PALERMO– Billi, al secolo Daniele Billitteri, è sempre stato un maestro-giornalista, però non lo ha mai fatto pesare. E non per falsa modestia, ma perché lui è un uomo molto concentrato sull’amore e sulle sue meraviglie: non ha tempo da perdere con cose volgari come la vanità. Quando lo conoscemmo al ”Giornale di Sicilia’, molti di noi erano giovanotti convinti di insegnare a pescare a pescatori di lungo corso. Billi ci guardava con un sorriso ironico e ci parlava, senza cattedre e senza spocchia: era un lupo di mare e avrebbe potuto trattarci da novellini. Non lo fece, ma, sentendolo parlare – perché Billi quando parla è come se scrivesse le cose pazzesche e bellissime che scrive per cui tutti lo conoscono – perdemmo tutta la boria. E qualcuno di noi cominciò a pensare: forse è meglio che faccio il fontaniere, e quando ci divento bravo come questo qui?
‘Billi’ e la testimonianza del Covid
Daniele ha preso il Covid e sta raccontando di sé in un diario lettissimo su Facebook: siamo dalle parti della letteratura da scudetto. L’ho saputo, come tutti, e sono stato perfino sorpreso dalla botta di dolore e di ansia allo stomaco, come quando scopri un padre che non sapevi di avere. Mi sono informato: adesso sta meglio, grazie a Dio. E abbiamo pensato di raccontare qualcosa della sua storia e di chiedergli il permesso. L’ho fatto con difficoltà, perché non volevo che il mio affetto fosse scambiato, anche solo un po’, per strumentalizzazione. E voglio che lui sappia che l’affetto si mischia con il lavoro, ma c’è a prescindere ed è assai. Sospetto che lo sappia. Ha mandato una foto: “Te la mando da giornalista”. Perché questo è Billi, un giornalista che non deve nemmeno sforzarsi di essere un magnifico scrittore: gli viene naturale. E allora leggiamolo questo diario, pubblicato sulla pagina Facebook de ‘L’Ora edizione straordinaria”, perché la storia comincia lì. Ancora una volta una testimonianza d’amore.
Il ‘billittino’ di Billi
“Vediamo di fare questo bollettino, anzi se preferite questo Billettino, di sabato 14 novembre, alle 18,44, dal reparto di Pneumologia dell’ospedale Civico di Palermo nella parte che è stata dedicata al Covid. Qui, dalla finestra a fianco del mio letto, ormai non si vede più niente, ovviamente perché ormai è buio, ma per tutta la giornata ci sono stati colori bellissimi e anche molto silenzio. E io penso a questa città, ho parlato con qualche amico in questi minuti, e penso a questa città che è chiusa in casa, in cui nessuno va da nessuna parte e quasi come in una legge del contrappasso hanno in cambio queste serate tiepide, queste giornate luminose, questo sole che chissà cosa saremmo stati capaci di fare, se non ci fosse stata di mezzo questa situazione. Qui la struttura è veramente perfetta. Io penso che noi su questa vicenda, sul piano della sanità, stiamo imparando tutta la serie di cose che per fortuna non riguardano più solo la burocrazia, il clientelismo, le carriere, i primariati, le promozioni, gli infermieri, i concorsi, il precariato e tutte queste cose qui (…).
C’è il mio compagno di stanza che è una persona molto simpatica di Ballarò con il quale chiacchiero moltissimo. Abbiamo scoperto di avere conoscenze comuni a ù chiano du Carmine e quindi abbiamo identificato una serie di luoghi che ci sono in qualche modo comuni. E poi dalle altre stanze emerge la voce delle altre persone e allora si capisce che la grande svolta di questo periodo che è nelle condizioni di isolamento in cui tutti noi ci troviamo, diventa una cosa importantissima la pratica delle videochiamate. Per cui ci sono queste videochiamate collettive con i picciriddi, i mugghieri…. le cose varie…a bulletta a pagati? E chidda arrivò? ….. e a zia Rosa come sta? E tutte queste cose che diventano come dire una specie di corale”.
“Fate i bravi…”
Ed è un cammino che ha già capito come sono i passi. E che si racconta per dare speranza, dal luogo del dolore: “Sto bene mi sento in forze, ben disposto, sono circondato da affetto e questo io auguro a tutti quelli a cui voglio bene. L’affetto che sto ricevendo in queste circostanze, mi sta travolgendo e io che naturalmente sono Narciso non solo non ci rinuncio ma ne riempio, e quindi voglio ringrazio tutti quelli che mi manifestano l’affetto e che io ricambio con grande affetto. Se dovessi scegliere in questo momento un aggettivo che mi definisce, il mio umore è soave. E questa soavità io vi consegno, vi auguro un buon sabato sera sereno, voi che state a casa e che avete la famiglia attorno e che non dovete mangiare pastina, ma vi potete fare una bella bistecca. Fate i bravi che lo dovete a tutti noi, così come noi tutti lo dobbiamo a voi. Buona notte”. Buongiorno, Billi. E ancora una volta: grazie.