L’altro giorno osservavo lo spazio antistante una di quelle “campane” che servono per la raccolta del vetro. Era traboccante di maleodoranti sacchetti della spazzatura, una vera e propria discarica. Niente di nuovo, lo so bene. Si tratta di situazioni più che ricorrenti nella nostra città. Cumuli di immondizia che si materializzano dall’oggi al domani, come d’incanto, intorno ad un albero, un’aiuola, un cartello della segnaletica, un palo della luce, la fioriera di un condominio. A volte anche davanti il portone di un palazzo.
Insomma, vengono trasformati in immondezzai, pezzi di città, angoli di marciapiedi, contesti urbani che non dovrebbero mai riuscire ad evocarne il concetto, a suggerirne l’idea. Io mi domando sempre chi è il primo ad avere queste iniziative. Non credo infatti, che i residenti di un quartiere, colti da chissà quale raptus, decidano contemporaneamente di gettare, in un certo punto, i sacchetti della spazzatura.
Penso invece che uno, e solo uno, lo abbia fatto per primo. Uno forte, sicuro di sé, sfrontato, spigliato, e che gli altri si siano semplicemente e supinamente adeguati. E’ una riflessione che mi capita di fare anche a proposito della viabilità cittadina.
Vi è mai capitato, per esempio, di vedere, in una qualunque strada, autovetture parcheggiate, una dietro l’altra, al centro della strada, proprio in corrispondenza della segnaletica orizzontale che separa le due semicarreggiate, col risultato che le stesse risultano divise, non più da linee disegnate sull’asfalto, ma da una fila di autovetture? Quella fila che, se tu sei uno sfigato, ti ci accodi, poi succede che tutti vanno via prima di te, e la tua auto resta sola a troneggiare e tu, tu che non hai il piglio del leader, ti senti il solo infame del pianeta? Ecco, anche in quel caso ci sarà stato un tale che, dotato di indubbio carisma e deciso a sfondare i limiti dell’immaginabile, ha piazzato la sua auto, e che gli altri si siano, via via, uniformati. Insomma, sono arrivato alla conclusione che, tra i nostri concittadini, ne esistono alcuni dotati di virtù profetiche, di un naturale carisma, capaci cioè di indicare nuovi modelli di comportamento metropolitano che in un baleno diventano autentici fenomeni virali, collettivi. Un vero e proprio trionfo dell’originalità e dell’iniziativa.
E’ un curioso fenomeno antropologico, forse addirittura genetico.
Andrebbe approfondito, studiato, esplorato. In fondo si tratta pur sempre del primo anello della catena. Il numero Uno, non so se mi spiego.
Roba da scriverci un saggio. “Il cittadino Alfa”
O, più semplicemente, il “Cittadino A”.
Appunto, A come Ad Minchiam.