PALERMO – C’è ancora un’Isola in attesa, quando ormai un po’ di settimane dalle ultime Regionali sono già trascorse. I primi cento giorni del governo Musumeci arriveranno a ridosso delle elezioni. E la fotografia che verrà scattata in quelle ore ritrarrà una Sicilia sospesa, in attesa del voto. In qualche modo ostaggio, più o meno volontario, delle necessità dei partiti, oltre che condizionata dall’eredità lasciata dagli ultimi governi e dalle tante, troppe emergenze.
Un governo provvisorio, si potrebbe dire. Così come il sottogoverno, dove il presidente della Regione ha deciso di inviare presidenti e consiglieri “transitori”, temporanei, in attesa delle elezioni politiche, appunto. Sali di un livello, sulla scala dell’amministrazione regionale, e ti sposti a capo dei dipartimenti, dove i dirigenti generali, almeno per un altro giorno, sono dei “fantasmi”. Revocati, ma solo dal 15 febbraio: la vigilia della scadenza per lo spoils system. E ancora, guardi attorno e scopri che le aziende sanitarie sono guidate da commissari con la valigia: in attesa della pubblicazione della graduatoria nazionale che li estrometterà.
Insomma, se oggi si prova a fare un ritratto della Sicilia, scopri un po’ di amministratori di società fondamentali come l’Ast che si occupa del trasporto pubblico o del Cas che si occupa delle nostre autostrade che sanno bene di essere stati solo parcheggiati – per restare nell’ambito delle società che amministrano – per un po’, in attesa che arrivino queste elezioni politiche che potrebbero cambiare non solo il volto dell’Italia, ma anche, a cascata, dell’Isola. Una scelta per evitare, ha spiegato il governatore, di nominare definitivamente gli amministratori sotto elezioni. Una spiegazione che convince fino a un certo punto: se le nomine saranno il frutto di valutazioni puramente meritocratiche e basate sul profilo professionale, perché non assumersi la responsabilità di compierle adesso, subito? Perché si è deciso di affidare enti di importanza strategica, dalle funzioni delicatissime, a fedelissimi che comprensibilmente “dribbleranno” ogni responsabilità, visto che quel posto, presto, non sarà più il loro?
E ancora, ecco i dipartimenti regionali senza una guida ancora per qualche giorno , mentre anche gli ultimi orientamenti in vista delle nomine dei nuovi dirigenti generali, sembrano prevedere l’affidamento comunque a molti di loro degli “interim”, incarichi che sono per loro natura appunto, provvisori. E comunque, il dubbio torna: se il pericolo di influenzare la campagna elettorale è legittimo per gli amministratori di società, perché non lo è, allo stesso modo, per dirigenti apicali dalle enormi responsabilità e da un potere spesso superiore agli stessi assessori?
Tra l’altro incombe, su questo quadro di nomine che dovrebbe chiarirsi nella giunta di domani, la figura degli ‘esterni’, cioè di dirigenti pescati fuori dai ‘ruoli’ della Regione per andare a ricoprire altri ruoli chiave, e così i nomi di Roberto Sanfilippo, Gianni Bocchieri e anche di Massimo Russo aleggiano attorno alla giunta in attesa che si compia però la verifica delle professionalità interne previste dalla legge. Chi dovrà lasciare a loro il posto sarà, appunto, un dirigente provvisorio.
Ma non finisce qua. Ci sono altri manager fortemente in bilico, ma senza ancora dei sostituti. I commissari oggi a capo di Asp e ospedali, in queste ore portano avanti reparti e Aziende con la consapevolezza che da un momento all’altro possa arrivare il foglio di via. Che prenderà le sembianze di un parere del Cga col quale i giudici amministrativi risponderanno al quesito avanzato dall’assessore Ruggero Razza: le nomine di giugno del governo Crocetta sono legittime? Di sicuro c’è che queste nomine erano “provvisorie” già alla nascita. Perché prevedevano una decadenza automatica con l’aggiornamento dell’elenco nazionale da cui il governo dovrà andare a pescare per le nuove nomine. Intanto, però, non c’è né il parere, né l’elenco. E così, si sta come le foglie in autunno.
In attesa del disgelo che dovrebbe arrivare, puntualissimo, il 5 marzo. A quella data, però, guardano in tanti diretti interessati. Tra questi, persino alcuni assessori regionali. È il caso di Vittorio Sgarbi, che rientra perfettamente nell’idealtipo dell’amministratore provvisorio che sembra essere la cifra di questi primi due mesi e mezzo di nuovo governo. Da tempo con la testa a Roma, alla candidatura, al suo “Rinascimento”. Così interessato alle prospettive di governo e parlamento nazionale da spingere in tanti fin dall’inizia ad ammettere che il contributo del critico d’arte all’esecutivo siciliano sarebbe comunque stato “a tempo”. Con una scadenza, insomma, come accade con le mozzarelle. In realtà, Sgarbi non è solo in questo volo a mezz’aria tra Sicilia e Capitale.
L’assessore alla Famiglia Mariella Ippolito recentemente ha subito l’attacco frontale del Movimento cinque stelle, secondo cui l’impegno in campagna elettorale dell’esponente della giunta Musumeci non si concilierebbe con le necessità di alcune categorie deboli che attendono risposte da quell’assessorato. Che la denuncia sia fondata o meno, poco importa di fronte a un dato di fatto: tra venti giorni, l’assessora potrebbe lasciare la giunta regionale. Capolista del movimento Noi con l’Italia, infatti, ha non poche possibilità di conquistare lo scranno romano: in pratica, basterà che il partito centri il fatidico tre per cento. Più “di bandiera” sembra invece la candidatura di Roberto Lagalla, in terza posizione nel suo collegio. Ma formalmente impegnato anche lui in questa campagna elettorale, a poche settimane, in fondo, da quella delle Regionali.
E dire che almeno in questo caso gli assessori – anche ammesso che lavorino a mezzo servizio, distratti dalla corsa verso Montecitorio – ci sono, sono in carica. Da 45 giorni, invece, il vertice dell’assessorato ai Rifiuti è vacante. La poltrona, dopo l’addio di Vincenzo Figuccia – il primo, a pensarci bene, assessore provvisorio della giunta di Musumeci – è vuota. In attesa di una risposta, del “nulla osta” di Alberto Pierobon, assessore in pectore, ma ancora in fase di riflessione. E così, quella delega è formalmente in mano al governatore, da poco commissario per l’emergenza rifiuti. Una condizione temporanea, quindi. A rafforzare quell’idea di una Sicilia sospesa.
Che attende le prime, concrete risposte dal governo regionale nel momento e nella sede più utile: quella relativa alla discussione e all’approvazione della prima legge finanziaria del nuovo governo. Intanto, prosegue l’esercizio – ça va sans dire – provvisorio. E il punto non è questo: non si poteva certamente chiedere a un governatore insediatosi formalmente il 16 novembre di tirare fuori una legge di stabilità in un mese. Il punto è che di questa legge, ancora non si conoscono contorni e proposte. Che nulla è ancora arrivato in parlamento, se si esclude lo stralcio, appunto, dell’esercizio provvisorio. Anche quella, messa in freezer. Meglio evitare che le tensioni della campagna elettorale possano esplodere a Sala d’Ercole. Se ne riparlerà dopo il 5 marzo. Quando saranno già scoccati i primi cento giorni del nuovo governo. Un governo che potrebbe trovarsi con nuovi assessori, nuovi manager, nuovi amministratori da nominare. Come se quei cento giorni non fossero realmente trascorsi.