PALERMO – Quei compiti dovranno essere corretti da capo. E così, ecco una nuova speranza per tanti aspiranti avvocati siciliani inizialmente respinti in occasione dell’esame di abilitazione. Si tratta delle prove svolte tra il 15 e il 17 dicembre 2015: quegli elaborati dovranno essere rivisti, adesso, da nuove commissioni. Lo ha disposto il Cga, con una ordinanza che ha accolto il ricorso di una settantina di palermitani e una decina di messinesi difesi dagli avvocati Francesco Leone, Simona Fell e Diego Vaiano.
Le modalità di correzione sono state disposte con altre ordinanze sempre dal Cga che ha disposto che “gli elaborati vengano nuovamente sottoposti a correzione da parte di diverse Commissioni con l’adozione di misure che valgano ad assicurare l’anonimato dei compiti medesimi entro novanta giorni dalla notificazione o comunicazione della presente ordinanza”. E in particolare, “i compiti da riesaminare (in fotocopia nella quale saranno resi illeggibili eventuali segni e giudizi precedenti) – si legge nell’ordinanza – saranno fatti pervenire a due nuove diverse commissioni in due diversi plichi (uno per tipologia di compito), in ciascuno dei quali saranno inseriti il compito da rivalutare del candidato in questione accompagnato da quattro ulteriori compiti. Di tali quattro compiti due – prosegue l’ordinanza – saranno tratti a sorte tra quelli giudicati sufficienti e due estratti a sorte tra quelli giudicati con votazione insufficiente. La Commissione esprimerà sui cinque compiti inclusi in ciascun plico il proprio motivato giudizio di sufficienza o insufficienza”.
E il motivo alla base della presa di posizione del tribunale amministrativo è proprio quello: la commissione si sarebbe limitata a esprimere un voto numerico, senza esplicitare le motivazioni alla base di quella valutazione. Bocciate quindi le tesi difensive dell’Avvocatura di Stato, il massimo organo di Giustizia Amministrativa rimette in corsa circa cento candidati.
“Eravamo sicuri – dicono gli avvocati Leone, Fell e Vaiano – della bontà delle nostre censure, avevamo mostrato consapevolezza nei nostri mezzi anche quando in molti criticavano la nostra campagna. Una vittoria fondamentale, che il nostro studio legale aveva comunque previsto. La mancanza di motivazione, alla base del nostro ricorso, – proseguono – è stata decisiva per i giudici. Inserire annotazioni dirette sull’elaborato da esaminare, invero, ha il preciso intento di incrementare il grado di trasparenza dei procedimenti di accesso alla professione. Inoltre, l’espressa motivazione sarebbe maggiormente attuativa dei principi ricavabili dagli articoli 24, 97 e 113 della Costituzione, con la precisazione che ben potrebbe il buon andamento conciliarsi con la trasparenza ed efficienza attraverso una gamma di soluzioni varie”.
E adesso, come detto, nuove speranze per circa 80 aspiranti avvocati che possono ancora ambire all’abilitazione. “Una pronuncia storica, – proseguono Leone e Fell – che ci rende orgogliosi del nostro lavoro ma soprattutto felici per aver reso giustizia a molti candidati che, ingiustamente, si erano visti correggere i loro elaborati in maniera approssimativa e superficiale. Adesso, con questo provvedimento, potranno ricevere una ricorrezione giusta ed oggettiva”.