Container di coca diretto a Palermo| Arrestato Antonino Lupo - Live Sicilia

Container di coca diretto a Palermo| Arrestato Antonino Lupo

In arrivo 110 chili di polvere bianca, ma hanno sbagliato città. In cella un parente del capomafia di Brancaccio.

PALERMO – Il container è stato bloccato nel porto di Salerno. Dentro c’erano 110 chili di cocaina purissima. Ad importarla da Colombia ed Ecuador sarebbero stati Antonino Lupo e Antonino Ignazio Catalano, arrestati dai finanzieri della Polizia tributaria di Catania. L’inchiesta, infatti, è della procura etnea alla quale il giudice per le indagini preliminari Wilma Mazzara ha trasmesso gli atti dopo avere convalidato il fermo. Lupo è fratello di Cesare, boss di Brancaccio, uno dei triumviri che regnavano nel feudo dei fratelli Graviano. Un narcos colombiano si rivolgeva ad Antonino Lupo chiamandolo “mio signore”.

La motonave Brussels è stata fermata a Salerno venerdì scorso. E sarebbe stato un errore a farlo giungere in Campania. Gli spedizionieri hanno sbagliato nome di città. Si erano confusi fra Palermo e Salerno. I pm catanesi l’hanno individuata intercettando i Blackberry dei protagonisti. Credevano che il sistema di messaggistica “pin to pin” potesse metterli al riparo dalle intercettazioni. È andata diversamente. A nulla è servito parlare di frutta e verdura nelle comunicazioni.

I due palermitani sono indagati assieme a Vincenzo Civale ed Eliseo Clauedy Cruz Peguro. Il primo teneva i rapporti con gli acquirenti palermitani. Il secondo aveva i canali giusti con i grossisti sudamericani.

Il container è stato bloccato in Campania, ma un’altra volta la roba è arrivata a Palermo. Era il giugno scorso e nove chili di cocaina giunsero in città mescolati ad una partita di carbone vegetale con un procedimento chimico.

Lupo, utilizzando l’indirizzo di posta elettronica della ditta “Pregi di Sicilia” contattava due imprese con sede a Cali e Santa Marta. Parlava dell’acquisto di “polpa di frutta” e si rammaricava che che il “lavoro con l’olio di Palma non si poteva fare più, dovevano provare a celare lo stupefacente con un carico di concime”.


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