PALERMO – Il commissario dello Stato potrebbe avere le ore contate. O meglio, la sua prerogativa di impugnare le norme votate dall’Assemblea regionale prima della loro pubblicazione. Una particolarità dello Statuto, che si applica solo in Sicilia, e che a ore potrebbe finire in soffitta, sconfessata dalla Corte costituzionale. Che oggi è riunita in camera di consiglio proprio per decidere in merito al mantenimento del regime di controllo sulle leggi regionali siciliane previsto dallo Statuto speciale della Regione Siciliana. La questione di legittimità costituzionale in via principale è stata posta con un’ordinanza del maggio scorso. La decisione dei giudici costituzionali, relatore il siciliano Sergio Mattarella, si apprenderà nelle prossime ore.
Qualche giorno fa il deputato del Pd Angelo Capodicasa ha presentato un’interpellanza d’urgenza a Montecitorio per sapere “se il Governo non abbia presentato alcun intervento alla Corte Costituzionale nel giudizio e quali siano stati, eventualmente, i motivi che hanno indotto lo stesso a non difendere una legge approvata dal Parlamento, che riconosce validità ad una particolare previsione dello Statuto speciale della Regione Siciliana”. L’ex presidente della Regione fa riferimento alla legge voto approvata dall’Ars nel 2004 in cui si confermava l’istituto del controllo delle leggi da parte del Commissario dello Stato. Sulla cui attività gli ultimi due governi regionali, Lombardo prima e Crocetta poi, hanno spesso manifestato insofferenza. Per le altre regioni, la questione di illegittimità costituzionale viene sollevata dal governo centrale dopo la pubblicazione della legge regionale. Adesso tocca alla Consulta dire l’ultima parola. In un giudizio senza contraddittorio, vista la mancata costituzione di Stato e Regione.