna: “No… in quel giorno non ci siamo visti”. E lei aggiungeva: “… io all’impatto ho fatto finta di rimanere di ghiaccio… gli ho detto no”. Il riferimento era alle parole dette agli investigatori.

Alle 16:17 il telefono di Cammalleri e quello di Ferrara hanno agganciato entrambi le celle telefoniche di via Ciaculli. Il resto lo hanno fatto le immagini. La Wolkwswagen Golf, secondo l’accusa guidata da Ferrara, è stata filmata in viale Regione siciliana “all’ingresso dell’autostrada – ha raccontato il carabiniere – e fino all’altezza dell’ospedale Cervello”. Dietro la Punto, “proseguivano uno dietro l’altra, lentamente, senza superarsi”.

Gli avvocati della difesa Giovanni Marchese e Accursio Gagliano hanno cercato di smontare l’accusa. Il telefono spento, il corpo non ritrovato, il fatto che il terreno di Ciaculli sia stato perquisito solo in una fase successiva con esito negativo sarebbero la prova dell’innocenza. Secondo i pm Alfredo Gagliardi e Luisa Vittoria Campanile, al contrario, sarebbero la conferma del loro piano. Alla prossima udienza saranno sentiti i parenti degli imputati (il padre e la madre di Cammalleri, la moglie e il figlio di Ferrara). I familiari della vittima e la nuova compagna sono parte civile al processo con l’assistenza degli avvocati Chiara Arpaia, Fabio Trombetta e Salvatore Pirrone.


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