Covid e quarantena, senza una marcia indietro stipendi tagliati

Covid e quarantena, senza una marcia indietro stipendi tagliati

L'Inps non riconosce più il periodo di stop forzato come malattia. Appello dei sindacati al governo nazionale

PALERMO – “Mio figlio era positivo e io sono rimasto dieci giorni in quarantena. Se l’Inps non me li paga sono 500 euro di stipendio in meno. E la spesa chi la fa al posto mio?”. A parlare è il dipendente di una catena della grande distribuzione che resta anonimo per questione di privacy. Una fra le tante migliaia di persone sul cui stipendio, al momento, è previsto che si abbatta la scure di una drastica riduzione.

Dal governo nazionale sono giunte rassicurazioni di un imminente marcia indietro. Al momento, però, l’Inps non riconosce più come malattia il periodo che i lavoratori devono trascorrere in quarantena perché, pur essendo negativi, sono entrati in contatto con un positivo al Coronavirus.

La quarantena varia da 10 a 14 giorni a secondo se si è vaccinati o meno. Aumentano i nuovi positivi al Covid in Sicilia e aumento le persone in quarantena. L’incremento è direttamente proporzionale. Ci sono 27.158 siciliani in isolamento domiciliare (cioè positivi al virus) e ciò significa che c’è un esercito di lavoratori in quarantena.

L’Istituto nazionale di previdenza sociale per tutto il 2020 ha riconosciuto la quarantena come malattia. Il governo Conte bis aveva stanziato poco più di 650 milioni di euro per coprire la spesa. Per il 2021 l’esecutivo Draghi non ha rifinanziato le risorse necessarie per pagare lo stipendio e i contributi previdenziali per i giorni di assenza.

Ci sono due possibilità: o paga il datore di lavoro oppure in busta paga ci saranno meno soldi. I segretari di Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto al ministro del Lavoro Andrea Orlando e dell’Economia Daniele Franco “un intervento normativo urgente”. Orlando ha fatto sapere che ci sono i margini per mettere a posto le cose.

“Aumentano le certificazioni di malattia per Covid, sono per lo più lavoratori del settore del commercio e dell’edilizia – spiega Claudio Barone, segretario generale della Uil Sicilia -. Sono anche lavoratori che dichiarano di essere venuti a contatto con un contagiato da Coronavirus e che devono rispettare la quarantena. Però dallo scorso marzo l’Inps non riconosce più questo stato e non paga i lavoratori costretti a rimanere a casa”.

Il segretario siciliano taglia corto: “Un’ingiustizia che penalizza economicamente le famiglie e che incoraggia a non rispettare la profilassi. Abbiamo chiesto al governo nazionale di intervenire subito ancora oggi non abbiamo ricevuto risposte. Resta infine la necessità di finanziare il congedo parentale per i genitori di minori che devono rispettare la quarantena e che non possono stare a casa da soli. Anche in questo caso è necessario riconoscere la malattia”. Di fronte al rischio di vedersi tagliare lo stipendio qualcuno potrebbe preferire tacere la sua condizione al datore di lavoro.


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