Consiglio, chi si ricandida e chi no: bilancio di cinque anni - Live Sicilia

Consiglio, chi si ricandida e chi no: bilancio di cinque anni

Graziano Bonaccorsi, Giuseppe Gelsomino, Orazio Grasso e Luca Sangiorgio dicono la loro sul futuro della città e i candidati alla carica di sindaco.
CATANIA 2023
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CATANIA – Tre su quattro si ricandidano. Il quarto punta a un posto in giunta, anziché in Consiglio comunale. Mentre il senato cittadino incasella una seduta dopo l’altra, per arrivare allo stop pre-elettorale senza sassolini rimasti dentro alle scarpe, i volti più in vista dell’aula consiliare di Palazzo degli elefanti scaldano i motori in attesa del voto di fine maggio. Graziano Bonaccorsi, Giuseppe Gelsomino, Orazio Grasso e Luca Sangiorgio: ai quattro capigruppo più rappresentativi degli umori dell’aula abbiamo chiesto un bilancio dei cinque anni appena trascorsi a una previsione per i cinque anni che verranno. Con una particolare attenzione alle dinamiche pre-elettorali.

Graziano Bonaccorsi, Movimento 5 stelle

Di Graziano Bonaccorsi si è cominciato a parlare qualche giorno fa come di uno dei possibili nomi che il Movimento 5 stelle potrebbe presentare al tavolo progressista come candidato a sindaco di Catania. “L’ho appreso dalla stampa”, dice Bonaccorsi, riferendosi a un articolo pubblicato su La Sicilia in cui il suo nome veniva ipotizzato. “Naturalmente sarei contento, se qualcuno del Movimento avesse effettivamente fatto il mio nome – prosegue – Ma la decisione spetta al tavolo progressista. Sarà il dialogo tra tutti a decidere il candidato o la candidata migliori”.

Nel frattempo, però, un bilancio del quinquennio appena trascorso è possibile stilarlo. “Sono stato attore e, insieme, testimone, del dissesto economico-finanziario del Comune. Cominciare una consiliatura votando un atto come quello sarebbe pesato a chiunque”. Un degno inizio per ciò che sarebbe stato, secondo Bonaccorsi, un completo disastro: “Questa amministrazione è stata totalmente incapace di fare fronte ai problemi della città, siamo stati noi del Movimento 5 stelle a intervenire concretamente, con il decreto Salva Catania”. Una misura del governo giallo-verde, negli ormai lontanissimi anni in cui Matteo Salvini e Giuseppe Conte sembravano parlare la stessa lingua, che ha concesso a Catania un aiuto economico senza precedenti nella storia della città.

“Sarebbe stato necessario, poi, che si facessero pressioni a livello nazionale, affinché venissero sbloccate le assunzioni per i Comuni in dissesto: Catania ha 1600 dipendenti, e nei prossimi due anni molti altri andranno in pensione. Sarà la completa paralisi, se non si trova una soluzione”. In aula consiliare “l’opposizione che abbiamo fatto è stata la più costruttiva possibile, in una città in macerie che deve essere ricostruita da zero e mentre sembra che gli organi competenti stiano a guardare, ma cosa?“. Gli “organi competenti” è un riferimento, neanche troppo velato, agli uffici di piazza Verga. E per i prossimi cinque anni? “Dovremo fare i conti con un possibile nuovo dissesto. Non potrà certo essere il centrodestra, che molti problemi ha contribuito a crearli, ad amministrare ancora questa città”.

Giuseppe Gelsomino, Prima l’Italia

Negli stravolgimenti a cui la politica ha ormai abituato i cittadini, capita anche che chi era saldamente all’opposizione di una coalizione di centrodestra adesso si trovi all’interno di quel perimetro, con il desiderio, addirittura, di esprimere un sindaco. O meglio: la prima sindaca di Catania. “Conosco Valeria Sudano da quando avevo 13 anni – dice Giuseppe Gelsomino, capogruppo di Prima l’Italia e alfiere dei sudansammartiniani in Consiglio – Lei per me è prima di tutto un’amica, poi una brava persona e un’ottima amministratrice”. Ma non è la risposta alla domanda: sarebbe il nome giusto per la sindacatura? “A volte sono democristiano“, si schernisce Gelsomino, ancora senza rispondere.

Pure lui in campagna elettorale – con un comitato in apertura in corso Italia, proprio accanto al dipartimento di Economia dell’università di Catania – conta di tornare a sedere tra gli scranni di Palazzo degli elefanti con le spalle più larghe dopo la sua prima esperienza da senatore cittadino. “Sono entrato all’opposizione e per cinque anni sono stato lì saldamente. Ho visto la parabola dell’amministrazione passata: un sindaco giovane, pieno di voglia di fare, che arriva con l’obiettivo di cambiare tutto. Poi il dissesto, l’amministrazione ingessata e, ancora peggio, senza alcuna prospettiva per il futuro. E le sospensioni di Pogliese, la prima e la seconda, a fotografare ancora meglio questo stato di cose”. La legge Severino, secondo Gelsomino e secondo molti altri, andrebbe cambiata.

“Ho sempre pensato che si dovesse andare a elezioni molto tempo fa. Invece siamo rimasti bloccati a una programmazione a trenta giorni, domandandoci se si dimettesse oppure no. Come si fa ad amministrare così una città che ha anche enormi problemi finanziari? Come si fa ad avere l’ansia di non fare in tempo?”. E come si può, oggi, ragionare in coalizione con il partito di quello stesso sindaco tanto contestato? “Le mie non sono mai state critiche alla persona. Ho contestato, anche duramente, alcune scelte amministrative. Ma credo anche che, se non ci fosse stata l’ingiusta sospensione tante cose sarebbero state diverse”. I prossimi cinque anni come li vede? “Migliori di questi, e non credo che sarà difficile. Una congiuntura negativa di eventi come nell’ultimo quinquennio è inimmaginabile”.

Vai alla pagina seguente per leggere le interviste a Orazio Grasso (Movimento per l’Autonomia) e Luca Sangiorgio (Salvo Pogliese sindaco).


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