Consiglio, non buona la prima - Live Sicilia

Consiglio, non buona la prima

La giunta è attiva. Ma in consiglio comunale si registra una brusca frenata, alla luce di vecchie logiche che non fanno bene alla voglia di nuovo.

La nuova legislatura comunale a Palermo, che sembrava essere partita bene per i diversi atti di governo messi in campo dalla giunta nelle prime settimane di vita, è inciampata in una brusca frenata nel primo vero atto politico importante, ossia l’elezione dei vertici di Palazzo delle Aquile. Il clima a Sala delle Lapidi non è stato dei migliori già al secondo giorno di scuola. Il che è un record. In negativo. Sono volate parole grosse, che poco si sposavano con gli abiti nuovi e con i sorrisi dei consiglieri e delle consigliere sfoggiati nella giornata inaugurale. Ora c’è la guerra delle stanze da assegnare ai gruppi, ma è un dettaglio.

Torniamo alla sostanza. Dentro l’IDV c’è chi ci è rimasto parecchio male per il metodo poco democratico con il quale si è arrivati alla scelta del nome da fare votare per la presidenza del Consiglio. A occhio e croce, abbiamo la forte sensazione, che ovviamente i fatti potrebbero smentire a partire da domani, che la folta pattuglia dei dipietristi sia attraversata da qualche maretta e da divisioni. Il Partito Democratico, dal canto suo, non c’è rimasto bene che una vicepresidenza vicaria del consiglio non sia andata alla candidata più votata di quel partito, ma ad una esponente di IDV. Ma il PD ha alzato la voce pure per la vicepresidenza destinata all’opposizione di centrodestra, che si era accordata su un esponente del PDL. Che, invece, è stato impallinato da IDV in aula a favore di un esponente dell’UDC. Non parliamo dell’ira degli ex padroni della città e dell’ascia di guerra dissotterrata dal PDL, che aveva votato, insieme a quasi tutti i cinquanta consiglieri, il neopresidente del consiglio comunale.

E’ vero che sia il PDL che il PD sono ridotti ai minimi termini e che le spaccature di Italia dei Valori sono tutte da dimostrare. Ma non ci si aspettava certo che il clima, visto la maggioranza bulgara di cui la nuova amministrazione dispone, fosse subito infuocato, la città venisse relegata in fondo al vicolo e in cima si stagliassero gli appetiti dei partiti e dei singoli. La qual cosa, se si pone in perfetta continuità con quanto vissuto in quel consesso dal 2001 sino a poche settimane addietro, non ci fa ben sperare per il futuro. Perché il rischio adesso è che, sin dall’inizio, saltando la classica e scontata luna di miele, finiscano col prevalere sorde guerre intestine e palesi atti di guerriglia dichiarati e che a pagare siano ancora una volta Palermo e i palermitani. Si dirà che, per quanto importante, si tratta soltanto del primo round e che il match è ancora tutto da giocare. Però, ecco, questo primo scricchiolio è da segnalare con preoccupazione.

Perché, ricordiamocelo, non occorre solo che siano migliori rispetto al passato il sindaco e la sua squadra di governo, ma che si registri pure una netta inversione di tendenza nell’assemblea dei consiglieri. E forse questa legge, che si preoccupa soltanto di elevare il target della carica monocratica, non fa altrettanto, probabilmente, per l’altro corno del governo delle città. Storicamente il più rissoso e il meno produttivo. Oltre quanto detto, cambiando prospettiva, c’è anche da dire qualcosa sulle scelte soggettive compiute dalla più importante assise politica cittadina. Anche in questo caso, nulla avendo da ridire sulle qualità umane e politiche delle persone prescelte, ci è parso che si sia seguita la linea grigia e burocratica della politica politicante. Un po’ manuale Cencelli, un po’ il corto respiro della mancanza di coraggio.

Quando, probabilmente, anche nella scelta dei nomi occorreva dare un segnale diverso, più dinamico, meno incancrenito. Anche volendo rispettare la differenza dei numeri che incroceranno le armi sullo scacchiere di Sala delle Lapidi. Insomma, per la presidenza e per le due vicepresidenze del Palazzo di Città occorreva una ventata di novità, una folata anagrafica, la possibilità di sentire un nuovo linguaggio nella tolda di comando della casa comune che si staglia sulla Piazza della Vergogna. Non è stato possibile oppure non si è tentato. Vedremo il seguito e avremo senz’altro più fondati elementi per giudicare. Intanto, non buona la prima.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI