Commemorato Dalla Chiesa | "Innovatore attento e lungimirante" - Live Sicilia

Commemorato Dalla Chiesa | “Innovatore attento e lungimirante”

Foto Fb di Costantino Sacchetto

Tra le ghirlande anche il messaggio di "Ultimo". Le parole di Sergio Mattarella.

PALERMO – “Il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa vive nelle nostre azioni presenti, passate e future”. È il messaggio firmato da Ultimo, il capitano della squadra dei carabinieri che arrestò il capo dei capi di Cosa nostra, Totò Riina. Il testo scritto in un foglio bianco, con la scritta in calce Ultimo-Crimor unità militare combattente, è stato affisso tra le 8 corone di alloro istituzionali, in via Isidoro Carini a Palermo, dove è in corso la cerimonia per i 37 anni dell’assassinio mafioso del prefetto generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, della moglie Emanuela Setti Carraro e dell’agente della polizia di Stato Domenico Russo. È stato rimosso il messaggio a firma del capitano ‘Ultimo’ Sergio De Caprio che all’inizio della cerimonia, per l’anniversario dell’omicidio di Carlo Alberto Dalla Chiesa a Palermo, era apparso affisso vicino alla corona di alloro della Presidenza della Repubblica. Al termine della cerimonia lo spazio era vuoto. In realtà, precisano dall’ufficio stampa, il foglio con il messaggio è stato solo momentaneamente spostato per consentire la deposizione delle corone e poi ricollocato accanto alla lapide. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

Nel trentasettesimo anniversario della strage di Via Isidoro Carini, rinnovo l’omaggio commosso del Paese e mio personale alla memoria del Prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, della Signora Emanuela Setti Carraro e dell’agente Domenico Russo, vittime della barbarie mafiosa”. “Innovatore attento e lungimirante – scrive Mattarella – il Generale Dalla Chiesa era mosso da una profonda fiducia nello Stato e nella sua capacità di sconfiggere le organizzazioni nemiche della sicurezza e della legalità repubblicana, anche quelle più subdole e pervasive; rifiutava il mito dell’invincibilità della mafia così come, nelle sue precedenti esperienze, non aveva mai accettato che si potesse cedere o indietreggiare davanti alla violenza terroristica. La sua determinazione, sorretta da un profondo senso etico e istituzionale, si è tradotta in metodi di lavoro e modelli organizzativi originali, che hanno orientato il lavoro di successive generazioni di servitori dello Stato”.

“Il suo sacrificio – afferma il Capo dello Stato – è stato il seme di una forte reazione civile che – anche attraverso nuovi strumenti normativi – ha prodotto un significativo incremento nella capacità di risposta e di contrasto alla violenza mafiosa. Con sentimenti di partecipe emozione, rivolgo un particolare ricordo ad Emanuela Setti Carraro e Domenico Russo. Il loro esempio di coraggio e generosa dedizione è comune a tanti uomini e donne che anche oggi, per motivi familiari o professionali, coscientemente condividono i rischi e le preoccupazioni di chi è esposto a tutela della libertà, della legalità e della giustizia. Con questo spirito, rinnovo alle famiglie Dalla Chiesa, Setti Carraro e Russo i sentimenti di solidarietà e vicinanza miei e dell’intera comunità nazionale”. Ci sono Rita, Nando e Simona Dalla Chiesa alla cerimonia in corso a Palermo, in via Isidoro Carini, dove 37 anni fa fu assassinato il prefetto, generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente Domenico Russo. Rita Dalla Chiesa si é abbracciata a lungo col prefetto Antonella De Miro. Presenti diverse autorita’ civili militari e istituzionali tra cui il sottosegretario agli Interni, Luigi Gaetti. 

“L’anniversario dell’uccisione del prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa deve essere l’occasione per sottolineare l’esempio di fedeltà ai valori di difesa della legalità e dello Stato di diritto lasciatoci in eredità dal generale. Il suo impegno e la sua competenza hanno consentito di affinare metodi e strumenti nella lotta alla mafia e di aprire la strada ai successi delle Forze dell’ordine nel contrasto alla criminalità organizzata”. Lo afferma, in una nota, il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, in occasione del 37ma ricorrenza della strage in cui persero la vita l’alto ufficiale dei carabinieri, la moglie Emanuela e l’agente di scorta Domenico Russo. A rappresentare il governo regionale alla commemorazione in via Isidoro Carini a Palermo è l’assessore all’Economia Gaetano Armao. “Credo che raramente come in quella occasione un uomo mandato a combattere la mafia sia stato lasciato dichiaratamente solo. Non è stata una cosa sfuggita né alla mafia né all’opinione pubblica. Fu quasi una dichiarazione di estraneità”. Così ai cronisti Nando Dalla Chiesa, al termine della cerimonia, a Palermo, per il 37° anniversario dell’omicidio del padre, il prefetto generale Carlo Alberto, della moglie Emanuela Setti Carraro e dell’agente Domenico Russo assassinati dalla mafia. Nando Dalla Chiesa ha aggiunto: “Gran parte della verità è stata accertata per fortuna siamo tra le poche vittime che hanno avuto la possibilità di avere in buona parte giustizia”.

“La verità storica è stata accertata e quella giudiziaria in grandissima parte”, ha concluso. “Sono passati 37 anni ma il dolore non passa mai. Sicuramente in questi anni è stato fatto moltissimo ma secondo me va fatto tutto giorno per giorno. Vanno bene le navi della legalità, le commemorazioni, vanno benissimo i ragazzi che arrivano da tutta Italia ma la cosa va vissuta nella quotidianità, ogni giorno ci dovrebbero essere delle cerimonie mentali nelle famiglie e nelle scuole”. Cosi’ Rita Dalla Chiesa ai cronisti al termine della cerimonia in ricordo del padre Carlo Alberto, assassinato dalla mafia 37 anni fa a Palermo assieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente Domenico Russo. Sulla decisione di vendere la sua casa di Mondello, località balneare di Palermo, Rita Dalla Chiesa si é limitata a dire: “Le polemiche? Le ha create chi ha la coda di paglia”. 

“Che Palermo sia cambiata è sotto gli occhi di tutti, è una città più responsabile, che ha saputo risvegliarsi fin da allora e ha saputo trovare le strade per riscattarsi”. Così Simona, figlia del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, parlando con i cronisti al termine della cerimonia che si è tenuta in via Isidoro Carini, a Palermo, luogo dell’eccidio. “Sicuramente c’e’ ancora tanto da fare non solo a Palermo ma in tutta Italia – ha aggiunto – Abbiamo bisogno di uno scatto ulteriore della coscienza civile perché e’ una lotta lunga, un processo culturale oltre che investigativo. Solo in questo modo si riesce a fare fronte comune da cui possa nascere una nuova Italia e una Palermo ancora più forte”. “Il 3 settembre di 37 anni fa, molti palermitani pensarono che anche la speranza fosse morta assieme al generale Carlo Alberto dalla Chiesa, a sua moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente della scorta Domenico Russo, caduti sotto la furia dei kalashnikov di Cosa nostra.

L’attentato al generale che era riuscito a sconfiggere il terrorismo fece temere che nulla potesse fermare la ferocia di Cosa. Ma dopo il primo scoramento, i siciliani reagirono all’ennesimo lutto determinati a por fine allo strapotere della criminalità mafiosa. Un desiderio di riscossa che la città ha vissuto anche dopo le stragi del 1992″. Lo dice Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni Falcone e presidente della Fondazione che prende il nome del magistrato, ricorda la strage di via Isidoro Carini a Palermo. “Da allora altri uomini dello Stato hanno pagato con la vita il loro impegno contro la mafia, – aggiunge – ma oggi possiamo dire che la nostra terra non è più quella di 37 anni fa. Cosa nostra non è sconfitta, ma grandi risultati sono stati raggiunti, nella repressione e nella crescita culturale dei siciliani, e di questo saremo per sempre grati a uomini come il generale Carlo Alberto dalla Chiesa”.

“Purtroppo la prima vera emergenza del paese ce la ricordiamo soprattutto nei giorni di anniversari tragici. Speriamo, anche da questo punto di vista, di poter cambiare. E di non dover ricordare Ministri dell’Interno che sfuggono il confronto con la Commissione Antimafia, rifiutandosi di venire in audizione, e dedicandosi ad un’intensa attività di comunicazione social come se la mafia si combatta con le dirette FB ed i tweet e non anche con un lavoro continuo di studio e riflessione condotto con i migliori specialisti”. Lo scrive su fb il presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra, in occasione dell’anniversario della morte del Prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso, insieme alla moglie ed all’agente di scorta Domenico Russo, a Palermo nel 1982.

“Ciò che è accaduto il 3 settembre di 37 anni fa rappresenta ancora oggi una ferita profonda per la Sicilia e per il nostro Paese: Carlo Alberto Dalla Chiesa è stato un esemplare servitore dello Stato, fra i suoi molti meriti c’è sicuramente quello di avviato un percorso innovativo nel contrasto alla mafia ed alla criminalità”. Lo dice Giuseppe Lupo, capogruppo PD all’Ars, ricordando il sacrificio del prefetto e generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, della moglie Emanuela Setti Carraro e dell’agente Domenico Russo uccisi dalla mafia in via Isidoro Carini, a Palermo, il 3 settembre del 1982.

Ricordare il generale Carlo alberto Dalla Chiesa, Emanuela Setti Carraro e Domenico Russo – ha dichiarato il sindaco Leoluca Orlando – vuol dire interrogarsi sul significato di ‘vittime del dovere’. In quegli anni, settanta e ottanta, nei quali cominciavano ad affermarsi nuovi diritti, l’appello a una stagione dei doveri, a una questione morale, a un’austerità nei comportamenti, venne raccolto da chi, come il generale Dalla Chiesa, era impegnato per contrastare la mafia, che trasformava i diritti in favori. Credo sia importante ricordare  – ha concluso il sindaco –  che oggi che viviamo una nuova stagione dei diritti, proprio a questa stagione che caratterizza il cambiamento culturale di Palermo, occorre affiancarne una dei doveri di tutti e di ciascuno, nessuno escluso”.  

Nell’ambito degli incontri e delle iniziative previste nel corso della mattinata in occasione della Festa dell’Onestà,il sindaco Orlando ha, inoltre, partecipato alla messa officiata da S. E. mons. Corrado Lorefice nella cappella della Caserma Carlo Alberto Dalla Chiesa. Infine, si è recato, insieme all’assessore alle culture, Adham Darawsha, alle massime Autorità civili e militari cittadine e ai familiari, presso il cippo commemorativo di Villa Bonanno, in Corso Vittorio Emanuele, dove bambini e cittadini hanno deposto alcuni cuscini di fiori in memoria della strage. Ieri in questura, a Palermo, Simona, una delle figlie del generale, ha parlato della figura di un papà tenero e sempre capace, con gli insegnamenti e gli esempi di vita, di trasmettere il senso dell’onestà alla propria famiglia. Lo ha fatto leggendo e commentando brani tratti dal libro “Un papà con gli alamari”, scritto a sei mani insieme ai fratelli maggiori Rita e Nando.

Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI