Chisto è u zitu - Live Sicilia

Chisto è u zitu

diritti dei gay
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Giacomo è già andato a prendere i ragazzi all’aeroporto; l’albero è addobbato e i regali ci sono già tutti, gli anelletti sono nel forno. Finalmente posso prendermi un po’ cura di me. Ci tengo ad essere presentabile stasera; ma dove saranno finiti i trucchi? E’ così tanto tempo che non mi trucco più; esattamente due anni, il tempo che ci è voluto per capire. Ah, trovati!

Massimo non aveva mai portato a casa una fidanzata, e io cercavo tra le amiche quella che sarebbe stata più adatta a lui e speravo di cogliere qualche sguardo ammiccante. Era proprio la vigilia di Natale di due anni fa. Come mi era suonata strana la frase :“Mamma, io sono gay”. Gay… avevo visto tanti gay in televisione, e avevo pensato, anzi deciso, che mio figlio non lo era, che non poteva farmi questo. Il mio figlio adorato si era trasformato in un secondo in una delusione, non ci sarebbe stato nessun matrimonio, non ci sarebbero stati nipoti e io sarei stata oggetto di pietà compiaciuta per tutto il parentado che avrebbe sparlato alle mie spalle. Neanche capivo perchè avesse avuto il bisogno di dirmelo. Gli avevo detto che avrebbe dovuto sposarsi, come tutti: tanto ogni uomo ha i suoi segreti. Gli avevo risposto in malo modo, strappandogli la promessa di non dire nulla a suo padre. Avevo urlato che nella vita non si possono inseguire tutti i capricci che passano per la testa, che io avevo fatto tanti sacrifici per lui e sua sorella e lui stava infrangendo i miei sogni. Però erano i miei sogni, i miei capricci, non i suoi…

Lui invece aveva fatto la scelta giusta ed era partito per Roma, con il suo amore.

Ecco, ho finito con il trucco, ma quanto tempo ho perso lasciandomi andare ai ricordi. Chissà che ore sono? E’ tardi, oramai saranno scesi dall’aereo, e io ancora non ho apparecchiato; è una serata importante, tutto deve esser perfetto.

Quanto tempo ho sprecato in questi due anni. La televisione mi faceva compagnia per ore e ore, assopiva le mie paure. Sola, senza potere parlare con nessuno, avevo timore a parlare con Giacomo.

Ma ora basta con i brutti ricordi, tra poco saranno tutti qui.

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Traffico, sempre traffico in questa città! Poi, vigilia delle feste! Mi faranno arrivare in ritardo all’aeroporto. Almeno quest’anno festeggiamo anche noi; non vedevo Rosaria darsi da fare da due anni. La casa abbandonata, io trascurato, lei che non parlava quasi più e io che non sapevo cosa fare. Altro che depressione da menopausa, ho girato da un dottore all’altro e lei a rifiutare tutte le cure. Non poteva parlare subito? Nella vita le cose sono come sono e io sono sempre l’ultimo a saperle.

Non capivo proprio cosa stesse succedendo a mia moglie. Subito dopo la partenza di Massimo aveva smesso di andare dal parrucchiere e di truccarsi, poi aveva iniziato a guardare talk show tutto il giorno ed infine aveva chiuso la casa alle amiche.

Chissà cosa si era messa in testa; una sera mi aveva detto che erano tutte invidiose dei suoi figli e che l’invidia portava male.

E ora dove devo andare? Ecco le indicazioni: partenze a destra, arrivi a sinistra.

Se non era per Maria…ricordo le sue parole chiaramente: “Papà, mamma sta male perché non riesce ad accettare che Massimo sia andato a vivere a Roma con il suo compagno”, “il suo compagno di università?” “No, papà, Massimo è gay”.

Lei mi guardava attendendo una mia reazione mentre io ero riuscito a dire soltanto: “Chista è a zita, anzi u zitu”. Roma-Palermo atterrato, ecco, dovrebbero arrivare da un momento all’altro; chissà com’è questo ragazzo, Massimo mi ha parlato molto bene di lui, fa un bel lavoro, un ragazzo serio.

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Devo affrettarmi, mamma sarà così in ansia. E’ da tanto che non festeggiamo tutti insieme e poi oggi c’è un ospite in più; sono proprio curiosa di conoscere il ragazzo di mio fratello!

Certo che per arrivare a questo giorno abbiamo faticato tanto. Papà aveva reagito con la sua solita calma alla notizia, però avevo capito che non era sereno. Solo due mesi fa sono riuscita a convincerli a recarsi in Agedo. Quella giornata mi sono sentita più la loro guida che loro figlia.

Mamma, una volta entrata, squadrava la stanza con sguardo indagatore; c’erano diverse persone molto cordiali, due tavoli, tanti libri e disegni di ragazzi appesi alle pareti che parlavano di non discriminazione; mamma si era seduta stringendo la borsa tra le mani, non voleva parlare, ma poi la voce è uscita come un fiume in piena che rompe gli argini e due anni di silenzio si sono tramutati in parole e lacrime. Papà le dava fazzolettini a ruota libera e non faceva che scusarsi. Hanno parlato, ma sopratutto hanno ascoltato altri genitori, altre persone.

Era un mondo nuovo che si apriva davanti a loro, era la possibilità di vivere a testa alta, orgogliosi del loro figlio, dei suoi successi. Era la possibilità di tornare a cucinare per tutti, di essere tutti insieme a casa per le feste, di parlare di nuovo. Finalmente volevano capire, era arrivato il momento di conoscere. Ok, sono pronta! Spero di arrivare in tempo

Quella sera si riunirono tutti insieme per il cenone di Natale, dopo due anni erano di nuovo tutti insieme, due belle famiglie. Avevano smesso di vergognarsi e di fuggire, volevano vivere e ritrovare i loro affetti.

di Francesca Marceca*

*Francesca Marceca è uno dei capisaldi dell’Agedo a Palermo, l’associazione che raccoglie i genitori delle persone omosessuali. Ha scritto per noi un toccante invito alla tolleranza e al rispetto


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