L’indagine dei carabinieri (nella foto il comandante Teo Luzi) conclusa ieri mattina con l’esecuzione di 16 arresti su ordine del gip di Palermo, ha decapitato in un solo colpo una fitta rete che gestiva il settore delle scommesse clandestine nei centri della provincia interessati dal fenomeno, lucrando cifre consistenti che – con ogni probabilità – sarebbero servite a finanziare altre attività illecite riconducibili a esponenti della criminalità organizzata. Alcuni delle persone tratte in arresto – dicono i carabinieri – infatti, risultano a vario titolo collegati con la criminalità organizzata di tipo mafioso dell’hinterland orientale di Palermo. “In particolare – scrivono i carabinieri – come si è già più volte ribadito, l’organizzazione faceva capo a Enrico Splendore (classe 1967), nativo di Villabate e residente a Palermo dove gestisce, unitamente alla moglie, il bar “Splendore” di Palermo. Sul suo conto aveva peraltro già reso dichiarazioni il collaboratore di giustizia Andrea Bonaccorso, come emerso nell’ambito di precedente attività d’indagine svolta dai carabinieri del Reparto Operativo di Palermo, che in data 27 febbraio 2009 avevano tratto in arresto Giovanni D’Agati (a capo della “famiglia” di Villabate) e altri 11 soggetti per fittizia intestazione di beni riconducibili alla “famiglia mafiosa” di Villabate ed estorsioni. In particolare, in merito alle attività connesse ai Punti SNAI, Bonaccorso aveva riferito (dichiarazioni del maggio 2008) che gli risultava essere inserito nel settore proprio Splendore, soggetto che aveva vinto una gara per aprire dei punti SNAI e che lo stesso era in procinto di aprirne tre e precisamente uno in corso dei Mille, uno in via Orsi Ferrari e uno a Villabate. Bonaccorso aveva detto che da sempre questi aveva gestito il banco del “totonero” nella zona di corso dei Mille e che aveva rapporti di cointeressenza in affari con la famiglia “Tagliavia”, avendo fatto con loro da prestanome e socio in un bar, “Bar Splendore”, sito in Palermo in corso dei Mille”.
Le investigazioni hanno sostanzialmente integrato e arricchito la chiave di lettura di quella vicenda processuale che aveva visto coinvolti anche i fratelli Davide e Maurizio Di Peri. Entrambi erano stati infatti tratti in arresto il 27 febbraio 2009 dai carabinieri del Reparto Operativo e successivamente condannati a un anno e 8 mesi di reclusione per avere, in concorso con Giovanni D’Agati e Salvatore Arena (quest’ultimo cognato di Splendore, avendo sposato la sorella di Enrico, Caterina) attribuito fittiziamente l’agenzia di scommesse “Punto SNAI WEB – Scommesse e Ippica” di Villabate a Fabio Ribera, “al fine – secondo gli inquirenti – di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniale”.
Sul conto di Arena aveva invece reso dichiarazioni il collaboratore di giustizia Giacomo Greco: “Questo c’ha un negozio di…io non mi ricordo il nome però c’ha un negozio di abiti da sposa e ci ha pure una Porche Cayenne, ci dico pure che lo conosco, che l’ho visto…però io ne ho parlato che sta aprendo un’agenzia di punto SNAI con Giovanni D’Agati …in via Giulio Cesare a Villabate …c’entra gli sta facendo come io ho saputo, pure da Gioacchino, gli sta facendo pure da prestanome… l’ho saputo un paio di semesi indietro così… un quattrino cinque mesi così … “.
Tra i soggetti di spicco tratti in arresto nell’ambito dell’operazione “Illegal Bets figura anche il citato Fabio Ribera; già tratto in arresto nel febbraio 2009, ma fu poi assolto dall’imputazione di fittizia intestazione di beni, per non avere commesso il fatto. Il nuovo quadro indiziario emerso dalle intercettazioni telefoniche dei carabinieri di Misilmeri ne ha definitivamente chiarito il ruolo in seno all’organizzazione malavitosa dedita alle scommesse clandestine: procacciare clienti per le giocate ed effettuare le puntate per conto degli scommettitori.
“L’impressionate mole di rapporti emersi dalle conversazioni telefoniche e l’inadeguatezza dei fratelli Di Peri e Fabio Ribera – dicono gli inquirenti – ha tuttavia determinato il subentro nella gestione diretta delle scommesse da parte di Enrico Splendore e dei suoi insospettabili accoliti, coordinati da Leonardo Siciliano. In una conversazione, i fratelli Di Peri mettono in allerta i loro “agenti” sull’imminente arrivo: “Occhio vivo che dovrebbe arrivare Leo”. L’operazione ha definitivamente posto fine all’articolata rete di collegamenti e affari illeciti connessi alle scommesse clandestine e riconducibili alle cosche mafiose della periferia est di Palermo”.