“Quest’esperienza pone fine alla mia carriera politica. Ho la serenità per capire che si è chiusa una pagina bellissima e affascinante della mia vita. Sette anni di galera sono tanti. E io sono realista. Ricevo migliaia di lettere e le visite degli ex colleghi. Ma non vivo nell’iperuranio. Oggi parlare di Totò Cuffaro interessa, ma fra qualche anno sarò solo un numero. Il mio futuro è la campagna. E una volta uscito da qui farò l’agricoltore, come ho sempre sognato”.
Lo dice Salvatore Cuffaro in un’intervista anticipata dal settimanale Panorama. L’ex senatore e presidente della Regione Siciliana racconta la sua vita nel carcere di Rebibbia, dove dal 22 gennaio scorso sconta una condanna a sette anni per favoreggiamento aggravato. Cuffaro, scrive Panorama, vive in una cella di 16 metri quadrati assieme ad altri tre detenuti, nel braccio G8 del penitenziario. Visibilmente dimagrito, ha ricevuto circa 2.500 lettere e la visita di una sessantina tra deputati e senatori.
Dal carcere, Cuffaro rivendica la sua innocenza: “Sono convinto che la sentenza sia ingiusta, ma devo accettarla. Sono arrivato in Cassazione pessimista, sicuro della condanna. Convinto che qualcuno mi stesse usando per lanciare un monito ai potenti”. L’ex senatore dei Popolari per l’Italia di domani rivendica il suo modo di fare politica: “Con quel ‘vasa-vasa’ mi hanno marchiato, volgarizzando ogni mia manifestazione d’affetto. Come se baciare e abbracciare le persone fosse esecrabile”. Nell’intervista Cuffaro attacca Raffaele Lombardo, suo successore alla guida della Regione Siciliana: “Il suo tradimento è stata la cosa che mi ha fatto soffrire di più nella vita. Mi ha usato: deve a me la sua elezione, ma il giorno dopo la vittoria ha rotto scientificamente ogni rapporto”.