"Voti in cambio di lavoro" | Un elenco con 28 indagati - Live Sicilia

“Voti in cambio di lavoro” | Un elenco con 28 indagati

Il Palazzo di giustizia di Palermo

Ecco quali sono sono le altre persone coinvolte nell'inchiesta che ha portato ai domiciliari Giuseppe Bevilacqua, i deputati regionali Nino Dina e Roberto Clemente, e l'ex onorevole Franco Mineo.

PALERMO – Se qualcuno compra ci deve essere qualcun altro che vende. Neppure la corruzione elettorale può sfuggire alla basilare regola del mercato. E di mercato dei voti, secondo l’accusa, si sarebbe trattato. Nell’inchiesta che vede coinvolti Giuseppe Bevilacqua, i deputati regionali Nino Dina e Roberto Clemente, e l’ex onorevole Franco Mineo gli indagati sono in tutto ventotto.

La lista si apre con Antonino Fiorentino e i pregiudicati per mafia Calogero Di Stefano e Giuseppe Antonio Enea. Sono loro che avrebbero ottenuto, grazie all’interessamento di Bevilacqua, una corsia preferenziale per il finanziamento della festa del rione Marinella. E non solo, Bevilacqua si sarebbe adoperato per trovare un posto di lavoro ad Emanuele Enea, fratello di Giuseppe Antonio.

L’elenco prosegue con Natale Giuseppe Gambino, Salvatore Ingrassia, Agostino Melodia, Giuseppe Monteleone, Anna Brigida Ragusa e Salvatore Zagone. La loro promessa di votare e far votare Bevilacqua alle comunali del 2012 sarebbe arrivata in cambio dell’impegno a trovare un lavoro per una decina di amici e parenti segnalati da Ingrassia e Natale Gambino. Il primo è parente del boss italo-americano Salvatore Ingrassia, il secondo è un mafioso del mandamento di Santa Maria del Gesù. Gli impieghi erano i più disparati, da giardiniere in una casa di riposo a tutor in un istituto di formazione professionale, da segretario d’azienda ad assistente in un asilo nido come nel caso della moglie di Giuseppe La Mattina, altro boss di Santa Maria del Gesù.

Nelle indagini dei finanzieri del Nucleo di Polizia valutaria sono finiti pure Vincenzo Di Trapani (avrebbe comprato con tremila euro un pacchetto di voti che non gli servì per farsi eleggere alla Regione) e il finanziere Leonardo Gambino (avrebbe controllato la banca dati dell’ufficio per vedere se c’erano indagini in corso su Bevilacqua).

Di corruzione elettorale rispondono pure Teresa Bevilacqua (sorelle di Giuseppe), Carmelo Carramusa, Salvatore Cavallaro, Pietro Cosenza, Onofrio Donzelli, Enzo Fantauzzo, Angelo Guercio, Salvatore Machì, Giuseppe Monteleone, Michele Scannaliato e Ferdinando Vitale. Anche nel loro caso di parla di appoggio elettorale in cambio di posti di lavoro, a volte solo promessi. Monteleone, candidato alla Circoscrizione nel 2012, avrebbe offerto 500 euro per un pacchetto di preferenze a persone non identificate.

Nell’inchiesta c’è anche un capitolo che riguarda un presunto giro di usura. Bevilacqua avrebbe prestato soldi a tassi usurari in concorso con la sorella Teresa, la madre Pietra Romano e Giusto Chiaracane. Per il capitolo del peculato che riguarda il cibo sottratto ai poveri, oltre allo steso Bevilacqua e alla compagna Ragusa, è indagato anche Marcello Macchiano, dipendente del Banco Opere di Carità, l’ente che metteva a disposizione il cibo mai messo a disposizione dei bisognosi.


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