Burocrazia lenta, difficoltà nell’accesso ai fondi europei, soprattutto a causa di un sostanziale deficit informativo, lavoro nero e mancanza di una cultura della legalità: sono tra i principali ostacoli denunciati dagli imprenditori siciliani che si sono raccontati in un questionario di Confindustria Palermo, presentato, oggi, nella sede dell’associazione di categoria, alla presenza dell’assessore regionale alle Attività produttive, Marco Venturi, del delegato per la Legalità di Confindustria Alessandro Albanese, di Salvatore Camilleri, presidente del consorzio Metropoli Est e di Nino Salerno, presidente di Confindustria Palermo. L’iniziativa rientra nell’ambito di Ethic, un progetto cofinanziato dal Fondo europeo di sviluppo regionale che coinvolge Italia, Francia, Portogallo e Grecia, finalizzato a formare le aziende sui temi della legalità, della legislazione in materia di finanziamenti Ue, della qualità e dell’accoglienza. Il campione siciliano comprende dalle aziende storiche, con oltre 70 anni di vita, a quelle di recentissima costituzione (2009). L’ambito di attività è prevalentemente regionale e i settori di impresa interessati sono l’agro-alimentare, il turismo e la pesca. Dal questionario emerge che le imprese siciliane hanno difficoltà ad accedere ai fondi comunitari, molte volte ne ignorano anche l’esistenza e vivono ‘chiuse’ nel loro contesto imprenditoriale locale. Non hanno spirito competitivo e mirano principalmente all’incremento della propria produttività. Non interagiscono con le altre realtà imprenditoriali locali, regionali, nazionali e ancora meno europee.
Il 16% degli intervistati lamenta, poi, la mancanza di figure manageriali con competenze specifiche in materia di gestione dell’innovazione. E quasi l’80% delle imprese che ambiscono ai mercati Europei chiede la semplificazione delle regole di partecipazione in progetti dell’UE e un migliore coordinamento tra le diverse iniziative nonché misure di supporto nazionali e regionali. Dalle risposte emerge inoltre la richiesta di potenziamento dei controlli da parte degli enti preposti: un’esigenza a 360 gradi, quella sentita dagli operatori, che invocano una maggior presenza dello Stato sia nel contrasto alla concorrenza sleale esercitata da alcuni colleghi, sia nella lotta al il fenomeno delle assunzioni irregolari e del lavoro sommerso. Altro punto di accordo tra gli imprenditori intervistati è la necessità di una più ampia diffusione della cultura della legalità. Gli operatori, invece, si spaccano sul voto da assegnare alle iniziative delle associazioni di categoria in materia di legalità. Se per alcuni la condotta degli organismi rappresentativi è abbastanza incisiva, per altri è del tutto carente.