Comune, bilancio già da ritoccare| I rifiuti fanno esplodere i conti - Live Sicilia

Comune, bilancio già da ritoccare| I rifiuti fanno esplodere i conti

La chiusura di Bellolampo costerà 11 milioni e i numeri di Palazzo delle Aquile vanno in squilibrio

PALERMO – Un buco da 11 milioni di euro e un bilancio approvato lo scorso 5 luglio che è già da ritoccare. L’emergenza Bellolampo mette in crisi i conti della Rap e quindi anche del comune di Palermo che adesso si ritrovano con una voragine da colmare in fretta e furia non solo per riequilibrare i numeri, ma anche per evitare lo scioglimento del consiglio.

Com’è noto la sesta vasca della discarica del capoluogo è ormai satura e, dal momento che i lavori per la settima non sono ancora partiti, Palermo sarà costretta, almeno fino a maggio del 2020, a conferire altrove i propri rifiuti. Tra costi di trasporto e smaltimento, si tratta di 110-120 mila euro al giorno, vista la produzione quotidiana di 850 tonnellate di immondizia, per un totale da qui a dicembre di 10-11 milioni di euro. Un’enormità per una società come la Rap, dai conti perennemente precari, ma anche per il suo socio unico, ossia il Comune, che adesso deve correre ai ripari per riequilibrare le casse.

Una situazione incredibile, se si pensa che l’emergenza Bellolampo non è certo scoppiata da un momento all’altro: da mesi si discute dei rifiuti di Palermo e della loro destinazione futura. Già a marzo il consiglio comunale aveva dato mandato all’ufficio Ambiente di segnalare, entro il 30 giugno, i possibili maggiori costi. Eppure solo lo scorso 22 luglio la Srr ha indetto una riunione tecnica dalla quale è emerso che i soldi della Tari previsti per il 2019 non basteranno a coprire anche gli 11 milioni in più. Il 29 luglio è stata la Rap a scrivere al sindaco, all’assessore all’Ambiente e agli uffici per battere cassa e chiedere più soldi “per non incidere sugli attuali equilibri”.

Peccato che l’allarme sia arrivato troppo tardi. Per legge i comuni possono ritoccare al rialzo le tasse solo fino al 31 luglio di ogni anno ma, dal momento che l’emergenza sembra sia scattata solo due giorni prima, nessuno ha portato in consiglio comunale una delibera per aumentare la Tari. Già, perché qui subentra un altro (e non secondario) problema: la norma prevede che gli 11 milioni possano essere presi solo e soltanto dalla Tari, altrimenti si rischia il danno erariale. Un bel grattacapo, visto che le aliquote non si possono più modificare.

E così mercoledì pomeriggio sono stati i Revisori dei conti a scrivere, sancendo che è ormai “certa l’emersione di maggiori costi rispetto a quelli previsti che, quindi, non trovano copertura con le tariffe Tari approvate portando lo squilibrio finanziario nel bilancio”. Una nota che ha mandato in subbuglio l’intero Comune e in particolare la Ragioneria generale che ieri ha inviato una missiva urgente ai Revisori per chiedere la consegna di tutti i documenti; in via Roma, infatti, la lettera della Rap non è mai giunta.

Una volta acquisite le carte, il Ragioniere generale avrà sette giorni per dichiarare ufficialmente lo squilibrio e a quel punto il consiglio comunale ne avrà altri 30 per le misure correttive. Un termine non troppo perentorio, visto che in caso di sforamento scatterebbero il commissariamento e la diffida. Ma il problema semmai è un altro: dove trovare gli 11 milioni mancanti. Il consiglio potrà provare a raschiare il fondo del barile, ma sarà costretto ad attingere da capitoli diversi da quello della Tari nonostante la legge in questo caso sia molto rigida.

Non è un mistero, però, che l’amministrazione Orlando busserà alle porte della Regione seguendo un ragionamento ben preciso: i ritardi sui lavori della settima vasca sono colpa della Regione, quindi tocca alla Regione coprire i costi, tanto che l’ordinanza non specifica a carico di chi siano. Il sindaco ha fatto anche sapere di avere già scritto a Musumeci per un incontro, ma difficilmente dalle parti di Palazzo d’Orleans accetteranno di buon grado la tesi del Professore. “I ritardi della Regione sulla settima vasca costringeranno Palermo a conferire altrove i propri rifiuti – dicono i consiglieri comunali di maggioranza Paolo Caracausi e Massimiliano Giaconia – Un peso economico insostenibile per la Rap e il comune di Palermo e di cui deve farsi carico l’unico responsabile di questa situazione, ossia la Regione che ha perso un anno e mezzo per avviare i lavori in discarica”.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI