"Con il Pd per aprire al centro | Ma non preghiamo chi non ci vuole" - Live Sicilia

“Con il Pd per aprire al centro | Ma non preghiamo chi non ci vuole”

Intervista al segretario di Sicilia Futura Beppe Picciolo. "Vogliamo confrontarci con moderati e sicilianisti".

L'intervista
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6 min di lettura

Per Sicilia futura il domani non è necessariamente a fianco del Pd. Beppe Picciolo, nuovo segretario regionale del movimento centrista fondato da Totò Cardinale, spiega lo stato dell’arte. Sicilia Futura punta ad allargare al centro l’alleanza di centrosinistra, guardando al “centro moderato e autonomista”. L’auspicio è di farlo col Pd ma se così non sarà, i “fururisti” non vogliono saperne di “morire di immobilismo”, dice Picciolo.

Segretario, prima di tutto come sta Sicilia Futura?

“Sta molto bene. Anche grazie alla benevolenza dei nostri due deputati, che hanno svolto un ruolo molo importante in Assemblea. Abbiamo un dialogo sia con il governo, a cui non abbiamo fatto opposizione preconcetta ma calibrata, sia, come sempre, con il Pd.

Già, col Pd come va? Avete sempre avuto alti e bassi.

“Il Pd ha continuato a fare ciò che ha fato nella scorsa legislatura, un’azione discontinua nei nostri confronti. Noi abbiamo partecipato in prima persona alle elezioni nazionali, abbiamo messo la faccia alle elezioni regionali sostenendo Micari. Il Pd ha vissuto momenti di contrasti interni. Ci saremmo aspettati qualcosa da loro, con questo ‘Nuovo Campo’ di cui abbiamo parlato a Trabia, ma vedo che c’è ancora una resistenza ad abbracciare questi nuovi schemi. Ancora non è chiaro il messaggio che arriva dall’elettorato”.

Che sarebbe?

“La voglia di cambiamento. Non si può stare ancorati agli schemi della vecchia politica. O si parla il linguaggio della gente o niente. A volte anche in maniera pesante, fuori dagli schemi. L’esempio classico è Cateno De Luca. Bisogna proporsi con temi diversi, toni diversi, atteggiamenti diversi. E noi dobbiamo seguire questo schema. La gente vuole questo linguaggio, non quello delle meline. Rinviare il congresso del Pd sine die è un modo per ingessare questo partito. Io da ‘costola del Pd’, come ci hanno chiamato, dico che in questo modo noi rischiamo di spegnerci”.

Ma qual è il linguaggio del Pd che non va bene, secondo lei?

“Io sento ancora parlare di ‘mai con gli ex cuffariani, mai con gli ex lombardiani’… Noi dobbiamo avere un approccio inclusivo, recuperare l’area di Belrusconi, quelli che possono essere i nostri interlocutori naturali. O i sicilianisti, quelli veri”.

Ma lei sa bene che le riserve nel Pd ci sono su questa prospettiva.

“Io non le vedo in Davide Faraone. In altri sì. Ma quel diaframma è da abbattere. Dobbiamo parlare di un sistema in cui le regioni meridionali si organizzano tra loro per difendersi, quello che i 5 stelle non riescono a fare”.

Alle ultime amministrative lì dove il Pd si è allargato accogliendo interlocutori provenienti dal centrodestra è andata bene. A Messina, dove avete riproposto il vecchio centrosinistra classico, no.

“No, io dico che a Messina è andata bene, abbiamo dato un grande senso di unità. La gente ha apprezzato. Hanno giocato altri fattori per il risultato finale, in particolare De Luca che è stato bravo a rubare voti a tutti”.

Ma non avete vinto. A Trapani Tranchida ha puntato su quell’allargamento e ha vinto.

“Sì. Per il sindaco la gente si sente libera nel voto. Se crei una coalizione ampia, questo riesce a compensare la perdita fisiologica del voto disgiunto. Che è diventato la regola per gli elettori”.

Nel comunicato che annunciava la sua elezione a segretario si parlava di “discontinuità”. Che significa?

“È proprio legata al fatto che vogliamo aprire un tavolo prima con il Partito democratico per capire se ci sta alla nostra idea di allargamento al centro moderato e al centro autonomista. Per questo noi esistiamo. Se il Pd vuole intraprendere questo percorso insieme a noi, così come è stato lanciato a Trabia, noi staremo in quest’area. Se a questo si risponde col ‘non possumus’ e prevale l’idea del ‘pochi ma noi’, allora questo per noi è un motivo di discontinuità col passato. Non avrebbe nessun senso continuare. Noi con la sinistra abbiamo fatto un percorso comune a Messina, quell’area la rispettiamo ma non basta. Si deve allargare al centro, ce lo dicono i cittadini”.

Ma è sicuro che lo dicono? Perché poi vincono i populisti...

“I governi Renzi-Gentiloni sono stati tra i migliori degli ultimi vent’anni. Ma chi l’ha capito? La batosta più grande l’abbiamo presa al Sud. Pur avendo fatto tante cose positive. Qualcuno si è interrogato su cosa è successo? Qualcuno ha fatto un’analisi critica?”.

Renzi ha fatto un’analisi in cui scaricava per lo più su altri le responsabilità.

“Mi è sembrata un’analisi troppo autocelebrativa. Anche lui deve lavorare di più sulla capacità di aggregazione del gruppo. La divisione non serve, e non serve a Renzi che può essere un grande leader. Se c’è un errore che ha fatto il Pd è stato dividersi, parlare linguaggi diversi. Noi possiamo dare il nostro contributo. Siamo radicati sul territorio, lo abbiamo dimostrato a Messina dove abbiamo preso il 6 per cento tra tantissime liste civiche”.

Quindi, prima il Pd. Ma se il Pd non ci sta, farete altro. Giusto?

“Il nostro primo sguardo va prima di tutto all’area che ci ha visti partecipi fin qui. Ma non moriremo di tatticismo e di immobilismo. Chi non vuole dialogare con noi non possiamo pregarlo in ginocchio”.

Sentite il richiamo del centrodestra?

“Siamo stati più utili in questa posizione di terzietà. Abbiamo dato il nostro supporto ai provvedimenti giusti. Ci sono dei pezzi di area moderata di centro coi quali abbiamo avuto sempre dialogo e coi quali vogliamo confrontarci nell’interesse della Sicilia. Per avere un centro moderato che abbia un peso. In quello che è il vero tema: il confronto con la Lega, che ha cambiato il pelo ma non il vizio”.

Per un po’, anche di recente, si era parlato della prospettiva di un vostro ingresso nel Pd. Ora non se ne parla più.

“No, dopo il risultato delle nazionali, che ci ha visto in alcuni territori come agnello sacrificale. Abbiamo dovuto lottare con le unghie e con i denti per avere la nostra rappresentanza. Probabilmente anche questo ha determinato un certo dispiacere, un certo sconforto nel nostro mondo”.

In vista del prossimo congresso, chi le piacerebbe come segretario regionale del Pd?

“È una domanda fare al Pd. Se ci fosse un interesse politico reale questo patto federativo sarebbe stato completato in un’ottica complessiva per avere una visibilità di Sicilia Futura nel Pd. Ma andava fatto in tempi non sospetti. Sicilia futura non c’è solo quando serve e si deve votare. Se questo passaggio non si capisce, non si capisce l’essenza del nostro movimento”.

L’esito del congresso del Pd non sarà certo indifferente. C’è un pezzo del partito che guarda a voi con una certa insofferenza se non quasi con sospetto...

“Ecco, è la parola giusta, con sospetto! Quando invece noi abbiamo dimostrato una fedeltà militare al Pd. Dovrebbero essere loro a venire a ragionare di un percorso comune. Questo non c’è stato fin qui, con l’eccezione di Faraone. Vedremo”.


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