Violenza, insulti, 'rossi' e 'neri' | La città dei ragazzi arrabbiati - Live Sicilia

Violenza, insulti, ‘rossi’ e ‘neri’ | La città dei ragazzi arrabbiati

Le aggressioni, le parole feroci sul web, l'odio che si mescola alla rabbia. Anche a Palermo.

PALERMO- Gli occhi dei ragazzi palermitani, disseminati sui sentieri di facebook, sono pieni, talvolta, di felicità, impegnata e leggera. Scorrono, in successivi fermi immagine virtuali, raccontando la serata al pub, il lavoro, l’amore con le sue didascalie. Ma allora dov’è nascosta la rabbia, che passa da parte a parte alcuni di loro?

Hanno ricominciato un giochino pericoloso i (certi) ragazzi palermitani. Il gioco violento dei rossi contro i neri: non è bene e non può finire bene. Uno sport orribile e antico che ha strappato la fibra di troppe esistenze e che, adesso, emerge ancora, per le note vicende di cronaca e non solo.

I segni non mancano: gli agguati, le aggressioni, le cose stampate sui giornali. Ma ci sono pure gli insulti, sempre su facebook. E’ sufficiente percorrerle le vie della rete, in cerca dei profili più politicamente caratterizzati, per scoprire una pozza maleodorante di parole. Parole che disprezzano. Parole che feriscono e sporcano. Parole che rimandano a prossimi ‘confronti’. 

I fascisti. I comunisti. I rossi. I neri. La tela dell’estremismo si allarga nelle zone più povere, occupando gli spazi abbandonati da una politica che ha smarrito la sua ragione di esserci, oltre un asfittico orizzonte elettorale, incapace di fornire a chi soffre un futuro, o, almeno, una carezza. Ed è laggiù che tutti i disagi, tutte le rivendicazioni, tutte le promesse mancate, tutte le delusioni, vengono riunificate nella miscela esplosiva di un rancore indistinto e tenace.

Qualcuno, nella guerra che nessuno ha proclamato, ma troppi combattono, incappa fatalmente nella ‘nera’, da involontaria vittima o da presunto carnefice. E dietro ci sono cocci di affetti, famiglie dolenti, padri e madri incatenati a lunghe ore d’angoscia. Per cosa? Per niente.

Eppure, come sanno brillare gli occhi delle ragazze e dai ragazzi palermitani, quando sono in connessione con l’irruenza della meglio gioventù. Come potrebbero cucire il macramè di una speranza rinnovata, se solo si alzassero a guardare la città che c’è intorno, con le sue macerie, con i suoi slarghi di bellezza. C’è tanto da fare, da costruire, da cambiare. Ecco la vera guerra che varrebbe la pena di combattere. E di vincere insieme.


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