Ma insomma, cosa vogliono questi carcerati? Che noia le proteste e le lamentele! Non lo sanno che in Italia l’espiazione della pena si è trasformata in tortura, senza che sia scritto da nessuna parte? Non lo sanno che le torture dei rei piacciono alla gente perbene, forcaiola e cattiva? Si sfogano così quelli che stanno fuori. Compiacendosi delle sofferenze di quelli che stanno dentro. I cattivi.
Infatti, ogni volta che si parla di celle, il sapientone di turno sentenzia: “Colpa loro, dovevamo pensarci prima”. Giusto! Che importa se in prigione ci sarà finito pure qualcuno magari innocente, o in attesa di giudizio, o condannato per il furto di una merendina, o povero, o malato? Che ci frega: la detenzione dovrebbe essere pena e rieducazione, basata sulla privazione della libertà (e non so immaginare cosa ci sia di peggio, ndr)? No, meglio aggravarla con sovraffollamento, col caldo – sai che bello Caronte all’Ucciardone – con l’acqua che manca, con gli scarafaggi, con i carcerati e gli agenti uniti nell’orrore che subiscono.
Scusate, capisco, c’è la partita. Infatti diamo ampio spazio al calcio con due pezzi diversamente mirabili su Balotelli. E’ che ho sentito di scrivere per i miei fratelli carcerati a cui voglio molto bene. E scrivo proprio “fratelli” non per acquisire benemerenze nel basso della terra o nell’alto dei cieli. Scrivo “fratelli” perché tali li sento, in una mattina afosa d’estate. Fratelli miei, vittime dell’inciviltà di chi pensa che il carcere italiano saldi i conti con la giustizia. Fatevi coraggio.
Ps. Certo, Kiro. Non c’è contraddizione tra pretendere giustizia per le vittime e rispetto per l’uomo.