Quel dito puntato da una madre che sembra uscire in rilievo, nella foto di una famiglia ormai distrutta, non attribuisce una colpa a nessuno. Non era questo il suo messaggio, quando l’immagine venne fissata. Ma oggi, dopo la notizia terribile dell’omicidio-suicidio di Corleone, il gesto di Lucia può rispecchiarsi in un’accusa postuma, mai pronunciata da lei. Eppure, la avvertiamo incalzante.
L’omicidio-suicidio di Corleone
La storia atroce di Lucia Pecoraro che uccide la figlia, Giuseppina Milone, una ragazza disabile, e si uccide, dopo la morte del marito, Totò, è infatti un dito oggettivamente puntato. Contro l’ipocrisia.
Scriviamo, con pena, di un tema delicatissimo. Ed è sempre necessario ricordarlo che non esistono solitudini invalicabili. Ci sono voci amiche e competenti pronte all’ascolto, all’aiuto. Tutti possono abbracciare qualcuno per ottenere il riconoscimento del dolore e il sostegno. Qui alcune opportunità, nel racconto di Monica Panzica.
Quella di Corleone – giusto sottolinearlo, per evitare una deprecabile ‘caccia alle streghe – non ha le sembianze di una vicenda d’abbandono nella desolazione, secondo la cronaca fin qui disponibile. Tuttavia, rende obbligatorio riflettere sul contesto generale che circonda il dolore, in un mondo di dolenti-spaventati, spesso raggelati dall’egoismo: un illusoria forma difensiva per esorcizzare la paura.
L’ipocrisia è di tutti noi. Non conosciamo un linguaggio specifico per comunicare con i sofferenti e non vogliamo apprenderlo. Ci disperdiamo in percorsi lontani dagli snodi critici, come se ognuno, da isolato, avesse responsabilità soltanto di se stesso e di una cerchia prossima.
La mano tesa ci incute soggezione nella non traducibilità, per nostra omissione, di una domanda di soccorso. Il silenzio, l’indignazione postuma, la morbosità social, il moralismo hanno sostituito il contatto. Fuggiamo dal ‘contagio dell’umanità’.
L’ipocrisia della politica
L’ipocrisia è della politica, nell’assenza di risposte alla fragilità, nella riproposizione continua di modelli aggressivi. Quale lezione complessiva si deve trarre da fazioni concentrate sulle rispettive prove di forza, sprovviste di una postura accogliente per chiunque, a prescindere dalle sue idee? La sintassi violenta moltiplica lo spavento, chiude porte e finestre, insegna il distacco.
Ha scritto Rosi Pennino di Parlautismo: “La comunità dei genitori di ParlAutismo si stringe fortissimo al dolore straziante dei fatti di Corleone. Non possiamo che rivederci in tutto quello che è accaduto, perchè ogni giorno viviamo la dimensione nostra, delle nostre famiglie e dei nostri figli, legate all’incertezza del futuro, alla difficoltà di portare il peso degli anni che avanzano”.
E ancora: “Non possiamo ancora sentire parole vuote che parlano del ‘dopo di noi’. Il ‘dopo di noi’ è una legge che nella realtà non si è mai tradotta, che va rivista, corretta. Noi vogliamo una legge che parli del ‘durante di noi’. Ci interessa sapere adesso, mentre siamo in vita, cosa ne sarà dei nostri figli. La legge che riguarda il ‘dopo di noi’ va rivista nella modalità di spesa, una modalità di spesa che è stata ancora più complicata e ingessata dalla Regione Siciliana”.
Lucia Pecoraro, nella foto, non lanciava un’accusa. Pensava ad altro. “Scusatemi, ma non ce la faccio più. Chiedo perdono a tutti”, ha scritto nella sua ultima lettera. Ma quel dito sporgente lo sentiamo egualmente puntato addosso. Come una colpa. Come una condanna.
Scrivi a direttore@livesicilia.it

