“Che notte … quella notte” |con Patrizia Pellegrino - Live Sicilia

“Che notte … quella notte” |con Patrizia Pellegrino

Dal 14 al 16 dicembre, Teatro ABC di Catania.  “Che notte … quella notte” con Patrizia Pellegrino ed Enrico Guarneri. L'intervista all'attrice.

 

CATANIA – Debutta stasera al Teatro ABC di Catania la sensuale e femminile Patrizia Pellegrino in “Che notte.. quella notte” con Enrico Guarneri, Vincenzo Volo, Rosario Marco Amato e la regia di Antonello Capodici. Interpreta Caterina, bellissima ma anche buffa comica e tenera. Incontro Patrizia Pellegrino, volto noto al pubblico italiano di tutte le età, al roof garden dell’albergo che la ospita. E’luminosa. Durante l’intervista un raggio di sole le bacia il volto e se non fosse perché mi racconta dei suoi tre figli, direi che è una <giovane donna>. Patrizia Pellegrino non teme l’età, è sicura di sé, è soddisfatta dei risultati raggiunti a seguito dei tanti sacrifici, ed è un’artista poliedrica. Oggi (dopo una parentesi sentimentale dolorosa) è pure serena. Ha una bella chiacchera ed è piacevole conversare di tutto, dalla sua carriera allo spettacolo con Enrico Guarneri ai figli, agli uomini. Già gli uomini. Ma ne parliamo più avanti.

E’ il 1981 quando debutta nel film tv Petrosinella, nel ruolo di protagonista, con Luca De Filippo. “Avevo 16 anni – ricorda emozionata – e dovetti chiedere la giustificazione a scuola per poter lavorare. Era una favola girata a Napoli con il grandissimo Luca De Filippo”. Piccola si, ma con le idee già parecchio chiare sul suo futuro professionale: “In quegli anni abitavo a Torreannunziata e a passeggio con i miei genitori mi specchiavo nelle vetrine dei negozi immaginandomi dinnanzi ad un pubblico caloroso che mi applaudiva. Sognavo di emergere! Dentro di me – prosegue contagiandomi della sua solarità – sapevo che tutto quello che avrei fatto sarebbe stato inerente lo spettacolo.” Figlia di avvocati che avrebbero voluto per lei un “mestiere sicuro”: “Ho avuto qualche attimo di esitazione nella scelta professionale ma dopo il diploma è arrivato il successo e con esso i soldi con i quali comprai casa”.

Nel 1989, sei nel cast di “A che servono gli uomini” al fianco di Ombretta Colli, Stefano Santospago, Massimo Ghini.

Un’esperienza unica per una attrice che si era appena affacciata a quel mondo. Ti ricordi?

“Fu un’esperienza fantastica: il grande Garinei in persona mi scelse. Le musiche erano di Giorgio Gaber, che per me era rappresentativo di un’Italia che contava”. Continua: “Mi sentivo una <<provincialotta>> che lavorava con i miti, ero al settimo cielo”.

Poi mi guarda dritta negli occhi: “Lì ho capito di aver imboccato la strada giusta dalla porta giusta”. Sacrifici, dedizione, passione voglia di emergere, schiettezza, umanità sono gli ingredienti di una carriera tutta in ascesa che hanno portato Patrizia Pellegrino ad essere un’attrice amata ed apprezzata. “Ho sempre faticato, costruito mattone su mattone la mia carriera, non ho mai detto a me stessa che fossi arrivata perché sono dell’idea che ci sia sempre da imparare. Non sono mai stata in attesa che le proposte lavorative arrivassero, piuttosto sono andata sempre a cercarle, complice anche un pizzico di fortuna”.

Al posto giusto al momento giusto, aggiungo. “Si, è la verità – mi dice – e a me è successo: ricordo di essermi trovata in Rai, quando lungo i corridoi mi notarono e mi chiamarono per sostituire un nome importante. Fui baciata dalla fortuna”.

Argomento uomini. Patrizia, se tua figlia Arianna ti chiedesse “a cosa servono gli uomini”, tu cosa risponderesti? Inizia a ridere di gusto e poi, con enfasi, dice: “A poco: ad essere usate e buttate via”. “Oggi sono molto amareggiata, disillusa – prosegue – e ho capito che 100 donne valgono un uomo, forse: noi donne siamo più intelligenti, più sfaccettate, più sensibili, umane, credibili, con un mondo dentro. Gli uomini sono infantili e sempre in cerca di <momenti> per sentirsi qualcuno.”

Chiudo il discorso per toccare un tema “frizzante” tanto caro alle donne: la moda, un universo coloratissimo. “Io adoro la moda. Andrei in giro per il mondo per vedere come si vestono le donne. La moda è creatività, è una forma d’arte: costruisci te stessa sulla base anche di come ti vesti. Io sono molto attenta ai particolari, al dettaglio. Mi piace ciò che arricchisce, impreziosisce; mi piace scoprire <l’elemento ricercato>. Rimango affascinata da ciò che è “bello”, rubo i dettagli che mi colpiscono e perché no, mi piace essere emulata”.

Secondo te, la bellezza è un pregio o un difetto in una donna?

“Eh…. la bellezza di certo aiuta all’inizio ma poi diventa un ostacolo perché molti ti ritengono poco capace intellettualmente solo perché carina. E devi fare il triplo della fatica – dice amaramente – per dimostrare che tu puoi arrivare ad un risultato anche se sei bella. E se sei anche brava – aggiunge – allora diventa un’impresa ardua perché il pregiudizio ti remerà contro”.

Sei una donna smagliante, allegra, con un forte senso dell’umorismo e capace di parlare di un tema doloroso quale l’aver subito un tradimento. Come fai?

“Io non subisco la vita, la mordo. Piango molto e rido molto. Provo delle emozioni fortissime che mi struggono e mi danno calore. Soffro, mi dispero ma non mi nascondo”. Poi aggiunge: “Ho molto sofferto per la mia vicenda personale: un anno tra medici e psicofarmaci, ma non ho mai smesso di lavorare anzi, mi sono buttata a capofitto e ben presto sono riemersa. E’stata dura ma ce l’ho fatta”.

Con Enrico Guarneri ( Litterio Scalisi), tuo partner in “Che notte… quella notte” è in corso ormai un sodalizio importante.

“Assolutamente si ed ho un amore (platonico) nei suoi confronti. Nutre stima e profondo rispetto per il collega: “Lui è davvero un grandissimo attore anche se è poco conosciuto al nord perché ama stare in Sicilia, coccolato dalla sua terra”. “E’ siciliano dentro – confessa a livesiciliacatania – e gli dà noia la fatica che deriverebbe dallo spostarsi su e giù per l’Italia”. Quanto alla collaborazione teatrale afferma: “Mi sovrasta a livello di parte ma mi sta bene. Mi ripeto sempre <prendi l’arte e mettila da parte> perché ogni esperienza della vita è un contributo importante e in questo caso sto prendendo la sua arte per poter, chissà, un giorno imparare a far ridere. Ha un attimo di esitazione e poi aggiunge: “So che questo è difficile per una bella donna ma almeno spero di riuscire ad interpretare ruoli che possano suscitare tenerezza”.

 “Che notte… quella notte” il tuo ultimo lavoro teatrale. Ci anticipi qualcosa?

“E’una storia ambientata nel 1930, in una stazione di provincia. Tutto si svolge tra il capostazione e le persone che abitano in paese, il nipote e Alfonso Caronia. Parlano, dicono “le cose di uomini” raccontando la vita di tutti i giorni. All’improvviso arriva una donna, Caterina che squarcia la scena come un lampo. E’una donna disperata e serba un segreto. LA platea si chiede chi sia questa bellissima oltreché buffa, comica, tenera creatura che vaga di notte. Che sia uno scherzo crudele? Che sia veramente l’occasione di tutta un’ esistenza? C’è tutta la notte (“quella” notte …!) per scoprirlo. Una lunga notte sospesa fra farsa e commedia, fra sogno e realtà. Fra favola e “routine”. Non anticipo altro se non che la storia si chiude con il lieto fine!

Il nostro appuntamento si svolge in una giornata carica di significato: il 12/12/2012 è una data sacra per gli appassionati di simbolismo perchè 12 erano gli apostoli, i segni dello zodiaco, i mesi dell’anno, i figli di Giacobbe, le tribù d’Israele e 12 volte Gesù Cristo è apparso dopo la sua morte. Il 12 è un numero ‘sacro’ anche per i cristiani tanto che Papa Benedetto XVI ha usato Twitter per la prima volta oggi alle ore 12. E se il 12 è il giorno della PERFEZIONE, il 21 è quello dell’APOCALISSE. Mancano solo 9 giorni alla presunta fine del mondo secondo il calendario Maya. Lo sapevi?

“Oddio, no ma mi incuriosisce moltissimo quello che mi dici. Mi affascina molto la magia – inizia così l’ultima battuta di Patrizia prima che le squilli il telefono – e l’insieme delle forze misteriose che insistono sulla nostra esistenza”. Continua: “ Quanto all’Apocalisse, beh … sono una persona positiva, forse perché la vita mi ha molto provata mettendomi a dura prova ma escludo che il 21 possa verificarsi la fine del mondo: non lo auguro né a me né ai miei figli ancora piccoli che devono vivere appieno la vita, a morsi come faccio io!”.

Tempo scaduto, Patrizia deve andar via. Ci lasciamo, allora, con l’augurio che il 21 più che l’apocalisse, sia una data di ri-partenza per tutti.


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