PALERMO – “Si è chiuso un capitolo? No, qui hanno chiuso proprio il libro”, diceva ieri un consigliere provinciale mentre, a Palazzo Comitini, partecipava al brindisi d’addio. Sì, perché da sabato prossimo il consiglio di via Maqueda, insieme alla giunta guidata negli ultimi cinque anni da Giovanni Avanti, sarà solo un ricordo. A Palermo come nel resto della Sicilia.
Le Province chiudono i battenti o, almeno per il momento, lo fa la parte politica: presidente, assessori e consiglieri che da lunedì 18 giugno saranno sostituiti da commissari nominati dalla Regione, che avranno il compito di guidare gli apparati amministrativi da qui a fine anno. E nel frattempo? “Ci dovrebbe essere la riforma dell’Ars per la creazioni dei consorzi dei comuni, sempre che riescano a farla in tempo”, commenta con un bicchiere di spumante in mano uno dei consiglieri, durante il buffet offerto ieri dal presidente Marcello Tricoli.
“Un modo per salutare i consiglieri e i dipendenti”, spiega il presidente, che tiene a precisare di aver fatto tutto a spese proprie. “Ormai non c’èrano più soldi”, aggiunge mostrando anche i regali che ha fatto ai 45 inquilini di Sala Martorana: una targa con i nomi di chi, negli ultimi cinque anni, ha rappresentato la Provincia. E tra questi figurano anche chi, nel frattempo, ha lasciato per diventare sindaco o consigliere comunale a Palermo. L’ultimo atto dell’Aula sarà l’approvazione del bilancio, ma prima in una stanza attigua all’Aula è il tempo dei saluti, degli abbracci e anche di un piccolo spuntino, oltre ai complimenti a chi nell’ultima tornata elettorale è riuscito a indossare la fascia tricolore del proprio comune.
Ma da lunedì cosa faranno i 45 consiglieri? C’è chi, come il vicepresidente Piero Alongi, tornerà a fare il poliziotto (“anche se non ho mai smesso di farlo”), chi come Tricoli tornerà in un ente di formazione, chi è insegnante ormai in pensione e chi, come Ignazio Cracolici del Pd, si occuperà del suo Caf a Brancaccio. “Solo in Sicilia hanno abolito le province – dice l’esponente democratico –si poteva rinviare il taglio di cinque anni, ma Crocetta ha voluto così e lo accettiamo”. E, a sentire i consiglieri, sono in tanti a rimproverare all’Ars di aver colpito l’ente locale più debole, anche se tutti assicurano che resteranno sul territorio a fare politica.
Già, perché adesso ai partiti toccherà l’arduo compito di trovare una nuova collocazione ad assessori e consiglieri uscenti che, pur sapendo di essere in scadenza, hanno comunque fatto campagna elettorale alle Politiche e alle amministrative. “Io ho già chiesto un incontro ai vertici del mio partito”, rivela qualcuno, ma è chiaro che tutti puntano a trovare spazi che però, visti i tempi, si fanno sempre più stretti.
E tra i consiglieri uscenti c’è anche il segretario regionale di un partito, ovvero Antonio Marotta di Rifondazione comunista che vanta anche il primato di consigliere più “anziano” di Sala Martorana: ben vent’anni. “Da lunedì tornerò a fare l’insegnante nei licei di storia dell’arte – dice – oggi finisce la storia delle Province che sono state un ente importante per il territorio”. E così da lunedì saranno solo un ricordo le edizioni della Provincia in Festa, i patrocini, le mostre e i convegni che in questi anni si sono susseguiti in via Maqueda. A restare, invece, sarà il buco da 35 milioni causato dallo scandalo Ibs Forex.
“Il nostro è un bilancio in chiaroscuro – commenta il capogruppo del Pd Gaetano Lapunzina – come opposizione siamo riusciti a fronteggiare alcune azioni nocive dell’amministrazione Avanti. La Provincia avrebbe dovuto fare di più per il territorio e il rammarico è che non sia stato ancora individuato un responsabile per il gravissimo scandalo Ibs Forex, che ha comportato un ammanco da 35 milioni”. “Io da lunedì continuerò a fare il presidente dell’Unione province siciliane – dice Avanti – in accordo anche con l’Upi, perché serve un confronto politico e istituzionale per la riforma delle Province e continueremo, da cittadini e classe dirigente del territorio, a fare il nostro lavoro avendo una visione precisa delle problematiche di tutto il territorio provinciale per garantire l’equità e la solidarietà fra i territori. Cosa che forse non è chiara negli annunci di riforma”.