CATANIA – Sarebbe stata uccisa a colpi di pietra lavica alla testa, Maria Concetta Velardi, la vedova di 59 anni morta ieri pomeriggio nel cimitero di Catania. Per la Squadra Mobile, dunque, si tratterebbe di omicidio e non di un incidente. La Procura ha aperto un’inchiesta, affidata al pm Giuseppe Sturiale: nel fascicolo al momento non è stato iscritto alcun nome nel registro degli indagati. Una pista dettata anche dagli esiti dei primi rilievi sul corpo effettuati dal medico legale, giunto ieri sera al cimitero di Catania. E’ massimo, pero’, il riserbo sui particolari della relazione.
Un delitto dai tratti inquietanti quello avvenuto ieri pomeriggio: sia per la scena del crimine, che per le modalità. La donna, 58 anni, aveva la testa fracassata, con vistose ferite nella parte anteriore del cranio e anche del viso. Maria Concetta Velardi era andata a visitare la tomba del marito Lorenzo Matà e del figlio Angelo deceduto cinque anni fa. Un rito che si ripeteva quasi ogni giorno: ad accompagnarla era stato l’altro figlio, un militare di 40 anni. L’ufficiale della marina si sarebbe allontanato per andare al bar e al suo ritorno, intorno alle 16,30, avrebbe trovato la madre riversa a terra in una pozza di sangue in un vialetto vicino alla cappella di famiglia e con una pietra proprio sopra il volto. Immediatamente il figlio ha allertato il custode del camposanto che ha chiamato forze dell’ordine e soccorsi. I sanitari, una volta arrivati sul posto, hanno potuto solo constatare il decesso della vedova.
Gli esami della scientifica sono durate diverse ore: una volta circoscritta la zona, hanno analizzato palmo a palmo l’area attorno alla cappella, le aiuole, il vialetto e ogni angolo per cercare elementi utili per le indagini. Vicino al corpo della donna è stato trovato un braccialetto d’oro. Grazie a questo particolare, gli inquirenti avrebbero escluso che la donna potrebbe essere stata aggredita per una rapina. Sono stati svolti anche gli accertamenti per verificare la presenza di impronte digitali sulla pietra bianca, considerata dagli inquirenti l’arma del delitto.
Ci sono ancora diversi punti interrogativi a cui dare una risposta e che infittiscono il mistero. Perché, ad esempio, la vedova era fuori dalla tomba di famiglia? E come mai non indossava le scarpe, lasciate in ordine all’esterno della cappella? Gli investigatori hanno ascoltato il racconto del figlio e hanno raccolto le testimonianze delle persone che al momento del decesso erano al cimitero per cercare di ricostruire i minuti che hanno preceduto la morte di Maria Concetta Velardi. Sono state infatti sentite diverse persone che hanno la cappella vicino a quella della famiglia Matà e personale e avventori abituali del bar Divino Amore. Non ci sono telecamere attive sul posto. Maria Concetta Velardi e Angelo Matà sono definiti da conoscenti come “persone tranquille, per bene”, e, confermano fonti investigative, assolutamente estranei a ambienti criminali. Forse l’autopsia sulla donna, trasferita nell’obitorio dell’ospedale Garibaldi di Catania, ma non è stata ancora disposta ufficialmente.