CATANIA – A meno di due mesi dall’operazione Camaleonte, che ha accesso i riflettori sulle presunte speculazioni sulla pelle dei migranti, giunge l’avviso di conclusione delle indagini preliminari per Giovanni Pellizzeri, Mario Pellizzeri, Isabella Vitale, tutti e tre raggiunti lo scorso luglio da ordinanza di custodia cautelare, e per Rita Brischetto, Maria Concetta Currenti, Maria Grazia Cinzia Emmi, Giuseppe Ioghà, Domenico Neglia e Rosaria Anna Pellizzeri. Maltrattamenti su minori, corruzione e falso in atto pubblico tra le accuse contestate a vario titolo ai nove indagati. Al centro dell’attività investigativa, condotta dai carabinieri della Compagnia di Giarre e coordinata dai sostituti procuratori Marco Bisogni e Raffaella Vinciguerra, tre comunità per minori stranieri gestite nel comprensorio ionico, tra Giarre, Mascali e Sant’Alfio, dalle cooperative Esperanza e Ambiente e Benessere, entrambe riconducibili a Giovanni Pellizzeri. Secondo l’accusa l’indagato, in concorso con il figlio Mario, avrebbe corrotto Rita Brischetto, responsabile nell’area Direzione Famiglia e Politiche sociali del Comune di Catania, per ottenere la collocazione dei minori stranieri non accompagnati, appena sbarcati, nelle proprie strutture, nonostante queste non avessero requisiti e autorizzazioni. In cambio, sempre secondo la Procura di Catania, la funzionaria infedele avrebbe ottenuto somme di denaro.
Altro aspetto dell’inchiesta quello legato ai presunti maltrattamenti perpetrati nei confronti dei minori ospiti delle comunità. Ambienti sporchi, indumenti inadeguati alle temperature invernali, cibo insufficiente, tra le carenze documentate nel corso dell’indagine. Nel 2015 nel corso di un blitz a Sant’Alfio in una delle strutture gestite dalla cooperativa Esperanza, i migranti vennero trovati dagli assistenti sociali del comune pedemontano in condizioni igienico sanitarie precarie, privi di riscaldamento e coperte, nonostante le rigide temperature invernali, e con indosso indumenti estivi. La relazione redatta spinse successivamente il sindaco di Sant’Alfio Giuseppe Nicotra a disporre la chiusura della comunità. E tra i funzionari indagati ci sono anche due dipendenti del Comune di Sant’Alfio: Domenico Neglia e Maria Grazia Cinzia Emmi, il primo responsabile e la seconda geometra dell’ufficio tecnico comunale. La Emmi, su richiesta della Procura, è stata sospesa dal servizio per quattro mesi. Nessun porvvedimento è stato preso invece nei confronti di Neglia, già in pensione. Entrambi sono accusati di falsità materiale commessa da pubblico ufficiale. In un parere, rilasciato nel dicembre del 2015, avrebbero attestato falsamente che, “all’esito di un sopralluogo”, “la struttura assistenziale comunità alloggio per minori di via De Paoli del Comune di Sant’Alfio è adeguata llo standard regionale ed alla vigente normativa di sicurezza dell’edificio e degli impianti”. In realtà nessun sopralluogo sarebbe stato compiuto, secondo l’accusa, e la struttura presentava gravissime carenze. Secondo la ricostruzione dell’accusa, il dirigente Neglia si sarebbe fidato di quanto redatto dalla geometra Emmi, e avrebbe firmato il documento.
Tra gli indagati compare anche l’appuntato scelto dei carabinieri Giuseppe Ioghà, all’epoca dei fatti in servizio alla Stazione di Fiumefreddo di Sicilia. Il militare, prontamente denunciato dai colleghi dell’Arma, trasferito e sottoposto a un procedimento disciplinare che potrebbe concludersi con il congedo, è accusato di aver rivelato a Giovanni e Mario Pellizzeri informazioni riservate. Nello specifico avrebbe consultato illecitamente la banca dati SDI, il Sistema di Indagine, per riferire ai due indagati eventuali segnalazioni a loro carico.