Chiede perdono ai genitori di Maria Ragonese. Perdono per il dolore che ha provocato loro nonostante consideri l’incidente una tragica fatalità, causata, forse, da un colpo di sonno. Parla Giovanni C., il giovane alla guida della macchina che ha travolto Maria mentre attraversava sulle strisce pedonali in via Orsa Minore, a Palermo, la notte del 18 agosto. La ragazza, 23 anni e madre di un bimbo di 6, è deceduta dopo avere lottato 24 ore contro la morte.
Giovanni, anche lui ventitreenne, preferisce non rispondere direttamente alla nostre domande. Non perché non voglia, ma perché “è una persona distrutta”. Affida, però, il suo pensiero all’avvocato Stefano Santoro che lo assisterà nella delicata inchiesta iniziata con l’ipotesi di lesioni colpose e approdata a quella di omicidio colposo. “Il ragazzo è sconvolto – spiega il legale -. Non ricorda le fase precedenti dell’incidente. Nella sua memoria c’è un black out. Ecco perché lui stesso, non trovando altre possibili spiegazioni, ipotizza quella del colpo di sonno. I suoi ricordi iniziano con il rumore dell’impatto. È sceso dalla macchina e ha chiamato i soccorsi”.
Il giovane, che di mestiere fa il tassista, “non vive più da quella drammatica notte”. Conosceva la vittima da tanti anni. Erano cresciuti assieme nel quartiere della periferia palermitana. E conosce bene i familiari di Maria. “Ha sperato che si salvasse”, aggiunge l’avvocato Santoro che ribadisce la volontà del suo assistito di farsi interrogare subito dai pubblici ministeri. Il legale ne sottolinea lo stato di forte disagio psicologico che gli avrebbe impedito di considerare l’opportunità, o meno, di fare visita ai parenti della vittima. Cosa che ha subito fatto la mamma del tassista. È andata nella casa dei Ragonese, a Ficarazzi, è ha abbracciato il padre della giovane mamma il cui cuore ha smesso di battere in un letto di ospedale.