Conflitto d'interessi al Corecom | Piccione non si dimette più - Live Sicilia

Conflitto d’interessi al Corecom | Piccione non si dimette più

E' figlia del titolare dell'emittente televisiva Tirreno Sat. Per i componenti del comitato direttivo dell'organismo che si occupa di par condicio e finanziamenti alla tv, c'è un evidente conflitto d'interessi. Ma lei resta al suo posto, "in attesa che le autorità decidano".

L'avvocato: "Mi sono autosospesa"
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Ci ha ripensato. L’avvocato Monica Angela Piccione non ha più alcuna intenzione di dimettersi dal Corecom. Nonostante le ombre lunghe di un conflitto di interessi che a tanti pare invece solare, evidente. L’avvocato Piccione, infatti, è figlia di Rino Piccione, titolare dell’emittente televisiva Tirreno Sat. A dire il vero, la stessa Piccione sarebbe stata nella compagine societaria fino a pochi giorni prima di una nomina voluta, a quanto pare, da un’accoppiata anomala formata dal presidente della Regione Raffaele Lombardo e dal vicepresidente dell’Ars, il messinese Santi Formica.

Le polemiche successive a quella nomina avevano portato l’avvocato messinese a un passo dalle dimissioni, circa venti giorni fa. Un’intenzione che invece sarebbe rientrata. L’avvocato, infatti, avrebbe ribadito in una seduta del Comitato (e le dichiarazioni sarebbero state messe “nero su bianco” in un verbale), l’assenza di alcun conflitto, nonché di ogni causa di incompatibilità con quella carica. “Ma mi sono autosospesa – ha detto a Live Sicilia – nonostante io sia convinta dell’inesistenza di un’incompatibilità con quel ruolo. Ma ho deciso di attendere le valutazioni degli organismi competenti”.

Una posizione che non convince invece proprio gli altri componenti del direttivo di un organismo che, tra le altre cose, si occupa della par condicio nelle emittenti televisive e dei finanziamenti a queste televisioni. Ma l’avvocato Piccione avrebbe ribadito di non avere comunque nessun rapporto con le attività imprenditoriali del padre nel campo dell’emittenza privata. “Se la presunta incompatibilità è legata – dice – al dna. Allora mi dichiaro colpevole. Ma io non ho mai ricoperto ruoli decisionali. Sono stata, è vero, titolare di alcune quote della società. Ma questo è dovuto al fatto che, venendo a mancare mio fratello, non facevo altro che rappresentare la mia famiglia nell’azienda. Tutto qua”.

Ma le giustificazioni, come detto, non hanno convinto il presidente del Corecom Ciro Di Vuolo, che ha invece informato dei fatti, in maniera ufficiale, la Regione, l’Assemblea regionale e l’Autorità garante per le comunicazioni (della quale il Corecom rappresenta una sorta di “braccio operativo” nelle varie regioni). Anzi, il presidente Di Vuolo precisa come “il comitato all’unanimità è d’accordo sulla presenza di un conflitto d’interessi”. Nulla a che vedere con l’incompatibilità, visto che “dal punto di vista professionale, non c’è nulla dire. L’avvocato ha due lauree, di cui una in Scienze della comunicazione, e titoli certamente di alto livello”. “Ma se avessi avuto – aggiunge l’avvocato Piccione – fin dall’inizio idea che qualcuno avrebbe sollevato questi problemi, io non avrei mai accettato. Io non voglio poltrone, credevo di poter svolgere un ottimo lavoro, visto che sono anche, oltre che avvocato, una giornalista, con una laurea in Scienze della comunicazione multimediale”.

Ma il fatto di essere la figlia del capo di Tirreno Sat, e di essere stata fino a pochi mesi fa nella compagine societaria dell’azienda, crea, all’interno del Corecom, dei problemi “pratici”. “Ovviamente – spiega Di Vuolo – posso assicurare che in tutti i casi in cui nell’ordine del giorno del Comitato saranno presenti temi riguardanti l’emittenza locale, all’avvocato Piccione sarà chiesto di uscire e di non partecipare alla seduta”. In attesa che l’Ars e la Regione intervengano. “Al momento – dice Di Vuolo – non è arrivata nessuna risposta. Anche se mi risulta che l’Agcom ci stia inviando una nota su questo argomento”. Intanto, la Piccione resta (auto)sospesa.


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