Sarebbe a un passo dalle dimissioni Monica Angela Piccione, nominata pochi giorni fa tra i componenti del comitato direttivo del Corecom. L’avvocato messinese, infatti, oggi non s’è presentata all’atto dell’insediamento dell’organismo. E potrebbe formalizzare già nelle prossime ore le dimissioni al presidente Ciro Di Vuolo.
L’abbandono dell’organismo che si occupa, tra le altre cose, della par condicio nelle emittenti televisive e dei finanziamenti a queste televisioni è dovuto a un chiaro conflitto d’interessi. Monica Angela Piccione, infatti, è figlia di Rino Piccione, titolare dell’emittente televisiva Tirreno Sat. A dire il vero, la stessa Monica sarebbe stata nella compagine societaria fino a pochi giorni prima di una nomina voluta, a quanto pare, da un’accoppiata anomala formata dal presidente della Regione Raffaele Lombardo e dal vicepresidente dell’Ars, il messinese Santi Formica.
L’addio dell’avvocato Piccione, che avrebbe ribadito di non avere comunque nessun rapporto con le attività imprenditoriali del padre nel campo dell’emittenza privata, sarebbe dovuto alla volontà della stessa componente del Corecom di tutelare la propria immagine professionale e quella dell’organismo.
Un organismo già nel recentissimo passato finito nell’occhio del ciclone per un’altra nomina nel comitato insediatosi oggi. Si tratta di quella di Vincenzo Tanania, laurea in ingegneria aerospaziale, indicato dal capogruppo del Pd all’Ars Antonello Cracolici. Un meccanismo, quello della nomina da parte dei presidenti dei gruppi all’Ars voluto per legge. E infatti, anche tutti gli altri componenti del Corecom rispondono a queste indicazioni. Il presidente Ciro Di Vuolo, ad esempio, è assai gradito al presidente dell’Ars Francesco Cascio, e riferibile al Pdl è anche Salvatore Li Castri. Quest’ultimo, dipendente dell’Unicredit-Banco di Sicilia, ma anche tesoriere dell’Ordine dei giornalisti siciliano, è infatti molto vicino al coordinatore provinciale degli azzurri, Francesco Scoma. Salvatore Librizzi, invece, è espressione dell’Udc. Di Gianpiero D’Alia, in particolare. Mentre per Monica Angela Piccione, come detto, la nomina ha un’origine doppia. Ma né Lombardo né Formica s’erano accordi che sull’avvocato messinese pendeva un chiaro conflitto d’interessi. E l’hanno scelta proprio per occuparsi di par condicio.