CATANIA – Luca Sammartino nella veste di imputato. Per la seconda volta. E per lo stesso reato. Corruzione elettorale. Il deputato regionale, infatti, dovrà affrontare il giorno dopo la befana 2022 l’apertura del processo – come riportato oggi su La Sicilia – frutto del troncone dell’inchiesta Report che lo vede coinvolto insieme a Lucio Brancato, per la Dda il braccio operativo del clan Laudani a Mascalucia. Ma ai due la Procura non contesta l’aggravante mafiosa.
Citazione diretta
Non si passerà dal gup. Al deputato regionale, in piena migrazione verso La Lega, è stato notificato un decreto di citazione diretta a giudizio firmato dai pm Tiziana Laudani e Marco Bisogni. Imputato assieme al politico catanese, Lucio Brancato. I due sostituti procuratori della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania hanno coordinato la delicata indagine antimafia condotta dal Gico della Guardia di Finanza. Inchiesta che ha già portato i boss dei Laudani, Orazio Scuto ‘u vitraru in testa, e qualche elemento di rilievo dei Santapaola davanti al giudice per le udienze preliminari.
Lo stralcio
La posizione del parlamentare siciliano è stata stralciata dal troncone principale per due ragioni. La prima è il fatto che molti degli altri imputati sono detenuti e quindi i pm dovevano fare i conti con il termine della custodia cautelare. Il secondo nodo è stato dato dal deposito di una dettagliata memoria difensiva da parte dell’avvocato Carmelo Peluso – che assiste Sammartino – dopo l’avviso di conclusione indagine. Memorie che hanno portato i magistrati a chiedere al Gico un’indagine integrativa per rispondere a quanto documentato dal legale. La relazione della Finanza ha dunque portato a emettere il15 luglio scorso la citazione diretta.
Le accuse
L’anello di congiunzione tra le due anime dell’inchiesta è Lucio Brancato. Sammartino – si legge nel capo d’imputazione – candidato alle Regionali 2017 per uno scranno all’Ars avrebbe offerto a Lucio Brancato alcune utilità che sarebbero state accettate “in cambio del proprio voto e di quello dei suoi esponenti familiari”. Quali utilità? “Un posto di lavoro per il nipote di Brancato (non meglio identificato) – scrivono i magistrati alla Mosema” (l’azienda che si occupa di raccolta di rifiuti nel Comune di Mascalucia) e “lo spostamento della cabina telefonica” posta vicino alla “pizzeria di Massannunziata gestita dalla moglie del Brancato”. Le elezioni elettorali finiscono con la vittoria su tutta la linea di Sammartino che conquista un posto all’assemblea siciliana con oltre 32 mila preferenze. Un record di consensi.
L’altro processo
È stata la pizzeria di Brancato ad aver creato problemi al deputato regionale, che già il 2 dicembre 2021 dovrà affrontare (insieme ad altri 6 imputati) il processo figlio dell’indagine della Digos che ha passato al setaccio il suo iPhone. Sammartino, è emerso dalle intercettazioni, sarebbe andato a trovare Brancato nel locale. È lo stesso braccio destro del boss Scuto a discutere di quella visita e spiegare i dettagli dell’accordo. Poi ci sono un’altra serie di conversazioni captate che compongono il puzzle dell’indagine. Alla fine la cabina telefonica non è mai stata spostata perché è stata invece fatta esplodere. Una mossa più veloce ed efficace.
La replica
“Nonostante una strenua difesa e due memorie con ampie prove a discolpa è arrivata la citazione a giudizio – commenta l’avvocato Carmelo Peluso a Livesicilia – Pazienza. Lo assolveranno i giudici”.
La fase politica
Il nuovo processo però non dovrebbe dare alcun contraccolpo al passaggio di Sammartino verso il carroccio. “Garantisco io”. Questo avrebbe detto Matteo Salvini a chi avrebbe inondato il suo telefono di link e articoli inerenti i guai giudiziari dell’enfant prodige della politica siciliana.