PALERMO – La fase congressuale del Pd siciliano rischia di trasformarsi nella stagione dei ricorsi. Lo stop allo svolgimento delle consultazioni provinciali, stabilito dalla commissione per il congresso su ricorso dei componenti che si riconoscono in Davide Faraone per la corsa alla segreteria regionale, ha generato una protesta che arriva direttamente dai territori. Cinque candidati alle segreterie provinciali contestano la decisione della commissione che alcuni giorni fa non ha accettato la presentazione delle candidature locali e presentano un nuovo ricorso. Secondo la commissione, i cui nominativi sono stati designati dalla direzione regionale del 25 ottobre, celebrare i congressi sulla base del tesseramento 2016 nasconderebbe il rischio di un vizio di forma: il regolamento quadro per l’elezione dei segretari e delle assemblee, infatti, prevede che i congressi si celebrino sulla base degli iscritti presenti all’anagrafe certificata 2017. In Sicilia, però, l’ultimo tesseramento certificato dagli organismi del Pd risale al 2016.
Da qui la decisione della commissione regionale per il congresso di accogliere l’obiezione dell’area Faraone e respingere le candidature provinciali giunte nei giorni scorsi. A questa decisione hanno fatto ricorso cinque tra i candidati alle segreterie provinciali e tra loro anche diversi nomi unitari, ovvero condivisi dall’area Faraone e da quella che fa riferimento a Teresa Piccione, avversaria dell’ex sottosegretario nella corsa alla segreteria regionale. Fonti vicine all’ex deputato alla Camera – sostenuta tra gli altri dal capogruppo all’Ars Giuseppe Lupo e dal deputato regionale Antonello Cracolici, con quest’ultimo che in questo momento non può seguire da vicino le vicende congressuali – sottolineano come in realtà la commissione regionale per il congresso non abbia alcuna possibilità di incidere su una decisione adottata dalla direzione regionale. Critiche anche sull’idea di celebrare i congressi sulla base degli iscritti 2017 dal momento che i nomi non sarebbero mai stati certificati. Su questi elenchi, tuttavia, l’area a sostegno di Faraone sembra intenzionata a effettuare un approfondimento.
Il ricorso dei cinque, intanto, è stato inviato alla Commissione regionale di garanzia, presieduta da Giovanni Bruno, anche se questo potrebbe non essere l’ultimo step dal momento che sarà comunque possibile formulare appello alla commissione nazionale. In ballo c’è soprattutto la composizione della nuova assemblea regionale Dem, con i suoi trecento componenti. Qualora dovesse prevalere la tesi dell’area Faraone, che vede tra i suoi sostenitori anche l’ex segretario Fausto Raciti e il leader dei PartigianiDem Antonio Rubino, la parola passerebbe soltanto ai gazebo, che eleggerebbero con primarie aperte il 60 per cento dell’assemblea (180 componenti). Con la celebrazione dei congressi di circolo entro il 2 dicembre, così come era stato stabilito dalla direzione regionale, invece, entrerebbe in gioco anche quel 40 per cento di delegati (120) espressione degli iscritti nelle varie assemblee provinciali.