Colajanni al 33° giorno di digiuno | Sarà ascoltato dall'Antimafia - Live Sicilia

Colajanni al 33° giorno di digiuno | Sarà ascoltato dall’Antimafia

Enrico Colajanni

L'esponente di Libero Futuro protesta contro l'esclusione di 4 associazioni antiracket dagli elenchi delle prefetture

Federazione Rete No Mafie
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PALERMO – Si apre uno spiraglio nella vicenda che vede Enrico Colajanni, esponente dell’Associazione Libero Futuro di Palermo, protagonista di uno sciopero della fame giunto al 33° giorno per protestare contro la cancellazione da parte delle Prefetture di quattro associazioni antiracket nelle provincie di Palermo e Trapani. L’onorevole Claudio Fava, presidente della Commissione regionale antimafia, ha accolto la richiesta di audizione fissata per il prossimo 15 gennaio inoltrata dalla Federazione Rete No Mafie. “Sarà l’occasione – si legge in un comunicato – per esporre le gravi preoccupazioni sul futuro delle associazioni antiracket esposte alle disattenzioni e, in taluni casi, ad atteggiamenti giustizialisti da parte delle Istituzioni. A dimostrazione della perdurante disattenzione delle Istituzioni – scrive la Federazione Rete No Mafie nella nota -, riportiamo di seguito le considerazioni esposte nel nostro comunicato dello scorso 27 dicembre 2018, che continuano a essere attuali e senza risposta”.

“In Sicilia c’è un Presidente della Regione che è stato anche presidente della Commissione regionale antimafia e in diverse occasioni ha detto un gran bene delle associazioni antiracket siciliane, ma la sua assemblea regionale – probabilmente a sua insaputa – ne ha decretato la soppressione con una norma demenziale. Pur essendone stato richiesto lo scorso 5 settembre, questo presidente non ha ancora avvertito l’urgenza di incontrare le associazioni. In Sicilia ci sono due prefetture che, usando con grande disinvoltura lo strumento delle interdittive antimafia, hanno cancellato dai propri elenchi quattro associazioni antiracket, ignorando le 300 denunce per estorsioni che queste associazioni hanno prodotto negli ultimi dieci anni in territori ad alta densità mafiosa. In Italia c’è un Ministro dell’Interno che, invece di prendersela con poveracci inermi, dovrebbe impegnarsi con più lena a rigettare in mare le migliaia di mafiosi che sono il vero problema della nostra Nazione. Anche a lui abbiamo esposto le nostre ragioni e le nostre grandi preoccupazioni per il futuro di un movimento che ha dimostrato di sapersi sporcare le mani e fronteggiare con successo le organizzazioni mafiose, ma dal 12 dicembre non abbiamo ancora avuto alcun cenno di risposta”.


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