Covid, alluvioni e forza della vita: il 2021 all'ospedale Garibaldi - Live Sicilia

Covid, alluvioni e forza della vita: il 2021 all’ospedale Garibaldi

Il direttore generale Fabrizio De Nicola fa un bilancio tracciando obiettivi raggiunti e programmati. E non manca l’autocritica.

Questi sono i giorni in cui si tirano le somme. E anche Fabrizio De Nicola, direttore generale dell’Azienda Ospedaliera Garibaldi di Catania, fa un bilancio di questo 2021. Un anno sicuramente complicato per la pandemia Covid, ma con tanti progetti realizzati e tanti ancora da realizzare. Sono stati mesi difficili che hanno messo a dura prova la tempra degli operatori, soprattutto del Garibaldi Nesima, fortemente colpito dagli allagamenti dovuti all’alluvione dello scorso ottobre. Ma quell’evento è diventato il simbolo della capacità di non lasciarsi travolgere e di rialzarsi più forti di prima.

Se dovesse usare un aggettivo come descriverebbe questo 2021 alla guida dell’azienda ospedaliera Garibaldi di Catania?

Lo definirei un anno di preoccupazione. La preoccupazione è stato il sentimento che ha avuto chi ha governato le aziende e chi ha governato la sanità. La pandemia in estate, anche per effetto delle vaccinazioni, sembrava essersi attenuata. Invece il fatto che molti non hanno concluso il ciclo vaccinale, la riapertura e altri fattori hanno determinato la quarta ondata. Quindi il sentimento della preoccupazione è quello che ha caratterizzato questo anno. Ma che poi è il sentimento corretto perché supporta chi deve prendere decisioni. 

E poi le vorrei chiedere: quale è stato il momento più complicato. Ma anche quello più gioioso?

C’è stato un momento gioioso sì. Ed è il fatto che i primi di dicembre analizzando i numeri capiamo che le nascite di questo anno superano quelli dell’anno precedente. La vita continua in modo inarrestabile. Come è accaduto nel momento forse più complicato, quando durante l’alluvione del 26 ottobre è entrato quel fiume nella struttura di Nesima. La coincidenza di questi due eventi mi fa emozionare molto. C’era il fiume che allagava l’ospedale, simbolo inevitabilmente di tragedia, e nello stesso tempo quel pomeriggio e quella notte nascevano bambini. Il Garibaldi ha un risultato straordinario che è quello dei 2400 parti l’anno. Mai raggiunti tanti parti negli ultimi anni. Questo è stato il momento gioioso di questo anno. 

La pandemia ha portato a dover riorganizzare l’offerta sanitaria. 

Le ondate Covid 2020 e 2021 hanno determinato la ri-trasformazione di posti letti. Il Garibaldi come tante altre aziende hanno dato tantissimo alla Sicilia. Il Garibaldi dei 600 posti letto che ha, è arrivato ad avere 180 letti destinati a Covid. Oggi ne abbiamo 51 in Malattie Infettive e 20 in Rianimazione. 

Il Covid è diventato prioritario. Ma non pensa che si è sacrificato troppo per le patologie no Covid?

La scelta è stata sofferta di conversione ma non abbiamo mai messo da parte la cura dell’altro. Noi abbiamo continuato sempre a curare gli oncologici, non solo la parte chirurgica ma anche quella medica e clinica. Anzi i pazienti oncologici sono incrementati, perché anche durante il lockdown molti hanno smesso di partire e hanno scelto di curarsi al Garibaldi. E su questo filone non posso non citare il fatto che proprio nel 2021 la ristrutturazione di un nuovo plesso oncologico con 24 nuovi posti. Certamente abbiamo decurtato ma abbiamo continuato ad assistere. Un nodo c’è però da risolvere, secondo me.

Quale?

Noi stiamo investendo sui tempi d’attesa grazie a un finanziamento regionale. C’è da abbassare notevolmente i tempi di attesa sulle patologie un rallentamento durante la pandemia. Ma noi abbiamo fatto moltissime cose in questo anno oltre il Covid. 

Oltre il Covid, quali investimenti?

Ma noi abbiamo fatto moltissime cose in questo anno oltre il Covid. Abbiamo aperto 16 posti di semintensiva al Garibaldi Centro, abbiamo ammodernato il pronto soccorso vecchio in attesa di aprire quello nuovo, abbiamo investito centinaia di migliaia di euro nell’oculistica, nella radiologia e nella radiologia interventistica. Sto parlando che tra bilancio del Garibaldi e bilancio regionale (e su questo ringrazio l’assessore Razza) abbiamo investito in 2 anni oltre 11 milioni di euro in attrezzature. Abbiamo creato le due aree, si sentiva veramente l’esigenza di una zona post covid:  presso il reparto della cardiologia ci sono dieci posti per chi dopo il virus ha avuto problemi neurologici, cardiologici, respiratori e psicologici. Questi posti hanno permesso a molti pazienti di recuperare quei segnali forti e pesanti – e questo lo dico soprattutto ai non vaccinati – che lascia questa terribile malattia. Abbiamo messo in sicurezza l’edificio storico della vecchia chirurgia. Noi non ci siamo mai fermati, nemmeno durante il covid. Abbiamo fatto il nuovo reparto di neurochirurgia, di talassemia. 

La prova più dura è stata il 26 ottobre?

Sì ma è stata anche una prova di efficenza. I due giorni dopo siamo andati a vedere con la protezione civile i danni che aveva causato il fiume entrato nei quattro piani di Nesima. Ma il Garibaldi in 20 giorni ha riaperto tutto. 

Questo dimostra che gli ospedali sono fatti soprattutto da uomini e donne e non da cemento e apparecchiature. Sono le persone a fare la differenza alla fine.

Quello che lei dice è molto bello. Noi abbiamo sempre creduto nell’elemento dell’appartenenza e della motivazione delle risorse umane. In quella notte e in quei giorni gli operatori sono stati davvero straordinario. 

Il tema della formazione è fondamentale. Questa azienda ci tiene molto. 

Sì ci teniamo molto. E facciamo formazione sia con i nostri corsi nelle nostre aule, ma anche in altre forme che abbiamo deliberato cosiddette ‘privilege’. Questi ci permettono di conoscere le competenze specifiche di tutti i medici e non solo. E puntiamo molto nell’alta specialistica non solo per formare, ma anche per creare formatori che formeranno i colleghi. In questa direzione va il progetto della Scuola di Chirurgia. 

A proposito di formazione. Il Garibaldi ha dimostrato che la partnership con il privato funziona. E porta benefici. 

Ricorderà sicuramente il progetto in atto che abbiamo con l’Istituto medico-psico-pedagogico “Lucia Mangano” e il professore Nino Pavone per quanto riguarda la neurologia. Noi riteniamo il privato un’opportunità per poter investire anche con loro. 

C’è qualcosa che si rimprovera Direttore?

Io posso rimproverarmi il fatto di non avere ancora investito in più in quella logica della comunicazione del cittadino. E questa infatti è una grande opportunità. Vorrei dire al cittadino della provincia di Catania che gli ospedali catanesi sono attrezzati, sono ospedali in cui esiste una grossa expertise e hanno delle grandi eccellenze. Una cosa che quindi potenzierò maggiormente l’anno prossimo è proprio la comunicazione. E penso che abbattere i tempi di attesa sia prioritario proprio per far capire ai cittadini il valore della nostra sanità.

Quali sono i grandi obiettivi del 2022?

Ce ne sono grandi e piccoli. C’è il nuovo reparto di Ginecologia che porterà i posti letto da 30 a 42. Poi abbiamo il nuovo reparto di oncoematologia, quindi sempre nella linea dell’accoglienza dei pazienti più fragili. La nuova semintensiva che aprirà al Garibaldi Nesima. Andiamo alle cose grosse: la nuova area d’emergenza che nonostante le difficoltà di approvvigionamento che il Covid ha determinato riusciremo ad aprire entro il 31 marzo 2022. Abbiamo in programma di potenziare dal punto di vista strutturale il pronto soccorso ostetrico e pediatrico del Garibaldi Nesima. Abbiamo pensato di istituire 10 posti di biocontenimento: al Sud Italia se ne sente molto l’esigenza. Parlavamo prima della Scuola di Chirurgia. Il progetto che abbiamo presentato alla Regione del Cancer centre, che diventa il potenziamento di quello che già abbiamo. La digitalizzazione e l’informatizzazione dei servizi per una sanità di qualità. Poi l’acceleratore lineare che avremo presto a Nesima. Non dimentichiamo i robot che saranno finanziati dalla Regione. A questo si aggiunge la previsione dell’Utic a Nesima. In ultimo, ma non per importanza avendo avuto la pianta organica approvata e avendo stabilizzato in un biennio circa 160 persone ci consentirà di aggiungere altre 414 unità.

Come sta la sanità siciliana?

Quello che più mi dispiace è la qualità percepita della sanità siciliana. Ci sono delle cose da migliorare: i tempi di attesa, l’informatizzazione, la digitalizzazione, bisogna migliorare i tempi di espletazione delle gare e delle procedure di assunzione. Comunque la sanità siciliana è molto meglio di quella percepita. 

L’ha letta la relazione della sanità siciliana elaborata dalla Commissione regionale Antimafia?

Sì. Credo che sia stato un eccellente lavoro frutto di attente analisi degli ultimi anni. Credo che molte di quelle cose sono frutto di indagini, altre lo saranno. Credo che sia uno spaccato reale di una sanità che c’è stata. Però uso il passato. 

Un augurio che fa a De Nicola uomo per il 2022.

Intanto un augurio di salute a me e ai miei familiari. Di poter continuare a fare il lavoro che faccio con l’entusiasmo che mi contraddistingue.

Catania l’ha accolta bene?

Catania mi ha accolto in maniera straordinaria. Tanto da viverci benissimo sia a livello della professione che faccio sia a livello di vita. Sono un palermitano felice di vivere a Catania. 


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