PALERMO – “Ci danno più funzioni, però ci tolgono i fondi. Altro che graduatorie per la legge sull’editoria: con questa situazione il Corecom non può andare avanti. Anche perché mi sarei aspettato che il governo ci chiamasse, e invece non è ancora successo”. Nel giorno in cui la legge sull’editoria arriva in Gazzetta ufficiale, il presidente del Corecom Ciro Di Vuolo è scoraggiato: “Il comitato che presiedo – dice – ha una grande esperienza in materia di contributi per l’editoria perché da anni stiliamo graduatorie per il ministero. Immagino che vorranno interpellarci, anche se finora nessuno ci ha contattati”.
Andiamo per ordine, presidente. La legge è stata pubblicata in Gazzetta ufficiale, quindi è ufficialmente in vigore. Adesso cosa succede?
“Questa è una bella domanda. Innanzitutto succede che bisogna trovare la copertura finanziaria, perché l’uso dei fondi europei è stato impugnato dal commissario dello Stato. Quindi bisogna aspettare. Aspettare che venga completata la programmazione 2014-2020”.
Certo, ma intanto si procede senza le parti impugnate. Quindi con i fondi per il 2013.
“Circa 200 mila euro, a memoria. Per quei fondi, l’assessorato alle Attività produttive deve emanare i bandi e i soggetti interessati faranno istanza. A quel punto…”.
Un attimo: bisogna fare istanza? Nella legge si parla di elenchi stilati dal Corecom.
“C’è una norma nazionale, quella per l’emittenza televisiva, che possiamo mutuare qui in Sicilia. In quel caso c’è un bando ministeriale, le aziende presentano le istanze e noi andiamo a controllare i requisiti e poi stiliamo una graduatoria. Mutuando questo principio, l’assessorato alle Attività produttive farà la stessa cosa e il Corecom si occuperà dell’istruttoria”.
Immagino verificando anche l’elemento che più ha suscitato polemiche, la norma sull’identificazione dei commentatori dei quotidiani online.
“La presidenza della Regione deve emanare un regolamento. Se una persona si ritiene lesa dal commento il Corecom deve intervenire per verificare se la testata che ha ricevuto il finanziamento ha il sistema di identificazione dei commentatori previsto dalla legge”.
Ah, funziona così? Non controllate a monte?
“Se così dev’essere, è necessario che il regolamento della presidenza della Regione o il bando specifichino che il requisito dev’essere controllato a monte. Se non viene indicato esplicitamente, teoricamente potrebbe succedere che un’azienda sia inserita negli elenchi senza quel requisito. Certamente il Corecom non è la Guardia di finanza: io non posso andare a casa degli altri a verificare come gestiscono i commenti, a meno che non me lo si dica esplicitamente”.
Poi stilate la graduatoria. A proposito: come la stilate?
“La legge prevede una serie di requisiti: i giornalisti assunti, eccetera”.
Sì, certo, ma quelli definiscono chi è dentro e chi è fuori. Ma una volta stilato l’elenco dei beneficiari, come fate a dire che la testata A ha priorità rispetto alla testata B, se entrambe rispettano i requisiti?
“Beh, nel bando dev’esserci un criterio di punteggi. Appunto per questo dico che bisogna che qualcuno ci interpelli. Sa, abbiamo un po’ di esperienza. Ma mi pare che il Corecom, che viene indicato come uno strumento, venga un po’ messo da parte, almeno a giudicare dal taglio che i nostri fondi hanno subìto”.
Di che cifre parliamo?
“Due anni fa nel capitolo che ci riguarda c’erano circa 260 mila euro, l’anno scorso 130 mila, oggi mi risulta ce ne siano 112 mila. Stiamo parlando dei soldi che servono a svolgere la nostra attività. Tutta, inclusi i nostri compensi. Io sono un professionista e svolgo il mio lavoro, ma con l’importo che hanno stanziato non potrà essere garantito neanche il nostro compenso. Che non ho fissato io: è stabilito da una norma”.
Intanto, mi sembra di intuire, vi danno più compiti.
“Sì, da un lato ci vengono assegnati ulteriori compiti e competenze, dall’altro ci tolgono fondi. Tenga presente che siamo l’organo dell’autorità garante che si occupa di par condicio, l’AgCom. Ma io non sono andato a questuare niente alla politica: non posso andare a chiedere a Tizio, Caio o Sempronio, come altre lobby hanno fatto. Ma qui si tratta di rendere impossibile la nostra attività. Le faccio un esempio: la Sicilia fa parte dell’esecutivo nazionale dei Corecom, ma non potremo andarci mai. È imbarazzante dire agli altri ‘non vengo perché non ho i soldi’. E stiamo parlando di missioni da 300 euro: un aereo e un pasto morigerato. L’ho detto chiaro e tondo alla segretaria generale Patrizia Monterosso”.
Sono tempi di vacche magre. Bisogna risparmiare.
“Sì, ma bisogna scegliere su cosa risparmiare. Perché se si taglia su cose sbagliate, ci sono conseguenze. Le faccio un esempio: noi ci occupiamo della conciliazione fra il semplice cittadino e gli operatori telefonici, ma finché non ci fanno aprire una sede a Catania agiamo solo sulla Sicilia occidentale. Lei se lo farebbe un viaggio da Catania a Palermo per una bolletta nella quale le hanno chiesto ingiustamente 50 euro in più?”.
Naturalmente no.
“E quindi naturalmente pagherà. Anche se non deve. A Catania c’è il Palazzo dell’ex Esa. È già disponibile. Ma la segreteria generale fa orecchie da mercante”.
Vabbeh, prima o poi vi convocheranno per la legge sull’editoria. Sarà l’occasione per riprendere il discorso.
“Ci chiameranno? Io francamente sapevo che l’assessore Linda Vancheri mi avrebbe contattato per confrontarsi, ma non ho avuto alcun tipo di riscontro. Capisco che c’è la Finanziaria, ma presumo che nelle prossime settimane accadrà. Mi limito a presumerlo, però”.