Ciao Walter Sabatini, uomo tutto di un pezzo, schiena dritta e leale in un mondo di leccapiedi. Speriamo che la frattura col presidente, alla sua nuova “zamparinata”, si possa rinsaldare. Maurizio Zamparini si accende, ma poi sa compiere generose marce indietro, perché è un buono. Purtroppo pensiamo che tu non tornerai sui tuoi passi giammai, perché l’orgoglio giusto – non quello smisurato dei tracotanti – è la tua stessa vita. E se ti feriscono lì, non c’è ma che tenga, dopo. Hai letto l’intevista del patron a “Repubblica” (di fatto un dimissionamento) e ne hai tratto le debite conclusioni. Le ragioni personali a cui alludi nel commitato sono solo un tuo estremo atto di grazia e gentilezza. Così Palermo perderà il miglior direttore sportivo che abbia mai avuto (sissignore, più cortese e più bravo di Foschi) e il progetto ricomincerà di nuovo. Al nostro presidente piace da matti riportare al punto di partenza le lancette della sua storia sportiva che evidentemente considera esclusiva e personale.
Ciao Walter, hai costruito squadre importanti con poco – Foschi era all’inizio dell’epopea zampariniana, ha avuto presumibilmente di più – con i fondi di un padrone attento agli equilibri. La linea l’ha dettata lui. Valorizziamo i giovani e compriamo giovanissimi. E tu hai fatto miracoli. Ma questo non si può davvero definire il più forte Palermo della storia. Ha un fuoriclasse giovane, un campione vecchierello, un ottimo regista dal pelo bianco, un grande portiere, e altri buoni giocatori per arrivare a undici, forse a tredici. Gli altri sono i figli di una panchina che appare cortissima e squilibrata su tre fronti. Per dire: esce Munoz ed entra Goian. Noi, poverelli, pensiamo che tu – direttore Sabatini – sia la prima vittima di un contrasto tra il presidente e l’allenatore. Staremo a vedere.
Ciao Walter, in fondo sei sempre stato un poeta prestato al calcio. Uno che conosce le parole per incuriosire ed emozionare. Lo eri da talento sregolato. Lo sei da dirigente. Io penso che quella giacca ti vada stretta e vorrei dare un consiglio non richiesto ai tuoi capelli bianchi: liberati delle ombre. Liberati della tragedia di Renato Curi. Lo hai visto annaspare e morire in campo. Da allora sei cambiato. Nel tuo prato verde è entrato l’incombente sentimento della fine che bruci con le tue cento sigarette quotidiane. Liberati del fumo e delle ombre. Oppure, tienile con te. Hai sempre le parole dei poeti per salvarti, nel taschino proprio accanto al cuore. Di fianco all’ultimo pacchetto di Marlboro.