CATANIA – Quello di Nitto Santapaola è ancora un nome che fa tremare le vene e i polsi, e non solo a Catania e in Sicilia orientale. Secondo alcuni osservatori qualificati, il modello di gestione criminale adottato dal boss di San Cristoforo, quello cioè dell’inabissamento e la pax mafiosa con le realtà istituzionali e con l’intero consesso civile, è oggi dominante. Il mensile S ha confezionato il ritratto umano e strategico di uno dei criminali più temuti della recente storia nazionale. Si parla della sua ascesa, le condanne, i figli e dell’omicidio della moglie. “A giugno saranno ottant’anni – si legge – Nato nel 1938, Benedetto ‘Nitto’ Santapaola è l’ultimo padrino ancora vivente di una delle stagioni più feroci della Cosa nostra siciliana, quella segnata dalla scalata sanguinaria di Luciano Liggio, Totò Riina e Bernando Provenzano. Per il boss, il 4 giugno prossimo sarà sicuramente un giorno come gli altri. Dietro le sbarre. Ristretto al 41 bis dal giorno dell’arresto. Non c’è domani invece per coloro la cui vita è stata spezzata in funzione di un ordine partito dal- le sue labbra. Solo lapidi e in alcuni casi neanche quelle”.
E ancora: “I 18 ergastoli da scontare scolpiscono un curriculum criminale tremendo che non ammette attenuanti. Dietro le sbarre c’è ancora un uomo. Un uomo di mafia. Un tutt’uno, perché in un boss del suo rango è impossibile distinguere i due tratti. Un uomo d’onore lo è in qualsiasi occasione: con i nemici, con i suoi “soldati”, con la moglie e con i figli”.
A venticinque anni dall’arresto arriva il momento di chiarire alcuni aspetti leggendari che deformano e tradiscono il curriculum di una personalità ritenuta per molto tempo imprendibile se non innominabile: “Nitto come uomo. Nitto come boss. L’informazione che sia affetto da una rara forma di licantropia è decisamente una fake news. A differenza del fratello Nino, non è stato mai oggetto di alcuna perizia psichiatrica. Certamente è diabetico, questo sì”.
La lunga latitanza e il falso mito della primula rossa: “Anche attorno alla sua latitanza è stato detto tanto. Ad esempio che fosse dorata, che girasse di giorno in città con i vetri oscurati. Che andasse tranquillamente nei locali alla moda, sia di giorno sia di notte. Una volta una signora telefonò durante la diretta televisiva di Samarcanda, trasmissione Rai condotta da Michele Santoro, per dire che ogni giorno incrociasse Santapaola sotto casa, nella centralissima via Etnea. La verità è che la sua fu una latitanza integrale, nascosto tra i piccoli centri della Sicilia orientale, tenendo un profilo basso e scrupoloso”. Continua a leggere sul Mensile S.