PALERMO – Il rogo che a fine giugno ha rischiato di distruggere l’Istituto Zootecnico di Palermo è solo la scintilla più evidente di un malessere gestionale che rischia di travolgere l’amministrazione regionale. In ballo ci sono quasi dieci milioni di fondi europei del Pon Ricerca e Programmazione, risorse destinate alla creazione di un impianto di stabulazione per le ricerche applicate in campo veterinario. Così, lo Zootecnico, storico istituto fondato esattamente 130 anni fa, rischia di trasformarsi una polveriera.
Ma cosa è successo? Il progetto di ricerca si chiama Ispemi ed è stato affidato dal Miur allo Zootecnico, al centro di Ricerca Rimed (compartecipato dall’Ismett) e all’istituto Zooprofilattico. Ognuno dei tre partner ha presentato un progetto per la realizzazione di Ispemi, ottenendo rispettivamente una dotazione di 4,45 milioni di euro l’Istituto zootecnico, 3 milioni il Rimed e 2 milioni lo Zooprofilattico: ad ogni attore del progetto è stata affidata una fetta per la realizzazione dell’impianto di allevamento, in pratica l’upgrade e la messa a regime di ricerca di una vecchia porcilaia all’interno del fondo Luparello, sede dell’Istituto zootecnico. Secondo i dati del Ministero, sino ad oggi sono stati spesi circa l’80 per cento delle risorse a disposizione.
Dalla lettura delle carte amministrative emergono delle criticità, finite al vaglio del Miur e segnalate dagli ispettori ministeriali, che adesso chiedono chiarezza agli istituti siciliani destinatari del finanziamento. C’è il forte rischio che quel progetto diventi un calderone per assegnare consulenze ed incarichi a gogò. Con criteri e procedure non del tutto lineari. Si scopre, ad esempio, che grazie a quei fondi per la ricerca, l’Istituto zootecnico avrebbe assegnato un incarico legale con una delibera che indica l’importo assegnato e la procedura di selezione effettuata, senza indicare però il nome del legale destinatario della consulenza; una palese violazione delle norme in materia di trasparenza. L’incarico, dall’importo di quasi trentamila euro, sarebbe stato affidato alla figlia di un ex supermanager della Regione, ora in quescienza e finito alla ribalta delle cronache nazionali per la sua pensione monstre. Quella consulenza, poi, sarebbe stata ratificata con un documento a parte, quasi a dimostrare l’esistenza di un archivio parallelo e riservato dell’Istituto zootecnico palermitano.
Sempre con i soldi ottenuti dal Ministero della Ricerca, lo Zootecnico aveva affidato la realizzazione del progetto esecutivo dell’impianto a un ingegnere siciliano: si è dovuto correre ai ripari, poiché per quell’attività era stato sforato il limite della soglia di affidamento, con un importo di oltre 70 mila euro. Il professionista ha dovuto restituire la somma eccedente agli uffici regionali. La situazione del progetto Ispemi è sotto costante monitoraggio dell’assessorato alle Risorse agricole che è sul punto di procedere alla revoca di parecchi degli incarichi conferiti con il metodo del doppio archivio parallelo. Ma c’è di più: i soldi del finanziamento Miur erano finiti sostanzialmente in pegno al decreto ingiuntivo che l’anno scorso i dipendenti dello Zootecnico avevano presentato per la mancata corresponsione dei loro stipendi. Questo aspetto è stato risolto.
Anche il Miur ci vuole vedere chiaro e ai suoi interlocutori (Zootecnico, Zooprofilattico e Rimed) ha inviato una nota lo scorso 7 luglio chiedendo la massima trasparenza possibile.